Johann H. Pestalozzi (1746-1827), educatore amico dei poveri

Nello scritto di Ragaz, cita nella predica Pestalozzi che per molti in Italia non è conosciuto come in Svizzera:  ecco un profilo

Johann20Pestalozzi20small

Johann H. Pestalozzi (1746-1827), educatore amico dei poveri
(Paolo Tognina) Johann Heinrich Pestalozzi, orfano di padre a sei anni, cresciuto ed educato dalla madre Susanne e dal nonno, Andreas Pestalozzi, pastore riformato a Höngg, nacque a Zurigo il 12 gennaio 1746. Colpito dalle gravi ingiustizie della società svizzera del suo tempo e attento alla condizione di grande povertà in cui versavano molti suoi contemporanei, spese la propria vita a favore dell’educazione dei giovani e dell’aiuto ai poveri. Molti scritti e una ricca attività pedagogica e umanitaria testimoniano dell’intenso impegno di J. H. Pestalozzi, morto nel 1827 a Mülligen, nel cantone d’Argovia.

Primi passi
Dopo avere interrotto gli studi superiori, Pestalozzi coltivò per qualche tempo l’intenzione di intraprendere una carriera nell’amministrazione pubblica. Il positivo giudizio espresso nel 1767 nei confronti di uno scritto di Christian Müller, contrario all’invio di truppe zurighesi per sedare i disordini scoppiati a Ginevra, gli costò alcuni giorni d’arresto e gli impedì di realizzare il suo progetto. Quello stesso anno conobbe Anna Schulthess, che sposerà, contro il parere della famiglia, nel 1769.

Il primo esperimento
Influenzato dalla dottrina di Jean Jacques Rousseau della necessità di un ritorno alla natura e di un recupero dei valori della semplice vita di campagna, Pestalozzi si stabilì con la moglie nel villaggio argoviese di Mülligen. Acquistato del terreno, fece costruire una fattoria a cui diede il significativo nome di “Neuhof” (Nuova Fattoria).
In quegli anni Pestalozzi non è il solo a lasciare la città per la campagna. Esperimenti analoghi sono condotti nel Toggenburg dall’agricoltore Kleinjogg e nel villaggio bernese di Kirchberg da Johann Rudolf Tschiffeli. Presso quest’ultimo Pestalozzi trascorse un periodo di apprendistato.
Il lavoro al “Neuhof” fu reso ancora più duro dalla carestia che si abbatté sulla regione nel 1771/72 e che portò la giovane coppia sull’orlo del tracollo finanziario. Parzialmente fallito il progetto agricolo, Pestalozzi trasformò il “Neuhof”, con l’aiuto di generosi donatori, in un istituto di educazione per minori provenienti da famiglie povere. A partire dal 1774, aiutato dalla moglie, seguì la formazione di molti bambini dei villaggi limitrofi. Il progetto educativo era ispirato a un originale metodo che integrava insegnamento e lavoro e comprendeva, tra l’altro, oltre a lezioni di scrittura, lettura e matematica, anche elementi di tessitura, agricoltura e giardineria.
Anche questa esperienza ebbe presto termine. Nel 1778 erano ancora 37 i bambini e i giovani – tra i quattro e i dicannove anni – ospitati al “Neuhof”, due anni più tardi la famiglia Pestalozzi, nuovamente alle prese con difficoltà finanziarie, rimase sola nella fattoria.

Saggista e narratore
Isaak Iselin, membro del consiglio cittadino di Basilea, che aveva già aiutato Pestalozzi nelle prime due fasi dell’esperimento al “Neuhof”, lo convinse a scrivere articoli e libri e a diffondere le sue esperienze e i suoi modelli educativi.
A eccezione del settimanale “Schweizer Blatt”, l’attività di Pestalozzi quale scrittore ebbe grande successo. Finanziato da Iselin, pubblicò nel 1780 “Abendstunde eines Einsiedlers”, opera in cui descrive il suo programma di vita. L’anno successivo iniziò la pubblicazione di un romanzo a sfondo pedagogico e sociale, “Lienhard und Gertrud, ein Buch für das Volk”. I quattro volumi, usciti tra il 1781 e il 1787, contribuirono ad accrescere la fama di Pestalozzi che varcò ben presto i confini svizzeri. Senza tralasciare l’attività di scrittore, Pestalozzi installò nel “Neuhof” una tipografia. Ciò gli permise di accogliere nuovamente dei giovani, con i quali riprese, negli anni ‘90, l’opera educativa.

Rivoluzione in Svizzera
Johann Heinrich Pestalozzi fin dagli inizi aveva guardato con favore alla rivoluzione francese e per questo motivo gli era stata conferita, nel 1792, dalla Convenzione, la cittadinanza onoraria francese. Più tardi, pur senza rinnegare i valori di libertà e uguaglianza cui si rifaceva, Pestalozzi si distanziò dalla rivoluzione francese. Il suo attaccamento al principio dell’uguaglianza lo spinse tuttavia a impegnarsi, negli anni 1794-98, a fianco delle popolazioni della campagna zurighese che chiedevano una revisione dei rapporti con le autorità della città della Limmat. Questo impegno continuò nel periodo della Repubblica Elvetica, in cui Pestalozzi assunse l’incarico di redattore dell’organo ufficiale di informazione, lo “Helvetisches Volksblatt”.
Malgrado le tensioni e i disordini che caratterizzarono quegli anni, Pestalozzi non tralasciò i suoi progetti educativi. Recatosi a Stans, nel canton Nidwaldo, creò un istituto d’educazione simile a quello del “Neuhof”, convinto che solo mediante un’adeguata educazione si potessero offrire al popolo i mezzi per resistere a soprusi e angherie. Stanco e affaticato, avendo sopravvalutato le proprie forze e per avere incontrato forti opposizioni da parte delle autorità, Pestalozzi lasciò Stans dopo soli sei mesi.

Tra pedagogia e politica
Nominato insegnante di scuola elementare presso l’istituto di formazione per contadini di Burgdorf, nel 1800 Pestalozzi diede vita, nel castello della cittadina, con l’aiuto della “Gesellschaft von Freunden des Erziehungswesen”, a un seminario per la formazione degli insegnanti. Deluso dai contrasti sorti intorno all’indirizzo pedagogico da dare al seminario, Pestalozzi abbandonò temporaneamente la Svizzera. Egli partecipò, in qualità di deputato degli “Zürcher Unitarier”, un movimento politico favorevole alla creazione di un forte governo centrale, ai lavori della “Consulta”, a Parigi. La “Consulta”, voluta da Napoleone I, intendeva offrire alla Svizzera un aiuto per porre fine ai dissidi interni e redigere una costituzione.
Rientrato in Svizzera nel 1803, dapprima ancora a Burgdorf, Pestalozzi si trasferì in seguito a Münchenbuchsee, dove iniziò a lavorare con Johann Niederer e Joseph Schmid. Con loro si trasferì poi a Yverdon, in quanto le autorità di Berna non volevano concedere al pedagogo mezzi e strutture necessarie al suo lavoro. A Yverdon Pestalozzi creò una scuola, un pensionato per studenti e un istituto di formazione per insegnanti. Già nel 1809 il centro contava oltre 160 bambini e adolescenti, di cui oltre la metà provenienti dall’estero, mentre la sua fama attirava visitatori da tutta Europa. Anche a Yverdon il lavoro non fu tuttavia facile. La moglie Anna morì nel 1815, privandolo di un importante sostegno. Più tardi i violenti dissidi scoppiati tra Pestalozzi e i suoi collaboratori Niederer e Schmid spinsero l’ormai ultrasettantenne zurighese, nel 1825, a chiudere il centro.

Epilogo al “Neuhof”
Johann Heinrich Pestalozzi ritornò al “Neuhof” portando con sé nuovi progetti, ma senza le forze necessarie per attuarli. Si dedicò invece, con l’editore Cotta, alla pubblicazione della sua opera completa, prima di morire, il 17 febbraio 1827, a Brugg.
Questo credente, profondamente convinto della possibilità di risvegliare nell’essere umano povero la capacità e la volontà di superare le condizioni economiche e sociali avverse, ha lasciato un’eredità teorica non priva di profonde contraddizioni – rilevate già dai suoi contemporanei, tra cui Goethe – contrassegnata da una grande umanità e generosità.

Commenti disabilitati su Johann H. Pestalozzi (1746-1827), educatore amico dei poveri

Archiviato in Uncategorized

I commenti sono chiusi.