Meeting e Festival 2015 degli Amici

Anteprima del Festival quacchero su Pace e Guarigione del 28 e 29 novembre

 

Il grido: forma universale di preghiera

di Paolo De Benedetti

 

Vi basti pensare che nella Bibbia si dice qualche cosa che per noi, se ci pensiamo bene, è assolutamente incredibile.

Nel capitolo terzo dell’Esodo, prima ancora che Mosè iniziasse la sua missione, è detto che gli Ebrei soffrivano in Egitto e non sapevano chi era il loro Dio.

Non lo sapevano perché l’autorivelazione di Dio al suo popolo, anzi a Mosè perché la trasmetta al suo popolo, avviene, poco dopo, nell’episodio del roveto ardente.

Quando Dio gli si rivela, Mosè fa un’obiezione che a noi sembra un po’ ingenua: “Se io vado da loro a dire che dio (dio come nome comune) mi ha mandato a voi, mi chiederanno come si chiama questo dio”.

La cosa è abbastanza fondata, nel senso che in Egitto c’erano, mi pare, 2400 dei, per cui era ragionevole che il popolo chiedesse a Mosè come si chiamava il dio che lo aveva mandato.

Prima che avvenisse la rivelazione del nome divino a Mosè, dunque, gli Ebrei non sapevano (obietterete che c’era stato Abramo. Sì, ma, poi, i suoi discendenti hanno avuto tempo di dimenticare tutto) chi era Dio, come si chiamava, di che cosa si occupava.

Non sapevano niente, quindi non pregavano.

Ma è vero che non pregavano?

All’inizio dell’Esodo, c’è una frase che è veramente straordinaria. Questi Ebrei soffrivano: soffrivano la schiavitù, soffrivano l’uccisione dei primogeniti

 

e il loro grido salì a Dio e Dio ascoltò il grido.

 

Ecco questa è la forma più universale di preghiera: il grido della creatura.

Il grido sale a Dio anche se la creatura non sa chi è e dov’è Dio.

Nella Tradizione rabbinica, infatti, una delle definizioni di Dio è

 

Colui che ascolta il grido.

 

Gli Ebrei pregavano con la sofferenza della loro esistenza.

La preghiera della loro triste esistenza saliva a Dio nonostante che, nella Tradizione, nella leggenda rabbinica, il Paradiso fosse chiuso con tante porte.

La porta della preghiera, però, è aperta, come lo è, ancora di più, quella del pentimento. Non sono mai chiuse queste porte.

Questo è un tipo di preghiera (poi verremo ai particolari più tecnici) consistente nel lamento del creato.

Il Festival inizia con questo canto che sgorga dal classico culto del silenzio quacchero come mostra il video per aprirsi ad una dimensione spirituale aperta anche alla musica e al canto che accompagnano le parole di adorazione di Gesù e della luce interiore. Benvenute e benvenuti a tutt*, il tempo non lo misuriamo oggi. Buon sabato

https://www.youtube.com/watch?v=-XlMkK4_kTg

Preghiamo oggi per la Pace e la guarigione personale dei partecipanti; iniziamo col Salmo

Salmo 15

Miktam. Di Davide.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore,

senza di te non ho alcun bene».

Per i santi, che sono sulla terra,

uomini nobili, è tutto il mio amore.

Si affrettino altri a costruire idoli:

io non spanderò le loro libazioni di sangue

né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

nelle tue mani è la mia vita.

Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,

è magnifica la mia eredità.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;

anche di notte il mio cuore mi istruisce.

Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

sta alla mia destra, non posso vacillare.

Di questo gioisce il mio cuore,

esulta la mia anima;

anche il mio corpo riposa al sicuro,

perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,

né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena nella tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

 

Agghelos – Angelo nel N.T.

 

1 . L’accezione di messaggero umano è scarsamente attestata nel N.T. Gli esploratori mandati da Giosué a Gerico (Iac 2,25). Gli inviati del Battista a Gesù (Lc 7,24) e i discepoli che per ordine di Gesù vanno nel villaggio dei Samaritani (Lc 9,52) sono gli unici aggheloi di uomini menzionati nel N.T.

In Mt. 11,10 par (cfr Mc 1,2) Gesù, richiamandosi alla profezia anticotestamentaria (è evidente la citazione di Malachia 3,1 risente anche di Es 23,20), definisce il Battista come l’angolo dell’Alleanza che precede il giorno del Signore, applicando alla concreta persona di Giovanni, messaggero di Dio, l’annunzio profetico che in sé poteva adombrare tanto un essere umano quanto un angelo del cielo. Il passo mostra come i vari significati della parola potessero intersecarsi. Bisogna anche tener conto che sull’identificazione dell’ “angelo dell’alleanza” col Battista possano avere influito quei particolari aspetti del concetto di “annunzio” che abbiamo esposto nei precedenti articoli sulla radice Agghel – Questo agghelos dell’alleanza è il precursore, il battistrada, il portatore dell’annuncio del Cristo.

Che il termine agghelos in genere non venga riferito ad un messaggero umano, non è fatto casuale, bensì è conseguenza del fatto che la parola significava ormai soprattutto “l’angelo”. Il messaggero umano è indicato spesso con semplici perifrasi, in Luc 7,10 e Lc 19,32. Sovente poi gli “inviati” sono gli stessi che di solito vengono definiti apostoloi.

  1. a . Per gli uomini del N.T. rimane pacifica la concezione antico-testamentaria e giudaica degli angeli come rappresentanti del mondo celeste e messaggeri di Dio. Gli angeli rappresentano l’”altro” mondo (il mondo nel quale non ci si sposa Mc 12,25): Ebr 12,22; 1 Tim 5,21. Somigliare ad essi vuol dire avere in sé qualcosa di celestiale (At 6,15); chi è equiparato a Dio (Gal 4,14). Essere “uno spettacolo per gli angeli” significa essere spettacolo per gli abitatori del cielo: 1 Cor 4,9.

Il N.T. non si discosta poi dal giudaismo quando rievoca le apparizioni degli angeli riferite dagli autori anticotestamentari e giudaici: così Ebr 13,2 adombrava la visita di angeli ad Abramo (Gen 18) e a Lot (Gen 19); in Att 7,30.35 si parla dell’apparizione dell’angelo a Mosé (Es 3,2); spesso si accenna agli angeli come promulgatori della Legge (At 7,53; Gal 3,19; Ebr 2,2).

L’idea della presenza degli angeli nella promulgazione della Legge traspare già dal testo dei LXX in Deut 33,2 la riporta ad una antica tradizione. Il compito degli angeli è variamente inteso, ma è sempre considerato un elemento della grandezza della Legge. Secondo Gal 3,19 Ebrei 2,2, invece, il fatto che sia promulgata “solo” dagli angeli è un segno di una relativa inferiorità della Legge: si tratta di un pensiero non giudaico che corregge in senso cristiano la tradizione suddetta accogliendo forse anche il suggerimento di concezioni degli aggheloi estranee al giudaismo e al cristianesimo. In atti 7,38, invece, che esprime probabilmente la convinzione della cristianità giudaica prepaolina, la partecipazione angelica non è affatto considerata come elemento negativo. Anche Ebrei 9 si richiama alla tradizione giudaica della lotta di Michele col diavolo intorno al cadavere di Mosé, mentre già in 2 Pie 2,11 non se ne fa una parola, forse perché non era descritta in un libro canonico dell’A.T. .La lettera di Giuda vuol sottolineare soprattutto che nemmeno l’arcangelo osa arrogarsi il giudizio che spetta a Dio. Si ricordi infine, nella parabola del ricco Epulone, l’idea che gli angeli, come inviati di Dio, conducano il morto nel seno di Abramo (Lc 16,22).

b . Per la cristianità primitiva Gesù è la presenza di Dio e del suo regno. E’ per questo che la più antica narrazione ce lo presenta accompagnato dagli angeli specialmente nel natale e nella resurrezione. Nel corso della vita di Gesù gli angeli compaiono per servirlo solo in particolari momenti (durante le tentazioni, Mt 4,11; nei Getsemani Lc 22,43) ma il loro intervento è sempre possibile (Mt 26, 53) e per gli evangelisti è una conferma della divinità di Cristo; lo dimostra Gv 1,51, che richiamandosi alla scala di Giacobbe, presenta il figliol dell’Uomo circondato dagli angeli, simbolo del suo legame con Dio. Ma non meno significativo di ciò che la tradizione attesta è ciò che essa tace. Accenni a un’azione autonoma degli angeli e a una descrizione del loro aspetto si riscontrano almeno nelle parti più recenti della narrazione evangelica (Mt 28,2) Le vesti bianche Mc 16,5 Lc 24,4 Gv 20,12 At 1,10 non sono un particolare descrittivo, ma simboleggiano la trascendenza della doxsa angelica; ma in complesso i Vangeli non riferiscono né un gran numero né una grande varietà di apparizioni angeliche. Gli angeli quando non servono direttamente a Gesù, sono semplici annunziatori delle decisioni divine. I racconti della nascita in cui soprattutto hanno parte gli angeli, si limitano a far intervenire Gabriele (Lc 1,26) oppure l’”Angelo del Signore” (Mt 1,20; 2,13; Lc 1,11; 2,9) noto dell’A.T., al quale si aggiunge come semplice elemento corale Lc 2, 13. Manca in queste narrazioni una pluralità di individui angelici, un interesse angeologico indipendente da Dio. Un vigoroso rilievo è dato dalla partecipazione attiva degli angeli alle vicende escatologiche. Secondo le parole stesse di Gesù, essi accompagnano il Giudice, agiscono con lui e per lui e assistono al giudizio (Lc 12,8). La medesima concezione traspare dalle lettere di Paolo (2 Tes 1,7). L’apocalisse esprime la radicata convinzione della cristianità primitiva, facendo largamente intervenire gli angeli nelle vicende apocalittiche e dando ad ognuno un aspetto e una funzione.

Nel rabbinismo manca quasi completamente l’idea di una partecipazione degli angeli al giudizio, mentre grandeggia quella della partecipazione di Israele. Invece è un motivo ricorrente nell’apocalittica che gli angeli non accompagnano il Messia, come invece presuppone e sottolinea vigorosamente il N.T., nel quale gli angeli sono per il Figlio dell’Uomo e Cristo i “suoi” angeli, come lo sono per Iddio (Mt 16,27).

Perciò secondo la concezione dei primi cristiani gli angeli di Dio agiscono sostanzialmente al servizio di Cristo e della sua missione. Ebr 1,14 e Ap 19,10. Partecipano quindi attivamente ai fatti della redenzione, come attestano non solo i loro inni escatologici (Ap 5,11; 19,1) e natalizi (Lc 2,14), corrispondenti a Is 6,2 ma anche la loro Xara per il pentimento e la salvezza del singolo (Lc 15,10). Identico al presupposto della parte avuta dagli angeli nella nascita e alla resurrezione, è anche quello del loro intervento nella storia della Chiesa apostolica descritto in vari passi degli Atti degli Apostoli. Anche in questo è colui che agisce a favore degli Apostoli (5,19; 12,7), annunzia loro la volontà di Dio o del Kurios (8,26; 10,3; 27,23) o punisce il nemico della Chiesa (12,23). Il venir meno della funzione autonoma dell’angelo risulta, per es., dal confronto di 18,9 con 27,23: l’agghelos reca semplicemente l’annunzio, che nel primo passo è fatto direttamente da Dio.

c . E’ evidente perciò che tutto il pensiero neotestamentario esclude qualsiasi equiparazione tra gli angeli e Cristo. Il Messia non è un essere angelico, nemmeno di ordine superiore; come “figlio” ha origine e dignità diverse. (Mc 13,32; Ebr 1,4). Questo dato di fatto non è minimamente infirmato – come dimostra anche l’accostamento dei due concetti nella lettera agli Ebrei – con la morte di Gesù.; anzi si ribadisce l’assoluta diversità e superiorità della missione di Cristo. E’ probabile, piuttosto, che il forte rilievo che nella Lettera agli ebrei è dato alla differenza sostanziale Cristo e gli angeli, derivi anche dalla necessità di ribadire l’antitesi fra la predicazione neotestamentaria del Cristo e le varie concezioni dell’”inviato” e dell’”annuncio” che circolavano nell’ambiente religioso contemporaneo.

Deriva di qui la tendenza, avvertibile soprattutto in Paolo, a sminuire, in certa misura il valore dell’angeologia. L’idea positiva dell’angelo come messaggero di Dio, presente nei Vangeli e anche altrove (come per es., negli Atti degli Apostoli), è relativamente poco sfruttata nelle lettere paoline che preferiscono mettere l’accento sulla superiorità del Cristo rispetto agli angeli. Per questo si capisce come la partecipazione angelica alla promulgazione della legge, da segno di grandezza possa diventare un segno del valore della legge stessa (Gal 3,19; Ebr 2,2) quando viene commisurata al valore assoluto del sacrificio di Cristo. Ma dalla consapevolezza di essere unito a Cristo deriva anche, in Paolo, la convinzione che la sua missione di Gal 1,8 e che il carisma dell’agape val più di tutti (1 Cor 13,11). Come il figlio così, con lui e per mezzo di lui, anche il credente è qualcosa di più e di diverso da tutte le gerarchie angeliche. Quello che è stato partecipato al credente (1 Pietro 1,12 ); non gli angeli, ma la stirpe umana è stata redenta (Ebr 2,16).

3 . L’insistenza con cui Paolo ribadisce l’inferiorità degli angeli rispetto alla realtà del Cristo ha indubbiamente anche un accento polemico contro le angeologie gnostiche. In effetti Col 2,18 non può essere spiegato che con l’intento di combattere il culto degli angeli nelle chiese fondate da Paolo. Pare che le correnti sincretistiche avessero in parte disancorato la credenza negli angeli dall’idea di Dio, alla quale, nel pensiero ortodosso, essa era indissolubilmente connessa e nettamente subordinata. Gli Aggheloi possono essere descritti in Col 1,16; possono perciò essere annoverati fra le forze che insidiano gli uomini (Rom 8,38). Si tratta di quegli angeli degli elementi e della natura comunemente ammessi nel giudaismo, che , per un processo di autonomizzazione, divengono forze non divine, ma demoniache; possono essere anche gli dei pagani associati in parte agli “angeli dei popoli”, ai quali Dio ha subordinato i popoli del mondo. A Paolo non interessa di negare l’esistenza di questi esseri, ma soltanto affermare che Cristo ha completamente e definitivamente debellato la loro potenza. Quello che si compirà alla fine dei tempi in 1 Cor 15,24, come tutte le realtà escatologiche, è già possesso attuale del credente, nel suo amore di Dio Rom 8,38.

4 . Angeli decaduti vedi Daimou

  1. L’idea dell’angelo custode, o meglio dell’angelo-guida e servitore proviene dal giudaismo, che ne aveva però da gran tempo dimenticato il fondamento animistico. At 12,15 presuppone l’identità fra l’aspetto e la voce Agghelos, o quelli dell’uomo che gli è stato affidato. In Mt 18,10 l’accenno agli angeli che vedono continuamente il volto di Dio, vuol mostrare l’amore universale del Padre, per il quale anche nixroi sono importanti, e di conseguenza la responsabilità degli uomini, per i quali pure essi lo devono essere. La prescrizione circa il segno di 1 Cor 11,10 va forse intesa come misura precauzionale contro i desideri erotici degli angeli, immaginati secondo certe condizioni fondate su Gen 6,1; ma è più probabile che essa sia diretta a facilitare l’adeguamento degli angeli alla condizione della persona a loro affidata, come nel giudaismo è viva la preoccupazione di adeguarsi convenientemente agli angeli custodi concepiti anch’essi come tutori della pietà. Un particolare problema esegetico è posto da Apoc 1,20. Le sole interpretazioni che abbiano qualche fondamento sono quelle che intendono questi esseri o come vescovi o come veri e propri angeli. La seconda interpretazione sembra più probabile, perché nell’Apocalisse gli aggheloi sono sempre gli angeli in senso proprio. Si aggiunga che nel Nuovo Testamento si insiste a presentare episxsopos più come membro della Chiesa, che non come il capo di essa; mentre identificando l’agghelos col vescovo, quest’ultimo risulterebbe appunto capo della chiesa, in base al parallelismo delle immagini: chiesa / candelabro , agghelos/stella. Anche per questo motivo è molto più probabile che gli aggheloi siano invece gli angeli rappresentanti e tutelari delle Chiese. Si ricordi a questo proposito l’idea giudaica degli angeli dei popoli e di Michele angelo di Israele, ma soprattutto la concezione, presente in tutta l’Apocalisse, degli angeli come mediatori dell’azione divina.

G.Kittel

Invocazione dello Spirito Santo su di Noi

 

Simeone il Nuovo Teologo, Invocazione allo Spirito Santo (estratto)

 

Vieni , luce eterna, Vieni, mistero nascosto. Vieni, tesoro senza nome. Vieni, realtà ineffabile. Vieni persona inconcepibile. Vieni, esultanza senza fine. Vieni luce senza tramonto. Vieni attesa verace di tutti quelli che saranno salvati. Vieni, risveglio di quelli che dormono. Vieni risurrezione dei morti (Gv 11,25). Vieni potente che sempre col solo volere fai, rinnovi e trasformi tutte le cose. Vieni, invisibile e del tutto intangibile e impalpabile. Vieni, tu che sempri rimani immobile e che a ogni momento tutto ti muovi e vieni a noi che giaciamo nell’inferno, tu che sei al di sopra di tutti i cieli (1 Pt 4,10). Vieni nome sommamente desiderato e continuamente ripetuto, ma di cui ci è impossibile dire chi sia e conoscere di quale natura sia. Vieni ,gioia eterna. Vieni corona immarcescibile (1 Pt 5,4). Vieni porpora del grande dio e re nostro. Vieni cintura cristallina cosparsa di pietre preziose. Vieni calzare inaccessibile. Vieni, destra regale, purpera e sovrana. Vieni, tu che ha desiderato e desidera la mia anima infelice. Vieni, solo a chi è solo, perchè sono solo come vedi.  Vieni tu che mi hai diviso da tutti e fatto solitario su questa terra. Vieni, tu che sei diventato desiderio dentro di me e ti sei fatto desiderare da me, pur essendo del tutto inaccessibile. Vieni, mio respiro e vita (At 17,25). Vieni, consolazione della mia misera anima. Vieni, gioia, gloria e mia delizia senza fine.

Ti rendo grazie, perché sei diventato un solo spirito con me (1 Cor 6,17).

(…)

Contrariamente ad anglicani e calvinisti i quaccheri stipularono trattati di pace coi Nativi americano senza massacri di innocenti

https://www.youtube.com/watch?v=sB2AaVVjF-0

Il senso della vita

di Francesco Zenzale

 

“Non ci sono mai stati tanti malati psichici come negli ultimi decenni, tanti suicidi insensati, tanti delitti per droga, tante esistenze fallite, tante famiglie distrutte, tanti bambini anormali, giovani aggressivi, adulti frigidi, impotenti o incapaci di amare, tante persone separate che dubitano del senso della propria vita come oggi. La gente cerca un consiglio in uno studio psicologico «perché non sa affrontare la vita, perché non sa cosa fare, perché tutto le sembra vuoto, privo di senso, perché è nauseata da tutto il benessere e non ha più voglia di vivere. Perché non ha più un obiettivo per cui impegnarsi, perché non trova valori per cui vivere, per cui sacrificarsi, perché l’esistenza scorre senza un contenuto e non si prova altro che noia”.

 

Solitudine, tristezza, amarezza, frustrazioni, disperazione, angoscia esistenziale, bisogno d’affetto, depressione, ecc. Queste sono le peggiori malattie della nostra società.

 

Nell’aprile 2004, lo psicologo romano Nicola Ghezzani, consegna alle stampe il libro dal titolo Crescere in un mondo malato, nel quale presenta il disagio infantile, mette in colonna i numeri e afferma:

 

– Il 20 per cento dei giovani fino a 15 anni soffre di disturbi mentali.

– Nel 2020, questo disturbo sarà una delle cinque cause di malattia, morte e disabilità.

– Negli Stati Uniti, il 3 per cento dei bambini e più dell’8 per cento degli adolescenti sono depressi. Il 13 per cento dei giovani (9-17 anni) soffre di disturbi ansiosi.

– Il 33 per cento di adulti con un disturbo ossessivo e compulsivo ha sviluppato questa patologia durante il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza.

– L’1 per cento degli adolescenti americani è affetto da sindrome maniaco-depressiva.

 

«Dire che questi dati», afferma Ghezzani, «sono allarmanti è poco: essi non sono un dramma annunciato; rappresentano piuttosto una tragedia realizzata». Le dinamiche sociali sempre più opache e incontrollabili diventano il fenomeno che traduce in concreto l’insicurezza e la vulnerabilità.

 

Cos’è che ci rende felici? Ancora non molto fa gli esperti di fama credevano che fosse il proprio piacere. «In psicologia si dovevano eliminare le costrizioni che inibiscono il piacere», diceva Wilhelm Reich, uno dei molti sostenitori di questa tesi. Gli sviluppi degli ultimi decenni hanno però dimostrato che questa «egocentricità ad ogni costo» non solo riduce il livello spirituale del singolo, ma distrugge soprattutto la famiglia, lo stesso individuo.

 

Che cosa ci rende gioiosi? Il palcoscenico dove si è disposti a fare quello che gli altri vogliono, o scegliere di essere se stessi? Nel primo caso il metro è l’applausometro, nell’altro il rispetto di se stessi, ed è il più difficile.

 

Conosco persone gioiose che non hanno mai ottenuto un applauso, che nella grazia di Dio, il mattino, guardandosi nello specchio, accennano ad un sorriso o ad un gesto di gratitudine a Colui che è il datore della vita. “Altre invece, per amore dell’apparire, centrate se se stesse, corrono subito a truccarsi. Non sanno stare senza gli altri, devono avere il chiasso dell’approvazione sempre attorno: quando sono in auto da sole, arrivano ad azionare anche due telefonini contemporaneamente pur di trovarsi con i loro fans. La persona gioiosa sa che anche da soli si possono fare tante cose utili, e non per se stessi soltanto.

La nostra è la società del successo, dell’esistere per gli altri e come gli altri desiderano: dei perfetti burattini. Un successo misurato dal denaro: tanto maggiore è il successo, tanto più alto è il compenso, più grande l’auto e più lunga la barca già ormeggiata in un porticciolo o dentro la testa, nella sezione del desiderio. Questo è anche il programma di molti giovani e di molti genitori: tentare la fortuna che conduca al successo” (V. Andreoli, Avvenire).

Nella nostra società democratica e nella nostra civiltà centrata sul piacere, dove ogni tipo di attrazione ci è disponibile, la gioia ha la stessa natura di un sogno o di un miraggio; potrebbe essere un’illusione, il prodotto dell’immaginazione ingannevole.

 

Ma la gioia, quella vera, profonda, non ha mercato!

 

«Non c’è nulla di meglio per l’uomo del mangiare, del bere e del godersi il benessere in mezzo alla fatica che egli sostiene; ma anche questo ho visto che viene dalla mano di Dio. Infatti, chi senza di lui può mangiare o godere? Poiché Dio dà all’uomo che egli gradisce, saggezza, intelligenza e gioia; ma al peccatore lascia il compito di raccogliere, di accumulare, per lasciare poi tutto a colui che è gradito agli occhi di Dio. Anche questo è vanità e un correre dietro al vento» (Ecclesiaste 2:24-26).

 

“La gioia non è in alcun modo un’esperienza soggettiva artificialmente escogitata dagli uomini per garantirsi la propria legittima porzione di divertimento. Non è frutto di uno sforzo umano e nemmeno un premio che ci assegniamo perché lo meritiamo. È dono di Dio, è una grazia.

 

Nell’esaltare il valore del piacere, Ecclesiaste non si fa promotore della filosofia edonistica che eleva il godimento personale a bene supremo, a ideale di vita. Ci insegna piuttosto la bontà del ricevere. La gioia è la capacità di accorgersi di ciò che ci viene dato e di afferrarlo”.

 

Che cosa ci rende sereni? L’avere? L’egoismo distrugge la nostra pace e l’inquietudine nasce dall’egoismo, pertanto la felicità terrena è effimera e le circostanze la condizionano, ma la pace che Cristo ci offre è duratura. Non dipende dagli eventi della vita, dalla quantità di beni che si possiedono o dal numero degli amici. Il Cristo è la fonte dell’acqua della vita e la gioia che scaturisce da lui non svanirà mai.

 

“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti […] Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo». (Giovanni 14: 27; 16:33).

 

Gesù disse: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).

 

“Dio vorrebbe che noi capissimo la tenerezza e l’intensità con cui ci cerca. Egli ci invita ad affidare i nostri conflitti alla sua comprensione, le nostre sofferenze al suo amore, le nostre ferite alla sua capacità di guarire, la nostra debolezza alla sua forza, il nostro vuoto alla sua pienezza. Egli non ha mai deluso chi si è affidato a lui. «Quelli che lo guardano sono illuminati, nei loro volti non c’è delusione» (Salmo 34: 5).

 

Un coppa traboccante d’amore

 

«Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca. Certo, beni e bontà m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni» (Salmo 23:5,6).

 

Immaginate che in fondo al vostro cuore ci sia una coppa. Non è di porcellana, d’argento o d’oro. Si tratta di una coppa di sentimenti e di emozioni, che una volta riempita dà senso alla vita. La chiamo «coppa dell’amore». Essa misura il nostro livello di soddisfazione e il nostro benessere psicologico.

 

L’amore, agape, non è un amore romantico, ma un principio. Non perché non genera nessuna emozione, ma perché  non dipende da essa. È l’amore elargito  senza condizioni ma semplicemente perché l’altro esiste. Quando proviamo questo amore, le endorfine (sostanze chimicamente simili alla morfina) si diffondono nel nostro cervello e ci donano una sensazione di benessere, serenità e calma. Ci si sente bene, perché siamo apprezzati e considerati.

 

Quando la nostra coppa è quasi vuota, non ci sentiamo amati, abbiamo l’impressione di essere rigettati, non abbiamo niente da offrire. Una coppa vuota produce effetti negativi. La collera, la critica, il sarcasmo, la colpevolezza e l’amarezza colmano quel vuoto.

 

Dio può entrare in un cuore devastato di odio e dall’egoismo, dalla solitudine e dall’amarezza e trasformare quella vita. Questo è il significato della conversione, della nuova nascita. Nessuno si trova fuori dalla traiettoria della potenza risanatrice di Dio e del suo amore […] Se proviamo un grande vuoto in noi, chiediamo a Dio di colmarlo, e lo farà sicuramente. Poi, cerchiamo altre persone che possano starci vicino e aiutarci a rabboccare  la vostra coppa. Una volta piena o quasi,  cominciamo a riempire quella di coloro che sono poco amati. Possiamo anche  non provare un sentimento d’amore nei loro confronti, ma non è questo il problema.  Dio non ci chiede  di provare un trasporto emotivo, ma di essere misericordiosi.  Amando, la nostra coppa e quella del nostro vicino, sofferente e solo, brinderanno alla vita autentica.

 

Tascio Cecilio Cipriano, Epistola II , 9 (estratto)

Al padre celeste, perché dia la pace

 

Imploriamo il SIgnore, sinceri e concordi, senza mai cessare di chiedere e fiduciosi di ottenere. Imploriamo che (…) ci venga presto restituita la pace, che ci dia aiuto nei nostri nascondigli e ne pericoli, che si adempia quello che il Signore si degna di mostrare ai suoi servi: la restaurazione della sua assemblea, la sicurezza della nostra salute eterna, il sereno dopo la pioggia, la luce dopo le tenebre, la quiete della bonaccia dopo le tempeste e i trubini, l’aiuto pietoso del suo amore di padre, le grandezze a noi della divina maestà. Per esse siano respinte le bestemmie dei persecutori, sia rinnovato il pentimento dei caduti, sia esaltata la fede forte e ferma dei perseveranti.

 

Costituzione degli apostoli VIII 38 II

Invocazione per i fedeli

 

  1. Signore onnipotente, altissimo che abiti nell’alto dei cieli, santo che riposa tra i santi (Is 57,15), senza principio e unico sovrano, tu che per tramite di Cristo ci hai dato l’annuncio che ci ha fatto conoscere la tua gloria e il tuo nome, e si è manifestato a noi (Eu Gv 17,6) per farci comprendere. 3.anche ora per sua intercessione volgi lo sguardo a questo tuo gregge, purificalo da ogni ignoranza e cattiva azione, fa che ti tema e che ti ami e tremi al cospetto della tua gloria.
  2. Sii clemente con loro, e propizio presta ascolto alle loro preghiere; custodiscili fermi, irreprensibili e innocenti, affinché siano santi nel corpo e nell’anima, senza macchia né ruga né alcunché di simile (Ef. 5,27), ma siano integri e nessuno tra loro presenti manchevolezze e imperfezioni.
  3. Difensore potente e imparziale, proteggi questo tuo popolo che hai scelto fra migliaia, che hai riscattato col prezioso sangue del tuo Cristo (1 Pt 1,19). Protettore, soccorritore, sostegno saldissimo, riparo sicuro, perché nessuno può strappare nulla dalla tua mano (Gv 10,29), non c’è altro dio come te, perché in te confida la nostra perseveranza, 6.santificali nella tua verità, perché la tua parola è verità (Gv 17,17). Tu che non guardi al favore e non ti puoi ingannare, liberali da ogni malattia, infermità, delitto, ingiuria e frode, dal timore del nemico (Sl 63,2), dalla saetta che vola di giorno, dalle difficoltà che arriva di notte (Sl 90, 5-6), e rendili degni della vita eterna in Cristo tuo figlio unigenito, dio e salvatore nostro, per il quale a te è gloria e venerazione nello Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Così sia.

Musica messianica:

https://www.youtube.com/watch?v=w6n77BCBGiE&list=PL2G-OYs7YxBQzvlCxpvMwO1I5zra-cDIp

Preghiera e idea di Dio

di Paolo De Benedetti

 

“I cieli narrano la gloria di Dio”: questa è una bella storia ed è vero. Il fatto, però, che i cieli narrino la gloria di Dio non significa ‘preghiera’. Significa, possiamo dire, ‘una maniera di contemplare il creato’.

In realtà, la preghiera deve arrivare a qualcuno che sente ed ha diritto ad una risposta.

E’ quindi qualche cosa che deve anche cambiare l’idea tradizionale che noi abbiamo di Dio.

 

Preghiera come culto

 

C’è, poi, un’altra forma di preghiera di cui parleremo dopo. Per ora la definisco solamente: la preghiera di Dio all’uomo. Anche questa non è fatta di parole, è fatta di domande

Tra questi due estremi, si muove la preghiera intesa nel senso più comune, vale a dire come culto.

Qui abbiamo quella grande tradizione di preghiera che è rappresentata dai Salmi e non solo.

Voi sapete che nell’Antico Testamento ci sono preghiere anche fuori dei Salmi: pensate, ad esempio, alla preghiera di Salomone quando è stato dedicato il tempio; al cantico di Anna, che è il modello del Magnificat, quando lei, che era sterile, sa di aspettare un bambino; il cantico di Debora che è la più antica forma orante di tutta la Bibbia; le preghiere che ci sono nei Profeti…

 

 

Due ‘piste’ della preghiera

 

La vita religiosa dell’antico Israele, in realtà, era composta di due ‘piste’:

– una è la salita a Dio, cioè rendersi conto che Dio è il mio ‘Tu’ e parlare a Dio. (si dice che nell’ebraismo non si deve parlare ‘di’ Dio, ma si deve parlare ‘a’ Dio e ascoltare Dio che parla);

– l’altra è ricevere la parola di Dio.

Queste due piste, in un certo senso, non sono distinte perché la vera preghiera ebraica non è fatta di parole innalzate a Dio, ma di parole che Dio ci ha detto. Come un ritorno, dunque.

 

Il fumo profumato dei sacrifici

 

Inoltre, fino all’anno 70 della nostra era, c’era un’altra forma di culto: i sacrifici.

Non è un caso che nella liturgia quotidiana ebraica ci sia una formula che dice:

Le parole delle nostre labbra sostituiscono i sacrifici.

Nelle forme più antiche della Bibbia – per esempio quando Noè fa un sacrificio dopo il diluvio – si dice che Dio gode del profumo del sacrificio. Questa è un’immagine molto arcaica della divinità che viene dalla mitologia babilonese. In seguito, al posto di questo fumo profumato che sale su, c’è la preghiera. Tra il grido e la preghiera di Dio, nello spazio intermedio, c’è la preghiera, che è l’essenza del culto.

 

Comunità orante e devozione individuale

 

Bisogna dire che nella liturgia ebraica c’è una cosa abbastanza importante: non esiste, come invece accade nel cristianesimo, una differenza sostanziale tra gli atti liturgici formali – diremmo la liturgia nella chiesa, nella sinagoga – e la devozione individuale.

Ogni ebreo pio – mattino, pomeriggio e sera o almeno mattina e sera – dice per conto suo le cose che si dicono nella sinagoga.

Non ci sono le preghiere dell’officiante e le preghiere di casa: è la stessa comunità di preghiera che si manifesta sia dove c’è una comunità concreta sia dove c’è invece il singolo.

Questa identità fa sì che, in fondo, non ci sia un’enorme differenza tra la sinagoga e la casa, tra la comunità orante e la famiglia.

 

L’insieme delle preghiere rappresenta perciò il filo rosso che tiene legato, nello spazio e nel tempo, l’ebreo (le preghiere s’imparano dalla mamma, anche nel cristianesimo, almeno ai miei tempi); il filo rosso, dunque, che tiene legate le generazioni. Nelle nostre famiglie ebraiche, ad esempio, ci sono i libri di preghiera del nonno, del bisnonno: sono tutti trattati malissimo perché si aveva con questi un’enorme confidenza, per cui nei risvolti di copertina ho trovato, nei vecchi libri appunto, conti, insolenze di un bambino verso un altro e cose di questo genere, in ebraico, ma anche in italiano o addirittura in dialetto.

 

La preghiera rappresenta questo filo rosso, ma rappresenta anche – e questo è importantissimo – la consacrazione della quotidianità.

Certo, quando vado in sinagoga e prego, specialmente nelle grandi feste, sono concentrato. La forma della distrazione è diversa rispetto a quella che vediamo nelle chiese: penso che nelle chiese, almeno nella mia esperienza, si dorma qualche volta; nelle sinagoghe, invece, si vagabonda, di va a trovare gli amici, si gira di qua e di là. Ogni tanto l’officiante deve battere forte sulla tribuna…

Berakah, benedizione ascendente

di Paolo De Benedetti

 

La preghiera non è una cosa separata dalla vita quotidiana ed è composta di parole e di atti.

Per esempio, appena mi alzo, devo lavarmi le mani. Fino a che non mi sono purificato, non posso pronunciare il nome di Dio.

Poi, quando inizio una cosa devo dire una benedizione: quando mangio, prima e dopo i pasti, e in tante altre circostanze.

 

Ho detto la parola ‘benedizione’ che è veramente il cuore della preghiera ebraica: in ebraico si dice berakah, dalla radice barak, il cui significato originario è “piegare le ginocchia”, perché forse in antico si piegava il ginocchio dicendo la benedizione.

 

La benedizione ebraica, già nella Bibbia, è una cosa diversa dalla benedizione cristiana o meglio è ‘più densa’.

Mi spiego: intanto la maggior parte delle benedizioni ebraiche sono ‘ascendenti’: “Benedetto Tu, Signore Dio nostro che… io ringrazio Dio per… “. E’ sempre un movimento che sale. Quasi mai la benedizione è benedire una cosa, una nave…

 

Quasi solo la benedizione sacerdotale, quella del libro dei Numeri: “Ti benedica il Signore e ti custodisca…” è una benedizione ‘discendente’, ma, di solito, è sempre ‘ascendente’.

 

Benedizione: un ‘Tu’ e un ‘Lui’

 

La sua formula ci dice, se mi è consentita un’espressione un po’ ardita, come è fatto Dio.

Cosa intendo dire? Voi conoscete la formula di benedizione perché ne sono state introdotte due nell’Offertorio, con qualche ritocco peggiorativo… Se si traduce bene, cosa che neanche gli Ebrei spesso fanno, suona diversamente.

Siamo, ad esempio, nella “Festa delle luci”, Chanukkah, in cui si accendono le luci per ricordare un miracolo: è il 25 aprile ebraico, potremmo chiamarlo così, ma in chiave religiosa.

La formula giusta sarebbe questa:

 

Benedetto Tu, o Signore Dio nostro, Re del mondo, Colui che ci ha comandato di accendere le luci di Chanukkah.

 

Nelle benedizioni, infatti, c’è sempre un ‘Tu’ fino a metà, poi un ‘Lui’: “Benedetto Tu…Colui che…”.

La spiegazione è questa: Dio è vicino e lontano, Tu …Colui…

 

Canto messianico: https://www.youtube.com/watch?v=-MBgACM_LcE

 

Nobilitare il comune

di Paolo De Benedetti

 

Questo tipo di benedizione, come molta parte della preghiera ebraica ha lo scopo di metterci nella giusta posizione nel mondo.

Cosa vuol dire questo? La benedizione, innalzata a Dio, è il tramite, il mezzo – mio – di entrare, in modo religioso, in rapporto col creato.

Mi spiego:

 

Benedetto Tu, Signore, Dio nostro, Colui che ha creato il frutto della vite.

 

Lasciamo stare l’Offertorio. Stiamo nel quotidiano. Se io mi verso un bicchiere di vino, i casi sono due: se sono pagano, mi verso il vino e lo bevo. Se sono ebreo, mi verso il vino, ringrazio Dio e bevo.

Il fine è il godimento del mondo, ma la differenza è questa: il pagano gode il mondo come se fosse suo e l’ebreo gode il mondo riconoscendo che Dio ne è l’artefice.

 

La benedizione, quindi, è, nel mondo enorme della preghiera ebraica, quella che ha più densità teologica e che santifica le più minute operazioni della giornata.

Non devo chiudermi nella mia camera – qualche volta sì, lo dice anche Gesù – non devo definire qual è l’ora della preghiera. No.

 

Si dice che un ebreo deve avere almeno cento occasioni di benedizione in una giornata: quando mangio, quando vedo qualcosa di straordinario. Faccio un esempio un po’ buffo: supponiamo che, uscendo da qui, incontri un elefante. Io devo dire una benedizione perché sto facendo un’esperienza insolita. E’ qualche cosa che non mi aspettavo e che, in qualche modo, mi manifesta la straordinaria varietà del creato.

Ancora, si deve dire una benedizione quando si vede un re: cosa che, oggi, si può fare soltanto in pochi stati europei…

Così, se vedo qui una pasta dolce, benedico Dio o, se vedo un frutto, benedico Dio per i frutti della terra e così via.

 

Io, dunque, ho da Dio il diritto di godere il mondo, ma devo goderlo attraverso un rapporto di preghiera, piccolo – non devo dilungarmi in benedizioni complicate – che mi ricordi che il rapporto è a tre non a due: io, il creato e Dio; non io e la natura, come dicono invece i pagani.

 

Sapete che la benedizione dei pasti è una di quelle più importanti e che, in un certo senso, è anche quella che è stata sicuramente praticata di più da Gesù.

Se ci pensate bene, la vita pubblica di Gesù comincia con un pasto e finisce con un pasto: nozze di Cana e ultima cena pasquale. Comincia con una bevuta di vino e finisce con una bevuta di vino.

 

Potremmo usare questa espressione di Heschel: “Il giudaismo è una teologia degli atti comuni, delle banalità della vita perché si occupa non tanto dell’educazione all’eccezionale quanto del modo di trattare il banale. Lo scopo sembra essere quello di nobilitare il comune”.

 

Studio della Torah o preghiera?

 

Naturalmente, poi, è venuto presto un problema: è meglio studiare la Torah, cioè la Scrittura o pregare?

Poiché nel mondo ebraico non c’è mai una risposta sola, ma almeno due, c’è stato chi ha detto che lo studio della Torah supera la preghiera e qualcuno che la preghiera è più cara a Dio delle buone opere e dei sacrifici.

 

In realtà, una vera distinzione tra la preghiera e lo studio non c’è, in quanto lo studio della Scrittura o della Tradizione orale, che poi è la stessa cosa, è una forma di ascolto: non sono tanto le cose che io dico a Dio, ma le cose che Dio dice a me.

 

Dio alla ricerca dell’uomo

di Paolo De Benedetti

 

Qui entra anche quella che definivo ‘la preghiera di Dio’.

Dio, nella Bibbia, è chiamato, mi pare nel profeta Isaia, Hadoresh, Colui che cerca. Dice, infatti, all’uomo: “Dove sei?”.

Avendo creato l’universo, Dio, che prima era – se si può parlare così di Dio – solo, ha creato un ‘tu’.

Ha bisogno, quindi, quanto noi, che ci sia questo scambio, che noi chiamiamo preghiera, tra Dio e noi; noi e Dio.

 

Martin Buber in un bellissimo romanzo, che s’intitola Gog e Magog, dice che nel giorno di Pentecoste, Shavuot, cioè il giorno in cui viene data la Torah sul monte Sìnai, se uno ne è degno sente una voce che dice: Dove siete voi di cui io sono Dio? Dove siete? Ci siete ancora?

E’ quello che lo stesso Heschel ha formulato come titolo di un suo stupendo libro, Dio alla ricerca dell’uomo, Dio il cercatore.

 

La scansione della preghiera quotidiana

 

La liturgia ebraica, quindi, è una struttura molto regolata: per esempio, nell’ebraismo ci sono i riti come nel cristianesimo: c’è il rito romano italiano, il rito tedesco, il rito spagnolo, il rito astigiano, il rito yemenita e così via.

L’Ufficio delle Letture, quello che si chiamava il Breviario o le Ore Canoniche vengono dal sistema di preghiere quotidiane che nei templi accompagnavano i sacrifici e che, invece, nella sinagoga si svolgevano e si svolgono per conto loro.

C’è, quindi, Shacharit, che vorrebbe dire Mattutino, Minchah, che sarebbe l’Ora Media, Aravit, che vuol dire Vespro.

 

Attualizzazione della rivelazione del Sinài: le “Diciotto benedizioni”

 

Dentro a questa scansione quotidiana, che poi diventa la struttura in cui s’inseriscono il Sabato e le Feste, il nucleo è quello che si chiama Amidah o “Diciotto benedizioni” (queste in realtà sono diciannove, ma si chiamavano già “Diciotto” prima che venisse aggiunta la diciannovesima, quindi è rimasta l’antica definizione).

Voglio leggervi la prima:

Benedetto Tu, Signore e Dio nostro e Dio dei nostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio grande, forte e terribile, Dio altissimo che contraccambia con grazie abbondanti e crea ogni cosa, che ricorda le grazie accordate ai Padri e fa venire il Redentore per i figli dei loro figli, in grazia del Tuo nome con amore. Re che aiuta, salva e protegge. Benedetto Tu o Signore, scudo d’Abramo.

In un’altra benedizione, poco più avanti, dice:

Benedetto Tu, o Signore, Colui che fa diventare vivi i morti…

Nell’ombra, scorre questa fede nella resurrezione.

 

Queste Diciotto benedizioni sono considerate l’attualizzazione di quello che faceva Mosè sul monte Sinài.

Come racconta la Torah, quando Dio l’ha chiamato, Mosè è entrato nella tenebra, nella nuvola e nell’oscurità, traduciamo così.

Sono tre successivi passaggi per arrivare quasi a contatto con Dio: nella tenebra, nella nuvola, nella caligine.

La preghiera della comunità è come quella degli Ebrei ai piedi dei Sinài e l’officiante rappresenta Mosè.

Quando si cominciano queste Diciotto benedizioni, l’officiante, davanti all’Arca santa, fa tre passi avanti e, quando le ha finite, fa tre passi indietro, cioè esce dalla caligine, dalla nuvola e dalla tenebra dove ha incontrato Dio per conto della comunità.

Questa è la forma di attualizzazione della rivelazione sinaitica attraverso le Benedizioni.

 

 

Voce di silenzio sottile

 

C’è da dire qualcos’altro. Non so se ricordate quello che c’è scritto nel capitolo 19 del Primo libro dei Re, nell’episodio in cui Elia, fuggendo dalla regina Gezabele che lo vuole uccidere, si rifugia sull’Oreb che, in quei libri storici, è sinonimo di Sinài.

Elia, dunque, va su quel monte dove con grande fragore era stata data la Torah a Mosè. Cito a memoria:

“Era in una caverna e gli fu detto (questo è un passivo divino): “Esci fuori”. E il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso da spazzare le rupi, ma Dio non era nel vento. Ci fu un terremoto e Dio non era nel terremoto. Ci fu un fuoco che bruciava ogni cosa e Dio non era nel fuoco. Ci fu una voce di silenzio sottile. Ed Elia si coprì il volto”.

Questa è la voce di Dio.

E’ Dio che cerca il suo profeta: è una preghiera, in sostanza, che è nel silenzio: voce di silenzio sottile.

Elia sente la preghiera di Dio: è un profeta, per questo se ne rende conto.

 

Noi, quindi, da un lato, abbiamo il grido che sale a Dio; dall’altra abbiamo la “voce di silenzio sottile” che scende…

Il grido dell’esistenza e l’ascolto del silenzio.

 

La preghiera di Dio

di Paolo De Βenedetti

 

Nel Talmud c’è un racconto – che sembra ingenuo, ma che in realtà è scritto con molta sapienza – su come passa le giornate Dio.

Ora, non ricordo bene la scansione del suo programma diurno, ma succedevano le seguenti cose: al mattino pregava (poi vi dirò come prega Dio), studiava la Scrittura, ascoltava le preghiere che salivano dal mondo…

 

Qual è la preghiera che dice Dio? E’ riportata nel Talmud.

Prima di descrivervela, vi dirò una cosa: se l’uomo è immagine e somiglianza di Dio, anche l’uomo che prega deve avere un modello in Dio che prega. Non può essersela inventata lui questa forma.

E Dio prega così:

 

Possa la mia misericordia prevalere sulla mia giustizia. Possa io alzarmi dal trono della giustizia e sedermi su quello della misericordia.

 

E il suo ascolto della preghiera è continuo.

Abbiamo parlato del lamento degli Ebrei in Egitto, ma il grido è qualcosa che non cessa di salire a Dio come preghiera.

Pensate solo: ogni sei secondi muore un bambino di fame, di malattia…

Queste sono grida, sono tutte preghiere che salgono a Dio.

Il primo di questi modelli è l’episodio in cui Sara caccia Agar e il bambino Ismaele. Lei si rifugia sotto una palma nel deserto ed aspetta la morte.

Dio ‘sente’ il pianto del bambino.

 

La preghiera di chi non ha la coscienza di pregare è quella che muove – cerchiamo di essere più fedeli nella traduzione – non ‘le viscere’ di misericordia di Dio, ma ‘l’utero’ di misericordia di Dio.

Perché Dio è Rahnan, sia in ebraico sia in arabo, cioè è Colui, Colei che ha l’utero.

 

La preghiera di supplica

 

Bisognerebbe aggiungere ancora una cosa che crea dei problemi.

Abbiamo detto che ci sono due tipi di preghiera, cioè la ‘preghiera che sale’ e la ‘preghiera che scende’.

Nella preghiera che sale ci sono la preghiera liturgica e le benedizioni. La preghiera liturgica rappresenta il culto nella sinagoga; le benedizioni rappresentano la vita quotidiana come culto: il rapporto concreto tra il godimento e l’uso dei beni terreni ed il riconoscimento di Colui che ce li ha dati.

Si impongono delle domande: a che scopo si prega e chi si prega?

Noi sappiamo che le preghiere, di solito, vengono classificate soprattutto in preghiere di lode, ringraziamento e di supplica:

 

– La preghiera di lode: La mia preghiera salga come incenso vespertino…

E’ un onore reso a Dio di cui Dio non ha nessun bisogno. Deve essere chiaro.

La preghiera di lode, in realtà, è una preghiera che serve all’orante, non al destinatario.

E’ l’orante che, ringraziando Dio – come nei Salmi e in tanti altri testi – si rende conto del rapporto tra sé e Dio.

Solo gli dei del paganesimo ‘gustavano’ la preghiera di lode per il loro antropomorfismo.

 

– La preghiera di supplica pone uno dei problemi più gravi e insolubili che esistono.

Io prego Dio, supponiamo, che mi conceda qualche cosa: materiale o spirituale…

Dio di solito non mi concede nulla, ma, comunque, qualche volta posso ritenere di aver ottenuto, come si suol dire, la grazia, qualche volta no.

 

Ma non è qui il problema: il problema nasce quando io prego per gli altri, vivi o morti.

Come la mettiamo? Se io prego, supponiamo, per un defunto, i casi sono due: Dio non mi ascolta; Dio mi ascolta a beneficio del defunto.

Se io non prego per quel defunto, Dio gli riserva meno grazia e misericordia? Come è possibile questo?

Se c’è qualche malato, qualche defunto sconosciuto per cui io non prego, questo riceve meno grazia – materiale o spirituale – di quello per cui io prego?

 

Sono evidenti le difficoltà inerenti alla preghiera di supplica.

La persona per cui più gente prega, in genere, è il Papa. Bisognerebbe allora dire che è quello che ha più probabilità di grazia di tutti, mentre un povero senza famiglia che muore ai margini di una strada, per cui nessuno prega…

No, questo non va.

La preghiera di supplica non può essere concepita così.

 

E’ vero che la preghiera di supplica si fonda sul fatto, attestato dalla Bibbia, che Dio può cambiare: non è immutabile.

Esempio: Dio, dopo l’episodio del vitello d’oro, dice: “Basta con questo popolo, voglio farla finita. Ricomincio da te, Mosè”.

E Mosè risponde: “No, piuttosto cancellami dal libro della vita”. Ossia, litiga con Dio: la lite con Dio è una forma di preghiera ebraica molto sentita…

Allora Dio cambia idea e non fa più perire il popolo d’Israele.

 

La preghiera, quindi, presuppone, in qualche modo misteriosissimo, la possibilità che Dio cambi idea.

Dio si pente di aver creato l’uomo – quando manda il diluvio – poi, essendosi accorto che non serve a niente, cambia idea e dice: “Non manderò mai più il diluvio”.

 

Da un lato dobbiamo avere la fede nella possibilità di far cambiare disegno a Dio; dall’altro, dobbiamo, però, fermarci in silenzio davanti alla domanda: “E coloro per cui nessuno prega?”.

 

Una volta – cinquanta, sessanta anni fa – si diceva che se Dio non ascoltava la preghiera, significava che quella richiesta non rientrava nel sui progetti e che la Provvidenza aveva altri disegni.

Adesso, dopo la Shoah, dire questo è una bestemmia, perché significherebbe dire che Dio ha lasciato morire un milione e mezzo di bambini oppure sei milioni di Ebrei perché aveva altri progetti.

 

Perché Dio rimanga il nostro Dio

di Paolo De Benedetti.

 

Con una formula paradossale, che non è stata inventata da me – anzi, oggi, è accettata da molti – bisogna concludere che Dio ha bisogno degli uomini per rimanere il nostro Dio.

Se Dio non rimane il nostro Dio e torna ad essere il Dio prima della creazione, perde tutti i suoi attributi: non è più Padre, non è Misericordia, non è Amore, non è nulla.

Queste cose si possono dire solo paradossalmente.

Noi, allora, dobbiamo pregare Dio, dobbiamo avere una forma di preghiera che – mi rendo conto di dire una cosa enorme, ma la dico lo stesso – che lo aiuti ad essere più Dio.

Del resto, nella tradizione ebraica, come dicevo prima, la lite con Dio, fare a pugni con Lui è considerata una forma di devozione molto intensa.

 

Consolatemi, consolatemi, o mio popolo

 

C’è un versetto di Isaia, l’inizio del secondo Isaia, il cosiddetto Libro della Consolazione (Is 40, 1), che suona così:

 

Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio.

 

I Maestri d’Israele hanno detto che si può anche leggere:

 

Consolatemi, consolatemi, o mio popolo, dice il vostro Dio.

 

Questa operazione di consolare Dio consiste in tante forme, ma nella mistica è chiamata ihkud, unificazione.

Dio è lacerato e solo se noi lo aiutiamo a unificarsi di nuovo potrà finalmente essere quello che annuncia il profeta Zaccaria:

 

In quel giorno Dio sarà uno e il suo nome uno

 

Adesso no, in quel giorno… Tocca a noi aiutarlo a congiungersi alla Shekhinah, al suo lato femminile.

Questo noi lo facciamo con due forme di preghiera

– una è, uso un’espressione greco-ortodossa, la preghiera del cuore o la preghiera della Parola.

– l’altra è la preghiera dell’esistenza.

Noi dobbiamo fare compagnia a Dio. Voi sapete come si fa compagnia alle persone tristi, angosciate. Conversando, parlando l’uno con l’altro. Dialogando. Di questo abbiamo un bisogno assoluto: sia noi, sia Dio.

 

C’è un inno liturgico ebraico molto strano – forse del sesto, settimo secolo – che ha un verso che suona così:

 

Me e te, o Signore, salva.

 

L’importanza delle domande

 

E’ difficile concludere, o meglio, si conclude lasciando dei grandi interrogativi.

Del resto, l’ebraismo è fatto di domande.

E le domande sono importanti anche nella preghiera se non sono esaudite.

Prendete l’esempio massimo, quello di Gesù nel giardino del Getsemani:

 

Se possibile, allontana da me questo calice!

 

La sublimità di questa frase sta nella sua illogicità.

 

Tuttavia, non sia fatta la mia , ma la tua volontà.

 

Ma come? La volontà di Dio era che Gesù morisse? O non era in grado di allontanare questo calice?

Ad un certo punto, come dice Giobbe, dobbiamo metterci una mano sulla bocca.

Ma la mano sulla bocca non deve impedirci di far salire lo stesso a Dio la voce della nostra esistenza.

Io credo che ci siano tante persone che forse non pregano, ma la cui esistenza, in realtà, sale a Dio come una bellissima preghiera.

Il fondatore del chassidismo, il santo Baal-Shem, racconta che una volta gli era capitato di cercare di entrare in una sinagoga senza riuscirvi perché – dice –

 

la sinagoga è piena zeppa, dal pavimento al soffitto, di preghiere che non salgono a Dio per cui io non riesco ad entrare.

 

Perché? Perché non c’era kavanà, intenzione (viene da kun, dirigere). Nella preghiera ebraica, la cosa importante non è ‘arrivare’, ma ‘dirigere’.

 

Io credo che questa nostra situazione, in cui coscientemente o incoscientemente preghiamo, sia una situazione che commuove realmente Dio.

Dio piange nella Tradizione.

Del resto, vi sembra possibile che Dio – hic et nunc – in questo momento sia felice?

Come è possibile che Dio sia felice se, come dicevo prima, ogni sei secondi muore un bambino?

 

Un prestito a Dio

di Paolo De Benedetti

 

Queste nostre infinite maniere non formali e qualche volta anche formali di pregare credo che rappresentino un tesoro, nel senso che abbiamo fatto un enorme prestito a Dio, il prestito della nostra esistenza, delle nostre sofferenze, delle sofferenze ignote. Sofferenze non solo dei bambini e degli uomini, ma anche degli animali e delle piante, sia ben chiaro.

 

E volete che Dio, un giorno, non ci debba mostrare la sua riconoscenza?

 

Temi delle domande e risposte

 

– La risposta di Abramo rispetto alla preghiera per i defunti (Lc !6, 29)

La preghiera per un defunto si può dire. La Chiesa prega per tutti i defunti. Certo, non posso dire che è inutile che io preghi per i defunti o anche per gli amici, ma nello stesso tempo devo dire: Sì, però, come la mettiamo con quelli per cui nessuno prega?

Non c’è da rispondere altro se non che forse Dio, diciamo così, sostituisce l’assenza dell’orante. Non lo so.

Nella Tradizione ebraica, tanto sono urgenti le domande, tanto c’è anche la libertà di dire, per certi quesiti: lasciamo in sospeso.

Verrà Elia a risolvere il problema, ma noi non siamo in grado di farlo.

 

– Preghiera a beneficio di un singolo… preghiera che ha valenza per tutti

Può darsi. C’è una bellissima storia chassidica: c’era un pio maestro in Polonia che, andando da un paese all’altro, aveva incontrato un pastorello, Questi, aveva il gregge al pascolo e saltava da un capo all’altro di un fossato. Il maestro gli chiede cosa sta facendo e quello risponde: “Lodo Dio, saltando il fossato”.

Il maestro gli spiega che non si fa così e gli insegna le preghiere.

Il ragazzino le dimentica, ma non osa più lodare Dio, saltando il fossato.

Dio, allora, è apparso in sogno a quel rabbino e gli ha detto: “Hai fatto un bell’affare! Torna indietro e digli che continui a pregare saltando il fossato”.

 

Ce n’è un’altra ancora più bella: c’era un povero che, in sinagoga, pregava Dio e diceva: “O Signore, quando c’era il tempio, ti portavano tutti i giorni delle offerte, dei pani fatti bene… Adesso non hai più niente”.

Per questo ordinava a sua moglie di fabbricargli i dodici pani di Proposizione e li portava in sinagoga, pregando Dio di accettarli.

Poco dopo tornava e non c’erano più e lui tornava a casa felice: “Dio ha gradito la mia offerta”.

Un giorno, mentre diceva a Dio: “Gradisci questa offerta come l’hai gradita ieri…”, non si era accorto che c’era il rabbino dietro una colonna.

Dopo aver udito queste parole, il rabbino gli si avvicina e gli dice: “Ma sei scemo? Non lo sai che li ha mangiati il sagrestano? Ecco chi deve ringraziarti di tutto questo pane che porti qui”.

Lui è rimasto di sasso. E’ caduto in una depressione profondissima.

Quella notte, Dio appare in sogno al rabbino e gli dice: “Metti a posto le tue cose perché domani morirai. Io non avevo mai gradito, dalle origini del Tempio, le offerte quanto quelle di questo povero e tu gli hai distrutto la sua devozione”.

 

– La nostra esistenza stessa ‘canta’, è preghiera. Necessità, comunque di una preghiera: quella del perdono a Dio o di perdono agli altri.

Non intendevo tanto che l’esistenza “cantasse”. Pensavo piuttosto al ‘grido’. C’è la preghiera di lode, c’è il ‘grido’…

Avevo detto che la preghiera e il pentimento non trovano mai chiuse le porte del cielo. Certo.

Però più che chiedere perdono a Dio – certo lo si deve fare: pensiamo al giorno di Kippur: si fa la confessione dei peccati sette volte, mi pare, durante tutto il giorno – però, secondo Maimonide almeno, la cosa veramente fondamentale è non ricaderci più.

Non fare penitenze o cose del genere, dunque, ma, se mi trovo nella stessa situazione in cui ho peccato, non peccare.

Conversione o pentimento, infatti, in ebraico si dice teshuvà, che vuol dire fare una manovra a ‘U’.

Io credo che, anche in questo caso, più che le parole sia importante, come dire, la vita. Per chiedere perdono a Dio, trovo che è più importante fare delle opere di carità o di giustizia che recitare l’atto di dolore…

Quando noi diciamo che c’è la preghiera di lode, c’è la preghiera di supplica, dovremmo dire che la preghiera di supplica si divide in due: supplica per ottenere guarigione o altro e supplica per ottenere perdono.

Nei “Dieci giorni terribili”, da capodanno a kippur, c’è questa seconda preghiera di supplica. E’ fondamentale più quello che si fa rispetto a quello che si dice.

 

Così come, per esempio, nella tradizione classica ebraica, si dà poca attenzione ai peccati di pensiero. Non si riflette su questo. Si riflette sui peccati ‘esterni’. C’è, infatti, un Midrash che dice che, quando Dio ha dato la Legge sul monte Sinài, gli Ebrei si sono impegnati a “garantire l’uno per l’altro, ma non per i loro pensieri: solo per le loro azioni”.

Sembra un po’ riduttivo rispetto ai grandi ideali cristiani, invece è molto realistico: garantire per gli altri rispetto alle azioni costa molto di più che cercare di dire buone parole ai pensieri.

 

Per esempio, c’è anche un’informazione sbagliata sul cosiddetto capro espiatorio: nel giorno dell’espiazione, quando c’era il tempio, il sommo sacerdote confessava i peccati su un capro che poi veniva mandato nel deserto ad Azazel. In realtà, era un’azione puramente simbolica, noi diremmo sacramentale.

L’espiazione dei peccati non era il dirli sopra quel capro da mandare poi nel deserto, ma era la confessione sull’altro capro che veniva offerto in olocausto.

 

– Esatta traduzione di 1 Re 19, 12

 

La traduzione che danno di solito le bibbie è “mormorio di brezza leggera”. La traduzione giusta, che dà solo la cosiddetta ‘Nuovissima’ delle Edizioni Paoline, è voce di silenzio sottile, che oltretutto ha  un valore poetico molto maggiore.

Ho fatto un saggio per un volume in onore di monsignor Ghiberti, dove esemplifico i casi, tra cui questo, in cui le traduzioni alterano il testo e impediscono altre interpretazioni.

Ad esempio, quando Dio ha dato la Torah sul monte Sinài: Il popolo vedeva i tuoni e i lampi. ‘Vedeva’… La CEI, per timore di dire una cosa insensata, ha scritto: Gli Ebrei percepivano i tuoni e i lampi. No. Vedevano! Era un momento così straordinariamente miracoloso che i cinque sensi si mescolavano: vedevano i tuoni e i lampi. E’ anche un ardimento letterario. Perché cancellarlo?

Nella Bibbia ce ne sono di cose simili…

 

Ad esempio: Mosè morì. Lo seppellì sul monte. Perché tradurre “fu seppellito”? C’è scritto lo seppellì.

Dicendo lo seppellì, si rende possibile un’interpretazione rabbinica secondo la quale “Dio ha seppellito Mosè, dopo avergli preso l’anima con un bacio”.

La morte per bacio: Dio gli prende l’anima con un bacio poi lo seppellì. Tra l’altro, dire “fu seppellito” contraddice il versetto seguente: “nessuno sa dove è sepolto Mosè”. Questo succede perché i traduttori conoscono l’ebraico, ma non le interpretazioni ebraiche, che, invece, rappresentano altri sensi possibili, traducendo fedelmente.

Il Festival prosegue domani con preghiere e musiche: dalla mattina non stop per la giornata in cui Gesù è risorto

https://www.youtube.com/watch?v=0i0a76cFkso

Nella comunità cristiana i pensieri vanno come il resto della vita cristiana: solo chi pensa al più piccolo riceve anche il più grande.

Dietrich Bonhoeffer

 

Tutti i giorni di dicembre in bacheca affinché anche le comunità cattoliche e protestanti saronnesi non stiano in silenzio di fronte ai rigurgiti neofascisti locali.

 

Preghiera per gli antifascisti saronnesi, della provincia di Varese

 

Costituzione degli apostoli VII 38 (estratto)

 

  1. Ti rendiamo grazie per tutto, Signore onnipotente: non hai tenuto lontane da noi la tua misericordia e la tua compassione, ma di generazione salvi, liberi, soccorri, proteggi.
  2. Ci hai soccorsi nei giorni di Enos e di Enoch, nei giorni di Mosé e di Giosuè, nei giorni dei giudici, ni giorni di Samuele, di Elia e dei profeti, nei giorni di Samuele, di Elia e dei profeti, nei giorni di Davide e dei re, nei giorni Davide e dei re, nei giorni di Esher e di Mardocheo, nei giorni di Giuditta, nei giorni di Giuda Maccabeio e dei suoi fratelli.
  3. E in questi giorni hai soccorso noi per opera del tuo grande sommo sacerdote (Ebr 4,14) Gesù Cristo, tuo servo. Ci hai liberato dalla spada ( 2 Reg 22,44), ci hai sottratto dalla fame (Sl 32, 19) e ci hai nutrito, ci hai guarito dalla malattia, ci hai protetto dalla lingua malvagia (Sl 30,21)
  4. Per tutto questo ti rendiamo grazie per tramite di Cristo. (…)

No alla guerra attuale di Francia e Germania come vendetta al terrorismo! No a tutte le guerre. Ora e sempre

 

http://www.quaccheri.wordpress.com

 

Da “Una via” 2 aprile 2011. Disimparare la guerra. Prego leggere non solo con gli occhi ma col cuore

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1 aprile 2011 alle ore 21:35

 

Una serie di testimonianze degli Amici sulla guerra, dal 1651 al 1943.

 

George Fox, 1651

 

Dissi (al comitato che mi proponeva arruolarmi) che vivevo per virtù di quella luce e di quella potenza che aveva eliminato l’occasione di ogni guerra…Dissi loro che era entrato nell’alleanza di pace che c’era prima che fosse le guerre e le contese.

 

I told [the Commonwealth Commissioners] I lived in the virtue of that life and power that took away the occasion of all wars… I told them I was come into the covenant of peace which was before wars and strife were.

 

Dichiarazione a Carlo II, 1660

 

Il nostro principio è – e le nostre pratiche sono sempre state – di cercare la pace e di perseguirla e attenersi alla giustizia e alla conoscenza di Dio, cercando ciò che è bene e il benessere, e compiendo quanto mira alla pace di tutti. Ripudiamo tutti i principi e le pratiche sanguinose, con tutte le guerre e i combattimenti con armi esteriori, per qualsiasi fine o sotto qualunque pretesto, e questa è la nostra testimonianza al mondo intero. Lo spirito di Cristo dal quale siamo guidati non è mutevole, così da comandarci  una volta una cosa come il male, e poi di farla, e sappiamo di certo, e così testimoniamo al mondo, che lo spirito di Cristo che ci conduce alla verità intera non ci spingerà  mai a combattere e a far guerra contro qualsiasi persona con le armi esteriori, né per il regno di Cristo, né per i regni di questo mondo. E quanto ai regni di questo mondo, noi non li desideriamo, e tanto meno possiamo lottare per loro, ma sinceramente desideriamo e attendiamo che con la parola della potenza di Dio e il suo efficace operare nel cuore degli uomini, i regni di questo mondo divengano e il regno del Signore e del suo Cristo, e che egli governare e regnare negli uomini nel suo spirito e nella sua verità e che in tal modo tutte le persone, di tutte le opinioni e convinzioni possano essere condotti all’amore e all unità con Dio e l’uno con l’altro, e che essi possano giungere a testimoniare com le parole del  profeta che ha detto, «Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra».

 

Our principle is, and our practices have always been, to seek peace, and ensue it, and to follow after righteousness and the knowledge of God, seeking the good and welfare, and doing that which tends to the peace of all. All bloody principles and practices we do utterly deny, with all outward wars, and strife, and fightings with outward weapons, for any end, or under any pretence whatsoever, and this is our testimony to the whole world. That spirit of Christ by which we are guided is not changeable, so as once to command us from a thing as evil, and again to move unto it; and we do certainly know, and so testify to the world, that the spirit of Christ which leads us into all Truth will never move us to fight and war against any man with outward weapons, neither for the kingdom of Christ, nor for the kingdoms of this world. And as for the kingdoms of this world, we cannot covet them, much less can we fight for them, but we do earnestly desire and wait, that by the word of God’s power and its effectual operation in the hearts of men the kingdoms of this world may become the kingdoms of the Lord and of his Christ, that he might rule and reign in men by his spirit and truth, that thereby all people, out of all different judgments and professions might be brought into love and unity with God and one with another, and that they might all come to witness the prophet’s words, who said, ‘Nation shall not lift up sword against nation, neither shall they learn war any more’. (Is 2:4; Mic 4:3)

 

Giugno 1660, Margaret Fell a Carlo II

 

Siano un popolo che persegue quel che giova alla pace, all’amore e all’unità; nostro desiderio è che i piedi degli altri camminino sulla stessa via e neghiamo e testimoniamo contro ogni lotta, guerra e contesa che vengono dalle brame che fanno guerra nelle membra, che far guerra nell’anima…Tradimento, inganno, e falsità rigettiamo, falsità, sospetto o complotto contro ogni creatura sulla faccia della terra e diciamo la verità semplicemente, con cuore non doppio.

 

We are a people that follow after those things that make for peace, love and unity; it is our desire that others’ feet may walk in the same, and do deny and bear our testimony against all strife, and wars, and contentions that come from the lusts that war in the members, that war in the soul… Treason, treachery, and false dealing we do utterly deny; false dealing, surmising, or plotting against any creature upon the face of the earth, and speak the truth in plainness, and singleness of heart.

 

Robert Barclay, 1678

 

Chiunque può conciliare «non resistere al male» e «resisti alla violenza con la forza», «porgi l’altra guancia» con «colpisci ancora» e anche «ama i tuoi nemici» con «rovinali, depredali,  inseguitali con il fuoco e  con la spada» o «pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano» con «perseguitateli con multe, incarcerazioni e la stessa morte», chiunque, dico, possa trovare un modo per riconciliare queste cose sarà capace, suppongo, di conciliare Dio con il diavoli, Cristo con l’Anticristo, Luce e Tenebre e il bene con il male. Ma se questo non è possibile, e in effetti non lo è, così anche il resto non è possibile e la gente inganna se stessa e gli altri, quando ha il coraggio di affermare cose tanto assurde e impossibili.

 

Whoever can reconcile this, ‘Resist not evil’, with ‘Resist violence by force’, again, ‘Give also thy other cheek’, with ‘Strike again’; also ‘Love thine enemies’, with ‘Spoil them, make a prey of them, pursue them with fire and the sword’, or, ‘Pray for those that persecute you, and those that calumniate you’, with ‘Persecute them by fines, imprisonments and death itself’, whoever, I say, can find a means to reconcile these things may be supposed also to have found a way to reconcile God with the Devil, Christ with Antichrist, Light with Darkness, and good with evil. But if this be impossible, as indeed it is impossible, so will also the other be impossible, and men do but deceive both themselves and others, while they boldly adventure to establish such absurd and impossible things.

 

William Penn, 1693

 

Un buon fine non può santificare mezzi cattivi e non possiamo fare del male affinché ne venga del bene…E’ una grande presunzione mandare ad effetto le nostre passioni come su commissione di Dio o attenuarne la gravità usando il nome di Dio. Siamo più pronti a reagire praticando il taglione che a perdonare, o a vincere con l’ amore e con la conoscenza. E tuttavia non potremmo offendere chi crediamo ci ami. Tentiamo  quindi di fare quel che l’Amore farebbe: perché se gli uomini vedessero una volta  che li amiamo, troveremmo ben presto che essi non ci vorrebbero far del  male. La forza può sottomettere, ma l’Amore vince: e che che perdona per primo, ottiene l’alloro.

 

A good end cannot sanctify evil means; nor must we ever do evil, that good may come of it… It is as great presumption to send our passions upon God’s errands, as it is to palliate them with God’s name… We are too ready to retaliate, rather than forgive, or gain by love and information. And yet we could hurt no man that we believe loves us. Let us then try what Love will do: for if men did once see we love them, we should soon find they would not harm us. Force may subdue, but Love gains: and he that forgives first, wins the laurel.

 

William Rotch, Guerra di Indipendenza (1776)

 

Poco tempo dopo fui chiamato davanti a un Comitato nominato dal Tribunale che era a Watertown vicino a Boston, e fui interrogato tra l’altro a riguardo delle mie baionette. Diedi un resoconto completo delle mie azioni, e chiusi dicendo: «Le ho gettate in fondo al mare, l’ho fatto dal principio, e sono stato sempre contento di averlo fatto, e se sbaglio sono da compatire». Il Presidente del Comitato Maggiore Hawley (una degna persona) allora si rivolse alla commissione, e disse: «Credo che il signor Rotch abbia offerto un resoconto sincero e che ognuno abbia il diritto di agire in accordo con i suoi principi religiosi, ma sono dispiaciuto che non abbiamo potuto avere le baionette, perché ne avevamo molto bisogno.» Il Maggiore era desideroso di sapere di più dei nostri principi su cui lo informai nella misura in cui mi era chiesto. Uno del comitato in un modo arrogante osservò: «Allora i vostri principi sono obbedienza passiva e non-resistenza». Gli risposi: «No amico mio, i nostri principi sono Obbedienza attiva o sofferenza passiva». Avevo superato questa prova non piccola rispetto alle mie baionette, ma il clamore contro di me a lungo continuò.

 

A short time after I was called before a Committee appointed by the Court then held at Watertown near Boston, and questioned amongst other things respecting my Bayonets. I gave a full account of my proceedings, and closed it with saying, ” I sunk them in the bottom of the sea, I did it from principle, I havi ever been glad that I had done it, and if I am wrong I am to be pitied.” The Chairman of the Committee Major Hawley (a worthy character) then addressed the Committee, and said ” I believe Mr. Rotch has given as a candid account, and everyman has a right to act con sistentlf with his religious principles, but I am sorry that we could not have the Bayonets, for we want them very much,” The Major was desirous of knowing more of our principles on which I informed him as far as he enquired. One of the Committee in a pert manner observed “then your principles are passive Obedience and non-resistance.” I replied ” No my friend, our principles are active Obedience, or passive suffering.” I had passed this no small trial respecting my Bayonets, but the clamor against me long continued.

 

Assemblea annuale a Londra 1804, 1805, Guerre napoleoniche:

 

La maggior parte delle persone, se non tutte, ammettono la trascendente eccellenza della pace.Tutti adottano l’invocazione: «Venga il tuo regno», pregano per la sua universale affermazione. Alcune persone allora devono cominciare ad adempiere la promessa evangelica e disimparare la guerra. Ora, amici, poiché questo è incontrovertibile, noi desideriamo che la nostra esistenza tutta sia come si conviene all’Evangelo e che, mentre tutti professano di avversare la guerra, non accada che qualcuno in qualche aspetto della sua condotta sia incoerente con questa professione…Amici, è cosa meravigliosa e terribile  ergersi dinanzi alla nazione come avvocati dell’inviolabile pace; e la nostra testimonianza perde di efficacia in proporzione di un qualche difetto di coerenza…Non c’è modo più valido di servire il nostro paese, né più gradito a Colui che ne dispone la prosperità, che contribuendo, per quel che da noi dipende, ad accrescere il numero dei miti, umili cristiani, che rinnegano se stessi. Guardatevi dal dipendere da flotte ed eserciti; siate persone di pace, nelle parole e nelle azioni, e pregate il Padre dell’Universo che spiri lo Spirito della riconciliazione dei cuori delle sue creature, portate all’errore e alla contesa.

 

Most, if not all, people admit the transcendent excellency of peace. All who adopt the petition, ‘Thy kingdom come’, pray for its universal establishment. Some people then must begin to fulfil the evangelical promise, and cease to learn war any more. Now, friends, seeing these things cannot be controverted, how do we long that your whole conversation be as becometh the Gospel; and that while any of us are professing to scruple war, they may not in some parts of their conduct be inconsistent with that profession! … Friends, it is an awful thing to stand forth to the nation as the advocates of inviolable peace; and our testimony loses its efficacy in proportion to the want of consistency … And we can serve our country in no way more availingly, nor more acceptably to him who holds its prosperity at his disposal, than by contributing, all that in us lies, to increase the number of meek, humble, and self-denying Christians.Guard against placing your dependence on fleets and armies; be peaceable yourselves, in words and actions, and pray to the Father of the Universe that he would breathe the spirit of reconciliation into the hearts of his erring and contending creatures.

 

Assemblea annuale a Londra, 1900, durante la guerra sudafricana

 

Crediamo che lo Spirito di Cristo alla fine redimerà la vita sia nazionale che individuale. Crediamo inoltre che, come tutta la storia della chiesa dimostra, il mezzo umano (al tal fine) sarà la fedele testimonianza espressa dai discepoli di Cristo. E’ stato detto: «Sembra essere la volontà di colui la cui sapienza è infinita, che la luce, a proposito di grandi temi, debba prima sorgere ed essere gradualmente diffusa attraverso la capacità di alcuni individui di agire fedelmente rispetto alle proprie convinzioni». Fu questo il segreto del potere della chiesa primitiva. Il sangue dei Cristiani si dimostrò fecondo. Similmente, la coerenza dei primi Amici e di altri con le convinzioni della propria coscienza vinse la lotta per la libertà religiosa in Inghilterra. Agogniamo ad una simile fedele testimonianza contro la guerra da parte dei Cristiani oggi.

 

We believe that the Spirit of Christ will ultimately redeem national as well as individual life. We believe further that, as all church history shows, the human means will be the faithful witness borne by Christ’s disciples. It has been well said: ‘It seems to be the will of Him, who is infinite in wisdom, that light upon great subjects should first arise and be gradually spread through the faithfulness of individuals in acting up to their own convictions.’ This was the secret of the power of the early Church. The blood of the Christians proved a fruitful seed. In like manner the staunchness of early Friends and others to their conscientious convictions in the seventeenth century won the battle of religious freedom for England. We covet a like faithful witness against war from Christians today.

 

Assemblea annuale a Londra, 1915, Prima Guerra mondiale

 

Adunati in assemblea in un tempo in cui le nazioni d’Europa sono coinvolte in una guerra di dimensioni senza pari, siamo stati mossi a richiamare le basi della testimonianza di pace della nostra Società religiosa. Non basta accontentarsi di una testimonianza puramente negativa, di una mera proclamazione di non-resistenza. Dobbiamo cercare un messaggio positivo, vitale, costruttivo. Questo messaggio, un messaggio di supremo amore, lo troviamo nella vita e nella morte del nostro Signore, Gesù Cristo. Lo troviamo nell’insegnamento del Cristo interiore, questa riscoperta dei primi Amici, che porta come tale a riconoscere la fratellanza di tutti gli essere umani. Di questo insegnamento la nostra testimonianza è un risultato necessario e se lo comprendiamo rettamente e lo seguiamo nelle sue ampie implicazioni, troveremo che esso richiede lo spirito di pace e la sovranità dell’amore in tutte le ampie e variegate relazioni vitali. Così mentre l’amore, la gioia, la pace, la dolcezza e la santità sono quanto la vita e la morte di nostro Signore insegnano, a queste stesse cose siamo indotti in modo impellente dalla presenza del Divino negli esseri umani. Mentre questo spirito cresce in noi, sempre più siamo consapevoli di quel che significa vivere per virtù di quella vita e di quel potere che toglie di mezzo ogni occasione di guerra.

 

Meeting at a time when the nations of Europe are engaged in a war of unparalleled magnitude, we have been led to recall the basis of the peace testimony of our religious Society. It is not enough to be satisfied with a barren negative witness, a mere proclamation of non-resistance. We must search for a positive, vital, constructive message. Such a message, a message of supreme love, we find in the life and death of our Lord Jesus Christ. We find it in the doctrine of the indwelling Christ, that re-discovery of the early Friends, leading as it does to a recognition of the brotherhood of all men. Of this doctrine our testimony as to war and peace is a necessary outcome, and if we understand the doctrine aright, and follow it in its wide implications, we shall find that it calls to the peaceable spirit and the rule of love in all the broad and manifold relations of life.Thus while love, joy, peace, gentleness and holiness are the teaching of the life and death of our Lord, it is to these that we are also impelled by the indwelling of the Divine in men. As this spirit grows within us, we shall realise increasingly what it is to live in the virtue of that life and power which takes away the occasion of all war.

 

Assemblea annuale a Londra, 1943, durante la Seconda Guerra mondiale

 

Tutti gli uomini e le donne pensose hanno il cuore spezzato nella presente situazione. L’impeto selvaggio della guerra ci trascina nella sua scia. Desideriamo una pace giusta, eppure per giungere alla pace si pretende che, mentre Chungking, Rotterdam e Coventry sono stati devastati, così le dighe di Eder e Moehne debbano essere distrutte e interi quartieri di Amburgo debbano essere cancellati. Il popolo di Torino e di Milano dimostra per la pace, ma il bombardamento continua. La guerra sta indurendo il nostro cuore. Per non rischiare la follia diventiamo apatici. In questa atmosfera non nessuna pace è concepibile e di fronte a noi scorgiamo mesi di terrore crescente. Quelli che prestano attenzione alle leggi morali, coloro che seguono Cristo possono accettare la tesi che l’unica via sia quella richiesta dalla necessità bellica? La vera pace comporta la libertà dalla tirannia e una generosa tolleranza, condizione che sono negate in una larga parte dell’Europa e non realizzate in altre parte del mondo. Ma la vera pace non può essere dettata, può solo essere costruita nella cooperazione tra tutti i popoli. Nessuno di noi, nessuna nazione, nessun cittadino è libero di qualche responsabilità con le sue difficoltà e conflitti. Cristo venne nel mondo con la sua confusione. Attraverso di lui sappiamo che Dio dimora con gli uomini e che distogliendoci dal male e vivendo nel suo spirito possiamo essere guidati alla sua via di pace. Quella via di pace non si trova in nessuna politica di «resa incondizionata» da chiunque sia richiesta. Richiede che gli umani e le nazioni riconoscano la loro comune fratellanza, che usino le armi dell’integrità, della ragione, della pazienza e dell’amore, senza mai accondiscendere alle modalità dell’oppressore, pronti a soffrire con l’oppresso. In ogni paese si aspira a una libertà dal dominio e dalla guerra che le persone lottano per esprimere. E’ il momento di rivolgere un aperto invito ad una creativa operazione di pace, di dichiarare la nostra disponibilità sacrificare il prestigio nazionale, la ricchezza e il livello di vita, per il bene comune degli uomini.

 

All thoughtful men and women are torn at heart by the present situation. The savage momentum of war drags us all in its wake. We desire a righteous peace. Yet to attain peace it is claimed that, as Chungking, Rotterdam and Coventry were devastated, so the Eder and Moehne dams must needs be destroyed and whole districts of Hamburg obliterated. The people of Milan and Turin demonstrate for peace but the bombing continues. War is hardening our hearts. To preserve our sanity, we become apathetic. In such an atmosphere no true peace can be framed; yet before us we see months of increasing terror. Can those who pay heed to moral laws, can those who follow Christ submit to the plea that the only way is that demanded by military necessity?True peace involves freedom from tyranny and a generous tolerance; conditions that are denied over a large part of Europe and are not fulfilled in other parts of the world. But true peace cannot be dictated, it can only be built in co-operation between all peoples. None of us, no nation, no citizen, is free from some responsibility for this situation with its conflicting difficulties.To the world in its confusion Christ came. Through him we know that God dwells with men and that by turning from evil and living in his spirit we may be led into his way of peace. That way of peace is not to be found in any policy of ‘unconditional surrender’ by whomsoever demanded. It requires that men and nations should recognise their common brotherhood, using the weapons of integrity, reason, patience and love, never acquiescing in the ways of the oppressor, always ready to suffer with the oppressed. In every country there is a longing for freedom from domination and war which men are striving to express. Now is the time to issue an open invitation to co-operate in creative peacemaking, to declare our willingness to make sacrifices of national prestige, wealth and standards of living for the common good of men.

 

Presenti Vittorio, Maddalena, Roberto, Davide, si è parlato di questi testi, belli e potenti nella loro diversità e coerenza, quello che più colpito è quel “cease to learn war”. Ma ci sarebbero tante altre cose, chi vuole ci può lavorare su.

 

Pc è stato in carcere, si è continuato con la sura di Giuseppe: questi viene inviato in Egitto perché apprenda il ta’wīl degli avvenimenti (12, 21). Diverrà l’interprete per eccellenza.

 

Al Penale, Pc ha portato i testi sulla guerra, ce li aveva con sé per caso, li ha distribuiti, sono piaciuti, e Steven, nigeriano, con la Bibbia inglese, ha cominciato a spiegare.Pc li ha lasciati con Marco.

Video musicale

 

https://youtu.be/CJX43l9-Qx0 – Inno messianico Yeshua (Jesus) Kadosh (Holy) !

 

Preghiamo col ricordo del mezzo milione di vittime del mondo anche per i cambiamenti climatici

 

Clima: inondazioni e uragani, oltre mezzo milione di vittime in vent’anni! Domani vertice mondiale a Parigi

 

Clima: inondazioni e uragani, oltre mezzo milione di vittime in vent’anni! Domani vertice mondiale a Parigi

 

Costituzione degli apostoli VII 36 (estratto)

 

  1. Signore onnipotente, hai cercato il mondo per opera di Cristo e per ricordo hai stabilito il sabato, perché in questo giorno ci fai riposare dall’attività per meditare le tue leggi. Hai stabilito i giorni di festa per rallegrare le nostre anime, affinché celebriamo il ricordo della Sapienza da te creata ( Prov. 8,22)
  2. Per noi è nato da donna, è apparso in questa vita mostrando nel battesimo che è dio e uomo quello che si manifestava. Per sua condiscendenza ha patito per noi, è morto ed è risorto per sua forza. Perciò celebrando ogni domenica la festa della resurrezione, manifestiamo la nostra gioia per colui che ha vinto la morte (1 Cor 15,55) e ha rivelato la vita e l’incorruttibilità (2Tim 1,10), perché per opera sua hai condotto a tele genti pagane, ne hai fatto popolo eletto (Deut 7,6), il vero Israele, quello caro a Dio e che vede Dio.
  3. Infatti tu, Signore, hai anche condotto fuori dalla terra d’Egitto i nostri padri, li hai liberati dalla ferrea fornace (Deut. 4,20) e dell’argilla con cui facevano i mattoni (Es 1,14), li hai salvati dalla mano del Faraone e dei suoi sottoposti, li hai fatti passare attraverso il mare come su terra secca (Es 14,29) e ti sei preso cura di loro nel deserto ( Act Ap. 13, 18) con benefici di ogni sorta.
  4. Hai donato loro la legge, cioè il decalogo, enunciato dalla tua voce e scritto dalla tua mano (Es 20). Ha ordinato di celebrare il sabato (Es 20,8.11), dandoci non un pretesto per l’ozio ma un incitamento per la pietà, perché venissimo a conoscere la tua potenza, racchiudendoci come in un recinto sacro per tenerci lontano dal peccato, per darci insegnamenti, per la celebrazione della settimana. Pe questo ci sono una settimana e sette settimane, il settimo mese (Lev 23) e il settimo anno e il ritorno periodico di questo, il giubileo, che è il cinquantesimo anno, quello della remissione (Lev 25).
  5. Perché gli uomini non avessero alcun pretesto per giustificarsi con l’ignoranza, hai ordinato di riposare ogni sabato, in modo che nel giorno di sabato neppure un accenno d’ira uscisse dalla loro bocca. Il Sabato infatti significa riposo dalla creazione, perfettamente del mondo, richiesta delle leggi, lode di ringraziamento a Dio per tutto ciò che ha donato agli uomini.

Preghiamo per la guarigione dei malati di AIDS con l’inno della Luce

 

Inno lucernare

 

Luce gioiosa di gloria santa

del Padre celeste immortale

santo beato ,

Gesù Cristo.

Giunti al tramonto del sole ,

nel vedere la luce la sera,

cantiamo il Padre, il Figlio

e lo Spirito Santo di Dio.

Sei degno di essere cantato

in ogni momento con voci sante,

Figlio di Dio, tu dai la vita.

Per questo il mondo ti glorifica.

 

 

 

 

meeting mensile 2015

In evidenza:

Meeting sulla Libertà di matrimonio per tutti, comprese le persone LGBT di giugno 2015 a cui segue a settembre quello sulla libertà di adozione

Buona domenica

Questo è un incontro di pace e accoglienza per tutti sul web e in particolare per le persone Lgbt che abbiamo contattato. Immaginate come una casa di Betania, fuori Gerusalemme, dove Gesù usava fermarsi con i suoi amici e amiche e discepoli. Lontani dai luoghi di culto. Fuori di qui, come a Gerusalemme,  ci sono i luoghi dove discutere e trovare anche opposizione e rifiuto. Qui dobbiamo mettere a frutto i nostri talenti e essere capaci di non disperderci fra le mille preoccupazioni del mondo. Abbiamo ascoltato la vostra voce se siete qui, nonostante l’ansia e l’agitazione di un problema difficile da risolvere in Italia. La libertà di matrimonio per tutti. Ma come ci indica Gesù nella sua testimonianza il Padre conosce di che cosa abbiamo bisogno. Non siamo infatti qui per primeggiare ma seguire il comandamento che ci ha dato. DI AMARCI. A noi non resta che la passione di compiere la nostra missione di testimonianza, inventiva, audacia, intraprendenza. Da nulla abbiamo costruito questo evento che coinvolge direttamente 53 persone, più le altre on line che leggono pubblicamente i messaggi. Sappiamo che la famiglia arcobaleno se segue l’amore segue anche Gesù, nella buona sorte e nella fragilità della malattia o altri eventi sfavorevoli . C’è la sua benedizione. Iniziamo così la giornata di oggi, pensando a Betania, la casa dove Gesù incontra gli Amici e le amiche come Marta

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In Italia amare una persona dello stesso sesso può significare non avere i diritti necessari ad autorealizzarsi ed essere più esposti a discriminazioni e abusi.

Come in altri paesi, i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate rischiano di essere violati.

Discriminazione, difficoltà a esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale ma soprattutto l’assenza, nella legislazione italiana, di un riconoscimento delle famiglie costituite da persone dello stesso sesso. In questa giornata non parliamo dell’ipotesi minimale delle unioni civili ma del matrimonio egualitario con adozioni consentite. Desideriamo rinviare il tema delle adozioni a un incontro specifico del mese prossimo, intendendo con questo termine quelle non a distanza ma reali.

Oltre dunque l’ipotesi governativa italiana dell’adozione di figli dei membri dello stesso nucleo famigliare.

Abbiamo letto le dichiarazioni avanzate sia del Presidente Obama e sia della candidata Clinton, destinata speriamo a succedergli, e siamo incoraggiati così come abbiamo tanto apprezzato la raccolta di firme della petizione di Amnesty International sul matrimonio egualitario.

Pensate che quando le nostre assemblee quaccheri di chiesa decisionali votarono a Londra la scelta dei matrimoni egualitari, dovevano nel 2009 attendere ancora 6 anni prima che la Legge fosse approvata dal Parlamento. Ci hanno seguito negli anni le chiese luterani scandinave e quest’anno la chiesa anglicana, circa i matrimoni religiosi egualitari.

In Italia siamo l’unico gruppo di fede cristiana che si esprime per il matrimonio e non per le unioni civili come optano i valdesi.  Meglio soli che male accompagnati.

Di certo lo Spirito Santo non è una proprietà privata delle chiese e l’orientamento ecumenico che ci contraddistingue non ci impedisce di saper distinguere che tutti i credenti sono eguali davanti a Dio. E operano in virtù della universalità della chiesa che non è un partito o una casacca di potere.

Iniziamo col leggere la dichiarazione sul tema della massima assemblea di Londra del 2009 che chiarisce in modo inequivocabile la nostra certezza di Fede. Non confondiamo le strade dei partiti con il centro della nostra fede della eguaglianza di tutte le persone umane di fronte a Dio è allo Stato.

Il matrimonio non dunque alla stregua della benedizione di una scolaresca all’inizio dell’anno scolastico ma un matrimonio egualitario a tutti gli effetti

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Fra un intervento e l’altro è previsto nei nostri meeting il silenzio meditativo o di preghiera, per la ricerca della illuminazione personale, l’intervento ispirato da Dio da condividere con gli altri. In Gran Bretagna il silenzio occupa quasi per intero l’incontro mentre in America e Africa (dove vive la maggioranza oggi dei quaccheri) è solo una parte del culto programmato. Io mi sento dei loro.

Benvenuta anche la 54esima persona.

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Il matrimonio per tutti, sia persone eterosessuali che persone Lgbt, ha il medesimo fondamento dell’amore fra due persone. La libertà. Non ha alcuna importanza il sesso, la nazionalità o altro come l’etnia o la lingua parlata. Come tutti i fondamenti fra esseri umani l’amore si basa sulla reciproca fiducia dei due partner e per i credenti dell’Amore incondizionato di Gesù per tutte le creature di Dio.

Un patto di fiducia che si inserisce nel rapporto di fiducia fra Creato e creature umane nel libero arbitrio.

Un cuore libero ci serve per accogliere l’altra persona nella propria vita. Se esiste l’affetto, le difficoltà che si incontrano possono essere superate. Come il dolore o la malattia. La povertà o la distretta personale.

Non stiamo parlando di un sacramento o convenzioni ecclesiastiche ma di un libero patto fra due persone che si amano. Responsabilmente ma nella libertà, dopo un periodo di fidanzamento.

È legittimo che la coppia se lo desidera nel profondo del cuore possa adottare dei bambini, magari orfani senza più genitori. La cosa fondamentale in ogni famiglia non ricca,  da potersi permettere la maternità surrogata, è quella di essere un focolare di amore anche per la crescita responsabile di bambini sfortunati. Due papà o due mamme sono sempre meglio di un orfanotrofio. Saggezza e forza possano e debbono essere l’aiuto a creature deboli e poveri nell’affetto.

Testimonianza gioiosa di una vita dignitosa e speranza di un futuro di pace e giustizia solidale.

Ci sono ovviamente insidie e fatiche quotidiane nel cammino di coppia e proprio per questo è necessario che oltre al vincolo spirituale e religioso, il sostegno degli Amici e delle persone care, c’è la necessità di una legge che garantisca l’unione tra tutte le coppie che si dichiarano amore. Senza distinzione di orientamento sessuale.

Il Vangelo di Gesù ci ha reso liberi come cristiani di amare il prossimo come noi stessi. Anche dopo la morte di un partner. Con  tutti i problemi connessi nella pratica quotidiana, col lutto

Questo solo comandamento supremo dell’Amore fonda la libertà di matrimonio per tutti, incluse le persone LGBT. Non abbiamo la legge della tradizione ma solo quella dell’Amore.

Di questo dobbiamo rispondere a Dio per la beatitudine eterna. Gesù ci ha portato IN questo patto di fiducia e su questo ci orientiamo nella vita quotidiana, con una cultura etica verso il vicino e il lontano. Facendoci ispirare dal Dio che è dentro di noi.

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Se Dio ci ha scelto nel 1600 per dare testimonianza dell’eguaglianza delle donne e degli uomini nelle assemblee di chiesa, un secolo prima della Rivoluzione francese, da anni ormai, ossia dal 2009, ci chiama a esprimere l’eguaglianza di tutte le persone anche LGBT attraverso il matrimonio egualitario. Non avendo clero o pastori da reclamare per l’ascolto della Luce di Dio in ciascuno e ciascuna di noi.

Nessun rito.

Egli è luce per i nostri cuori, ci sostiene nel diritto inalienabile della persona quale è il matrimonio per tutti

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Se Dio ci ha scelto nel 1600 per dare testimonianza dell’eguaglianza delle donne e degli uomini nelle assemblee di chiesa, un secolo prima della Rivoluzione francese, da anni ormai, ossia dal 2009, ci chiama a esprimere l’eguaglianza di tutte le persone anche LGBT attraverso il matrimonio egualitario. Non avendo clero o pastori da reclamare per l’ascolto della Luce di Dio in ciascuno e ciascuna di noi.

Nessun rito.

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La decisione storica in Europa fra le chiese cristiane

I Quaccheri concludono oggi in Gran Bretagna un lungo e approfondito processo di riflessione sul modo di avvicinarsi al matrimonio e alla convivenza con un compagno dello stesso sesso.

Il documento riporta le loro decisioni in questo modo: Documento numero 25 dell’Assemblea Annuale della Sofferenza del 31 luglio 2009, con riferimento al Documento numero 17; si è tenuto un incontro lo scorso martedì pomeriggio durante il quale alcuni relatori hanno condiviso le personali esperienze dei loro anniversari e ammissioni pubbliche sugli scambi dei reciproci impegni d’amore. Questi Amici si sono sentiti sostenuti dai partecipanti ai vari incontri nei loro rapporti, ma hanno espresso rammarico sul fatto che laddove c’è un percorso chiaro e delineato a sostegno delle coppie formate da rappresentanti di sesso opposto, non sono altrettanto chiare le possibilità di riconoscimento di coppie formate da rappresentanti dello stesso sesso ed esse possono cambiare ampiamente da incontri a incontri.  Amici che  sentono che il loro rapporto di coppia è normale e privato piuttosto che fuori dal normale e pubblico; essi si sono sentiti chiari pionieri nel raccontare e testimoniare le loro esperienze.

Questa pubblica condivisione di esperienze nei rapporti personali ci ha spinti ad aggiungere al nostro chiaro senso che, a 22 anni di distanza dall’aver delineato alcune linee guida all’Assemblea della Sofferenza, consideriamo allo stesso modo sia le coppie formate da rappresentanti dello stesso sesso di quelle rappresentate da matrimoni di rappresentanti di sesso opposto, riaffermando la nostra visione centrale che il rapporto di coppia o il matrimonio è prodotto dal Signore e noi siamo semplici testimoni di tutto ciò. Il problema di un riconoscimento legale da parte dello Stato è una faccenda secondaria.

Noi perciò chiediamo all’Incontro della Sofferenza di prendere posizione per mettere in pratica questa presa di posizione e di mettersi d’accordo per delineare una revisione delle parti principali della fede e della pratica dei Quaccheri, in modo tale che matrimoni tra membri dello stesso sesso possano essere preparati, celebrati con testimoni, legalmente legittimati dallo Stato, tanto quanto lo sono quelli tra membri di sesso opposto. Noi ancora chiediamo all’Assemblea della Sofferenza di intraprendere con i rappresentanti dei nostri Governi di cercare di trovare un cambiamento determinante nella legislazione corrente in modo tale che matrimoni dichiarati tra membri dello stesso sesso siano riconosciuti come legalmente validi, senza ulteriori sviluppi, allo stesso modo dei matrimoni tra membri di sesso opposto celebrati nei nostri incontri. Noi non chiederemo per ora ai nostri ministri di operare contro la legge, ma è comprensibile che la legge non deve precludere loro il fatto di giocare un ruolo centrale nella celebrazione e registrazione dei matrimoni con membri dello stesso sesso.

Abbiamo ascoltato voci dissenzienti durante la fase di passaggio che ci hanno portato a prendere una tale decisione e ci è stato ricordato della necessità di esprimere tenerezza verso coloro che non sono con noi e che troveranno questo cambiamento difficile. Ma noi abbiamo anche bisogno di ricordare, inclusa  nella nostra revisione della fede e pratica quacchera, quegli Amici che vivono da soli, che lo facciano o no per scelta personale.

Noi sentiamo il bisogno di spiegare la nostra decisione alle altre comunità cristiane, a comunità di altre fedi religiose e certamente ad altre Assemblee Annuali quacchere, e pregare perché ci sia un dialogo continuativo d’amore, persino con coloro che probabilmente dissentono fortemente con ciò che affermiamo come nostra interpretazione della volontà di Dio per ora e per noi.

Come conseguenza di tale decisione, Martin Ward, ministro dell’Assemblea Annuale Quacchera, ha affermato: “Questo documento è il risultato di un lungo periodo di consultazioni e di ciò che noi chiamiamo trebbiatura nei nostri incontri locali, culminate in due Assemblee Annuali di raccolta. Durante tali incontri, secondo la pratica, abbiamo ascoltato la voce di un ministro levarsi alta nel silenzio di una funzione religiosa per guidarci nell’interpretazione della volontà di Dio per una società religiosa e l’abbiamo registrata in questo documento”.

Media Information

Anne van Staveren

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Facciamo memoria dei nostri martiri nonviolenti per rinsaldare il coraggio della Fede senza intermediari e ascoltando lo Spirito che è in ciascuno di noi, come dono del Creatore, che ci ha pensati ad immagine e somiglianza di Dio. Senza privilegiare una parte a danno di altre. Tutti siamo figli e figlie del Signore Unico.

Per questo le nostre assemblee supreme si chiamano della sofferenza: in loro ricordo

Al momento attuale i gay possono sposarsi nei seguenti stati europei (in ordine cronologico): Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca (anche in Groenlandia, dal 2015), Francia, Inghilterra, Galles, Scozia, Lussemburgo, Finlandia (dal 2017), Slovenia e Irlanda.

Negli USA il matrimonio è legale nel District of Columbia e nei seguenti stati: California, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Iowa, Maine, Maryland, Massachusetts, Minnesota, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, New York, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, Vermont e Washington. Nello Utah la Corte Superma USA ha momentamente sospeso la celebrazione dei matrimoni ugualitari. Per quel che riguarda le tribù degli Indiani d’America, queste sono quelle che riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso: i Coquille (Oregon) dal 2008; nel 2001 è stata la volta dei Suquamish (Washington); nel 2013 il matrimonio ugualitario è stato istituito nelle tribù dei Little Traverse Bay Bands degli Indiani Odawa (Michigan), Santa Ysabel (California), Pokagon Band of Potawatomi Indians (Michigan), Colville (Washington) e Leech Lake Band of Ojibwe (Minnesota). Inoltre, per rimanere in America, le persone dello stesso sesso possono contrarre matrimonio in Argentina, Canada e Uruguay. Per quel che riguarda il Messico le nozze gay sono permesse nel distretto di Città del Messico e negli stati di Colima, Oaxaca e Quintana Roo.

In Brasile le nozze gay sono permesse nei seguenti territori (in ordine alfabetico): Alagoas, Bahia, Ceará, Distretto Federale, Espírito Santo, Mato Grosso do Sul, Paraíba, Paraná, Piauí, Rio de Janeiro, Rondônia, San Paolo, Santa Catarina, Sergipe.

Dal 2006 è legale il matrimonio gay in Sudafrica. Anche in Nuova Zelanda il matrimonio ugualitario è permesso.

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Beati voi, fratelli e sorelle gay, lesbiche, etero, bisessuali e transessuali: ognuno di voi è unico ed è il riflesso glorioso dell’amore di Dio e della Sua stupefacente creatività.

Beati voi quando avete il coraggio di portare nelle relazioni affettive la verità di chi siete: voi sanate e rafforzate il corpo di Cristo!

Beati voi che sfidate gli stereotipi e le caricature: voi portate luce al mondo!

Beati voi che denunciate le ipocrisie della religione: voi contribuite all’affermarsi della pace e della giustizia!

Beati voi quando lottate per la piena uguaglianza ed inclusione: voi rendete onore alla sacralità di ogni persona!

Beati voi quando formate nuovi tipi di famiglia fondati sull’amore più che sulla legge: voi incarnate la verità che tutti gli uomini sono una grande famiglia!

Beati voi che aspirate ad adorare in Spirito e Verità, che fate sorgere le vostre preghiere da un cuore umile: lo Spirito Santo vi guiderà e darà ispirazione!

Beati voi che date da mangiare agli affamati, offrite conforto ai morenti, cure agli infermi, ospitalità ai senza tetto, vicinanza a chi è da solo, fiducia a chi è senza speranza: voi siete Vangelo, siete la Buona Notizia che questo mondo ferito ha un disperato bisogno di ascoltare.

Beati voi che siete umiliati e perseguitati, e nonostante tutto perseverate nella Fede, nella Speranza e nella Carità! Rallegratevi e siatene fieri, perché Dio si manifesta in voi!

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400 mamme in un anno abbandonano i figli partoriti in Italia! Gli orfanotrofi sono pieni di bambini in tutto il mondo

Sia consentito alle famiglie arcobaleno l’adozione di figli e figlie. Due padri o due madri sono sempre meglio che niente.

“Né in questo tempio né in quell’altro, ma in spirito e verità” (Vangelo di Giovanni, cap. 4)

Segnalo sul sito quaccheri una guida per i perplessi sulla omogenitorialita’ e un parere qualificato. Leggetelo pure quando avete tempo in settimana nella pagina bambini

Basta scegliere la pagina bambini sul sito quaccheri per conoscere in modo approfondito il tema

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Importante un chiarimento di natura terminologica: in ambienti profondamente sensibili alla nostra questione, ho imparato l’uso (a mio giudizio assai appropriato) dei termini “omoaffettività” ed “omosentimentalità”, i quali aiutano a prestare la necessaria attenzione al fatto che i gay e le lesbiche si scambiano l’amore, non appena il sesso. Il loro è un rapporto di coppia a pieno titolo, con tutte  le complessità e le sfaccettature proprie di ogni amore. Tuttavia, ho comunque deciso di usare più espressamente il termine “omosessualità” per il fatto che, per ciò che attiene all’aspetto che vogliamo approfondire quest’oggi, le chiese cristiane mostrano spesso una certa riluttanza ad accettare, di queste relazioni, proprio l’elemento squisitamente  sessuale (sia pure entro l’accezione estremamente riduttiva e chiaramente fobica della “genitalità”).

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Finché permetteremo che in nome di una fraintesa libertà di parola qualcuno potrà dirti che sei sbagliato, che la tua vita è immorale, che sei “intrinsecamente disordinato” o comunque, proprio perché è una persona aperta, fa lo sforzo di tollerarti negandoti i diritti o persino di apprezzarti, nonostante la tua omosessualità, allora non dobbiamo meravigliarci se un adolescente, durante il periodo più bello ma più fragile della sua esistenza, vinto dall’indifferenza, dal disprezzo o dalla derisione, anche e soprattutto dei suoi coetanei, prenda la decisione più terribile ma anche la più risolutiva: farla finita!

Signore, finché un solo uomo, in ragione del suo credo, della sua pelle, della sua affettività, del suo modo di essere, viene discriminato, offeso, ucciso, si rinnova per te lo strazio della croce e noi non riusciamo a sentirci degni del tuo infinito amore di padre.

Apri le nostre menti ed i nostri cuori, affinché l’esortazione all’accoglienza reciproca si compia senza riserve e senza distinguo, forti dell’amore incondizionato che abbiamo ricevuto e riceviamo ogni giorno da te.

Tutte le famiglie fondate sull’amore sono sacre.

Amen.

Padre Nostro

(versione ecumenica, Perugia 1999)

Padre nostro che sei nei cieli

Sia santificato il tuo nome

Venga il tuo regno

Sia fatta la tua volontà

Come in cielo anche in terra

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

E rimetti a noi i nostri debiti

Come anche noi li rimettiamo ai nostri

debitori

Non indurci in tentazione

Ma liberaci dal Male

Tuo è il regno, la potenza e la gloria

Nei secoli dei secoli. Amen

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Salutiamo tutti i Pride che si terranno in questo mese in tutte le principali città in Italia e nel mondo. Servono anche contro il bullismo omofobo.

La manifestazione di sabato prossimo contro i diritti dei gay a Roma è contro il progresso della civiltà umana e sociale in Italia e in favore di un Dio snaturato dall’odio e dal pregiudizio. Un feticcio religioso di conservazione dell’ingiustizia. Che ha garantito l’oppressione dei più deboli

L’amore conta è lo slogan che unisce ai pride

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Se desiderate celebrare un matrimonio religioso fra persone dello stesso sesso in Italia, indipendentemente dalla mancanza di una legge che regola civilmente la materia, possiamo esaminare la richiesta alla luce della semplicità della Fede quacchera, che invita alla ricerca dell’essenziale e del rapporto di bene con Dio e il partner scelto. Non ci sono catechismi da imparare ma solo ascolto del proprio cuore. Perché ogni persona è illuminata dallo Spirito Santo.

Maurizio si rende disponibile a interagire positivamente con chiunque che cerchi una possibilità concreta. Il sito che ho costruito nelle scorse settimane contiene anche i principi per cui ci riconosciamo

I principi quaccheri sono chiamati” elementi di prova”; sono facili da elencare:

il riconoscimento dell’esistenza della” luce interiore” ” Particella di Dio” all’interno di ogni persona, indipendentemente dall’età, sesso, sociale lo stato, razza o origine etnica, anche carattere morale, quindi

Rispetto per tutti; prova di uguaglianza proveniente da principi primi;

La verità – e il desiderio di” dire la verità” in tutti i casi della vita;.

l’amore (da qui la reciproca assistenza e supporto a tutti umiliati, deboli e perseguitati);

La pace e il rifiuto di ogni violenza e l’uso di armi;

La prova della semplicità è il rifiuto dal lusso e spese eccessive.

Maurizio non lavora e non può permettersi viaggi, vive di poco. Comprendete.

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Messaggio di fratellanza per il quotidiano: il mondo si cambia con l’esempio

Dovrebbe essere attivata in sede di rinnovo della carta d’identità il consenso alla donazione degli organi, come avviene già in tanti comuni.

Verrà scritta nel retro del documento come nell’esempio riportato.

Se volete aiutare concretamente il prossimo e non avete patologie particolari, diamo una mano alla donazione volontaria che può salvare altre vite umane. Grazie se vi ricordate di chiedere all’impiegata/o SIA NEL CASO SIA OPERATIVA SIA NEL SOLLECITARE LA POSSIBILITÀ.

Io spero che i Comuni organizzino anche la raccolta dei testamenti biologici del cittadini che ne fanno richiesta.

Spero che un consigliere comunale in ciascuno di essi presenti la proposta come avviene già in tantissimi comuni italiani. E che la Giunta la accolga.

Oggi è tra l’altro la giornata di donazione del sangue. Una bella occasione per riflettere

Ho pensato di organizzare per il prossimo mese di luglio una veglia di preghiera contro la violenza alle donne, aiutate nella diffusione dell’evento.

Numeri Istat che parlano da soli e che continuano a stupirci: il 31,5% delle donne in Italia nella loro vita ha subito o violenza fisica e/o sessuale, vale a dire 6milioni e 788mila donne. Lo stesso dato del 2006. Non è cambiato nulla nonostante la legge contro il femminicidio.

Portate le vostre preghiere e meditazioni che lo Spirito vi suggerisce. Sarete tutti e tutte invitati

http://m.youtube.com/watch?v=XLElL_JJxuA

Chiudiamo così l’incontro odierno, lieti di darvi il benvenuto al prossimo incontro del 19 luglio, domenica, nel meeting di preghiera contro la violenza alle donne.

Amen

Segue gli avvisi sulle attività fatte in questo mese. Oggi abbiamo superato il grande numero di persone per la veglia contro l’omofobia del mese scorso. Grazie ancora.

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Questo mese è stato costruito il sito in italiano http://www.quaccheri.wordpress.com

Si consolida l’esperienza su whatsapp di aiuto spirituale LGBT di una meditazione quotidiana al 324666477

Si è offerto con soddisfazione le indicazioni di carità a due persone con riferimento a Milano, un italiano e un pakistano: sono leggibili le indicazioni fornite sulla pagina carità del sito

Diversi i colloqui telefonici di conforto, sono stati raggiunti 50 gruppi lgbt di Facebook

Colletta del mese

Aiutaci con un bollettino postale a favore di Maurizio Benazzi, con causale quaccheri, sul conto BANCO POSTA numero 30592190. Se preferisci il bonifico ecco l’IBAN: IT 16 K 07601 01600 0000 30592190 Filiale di Olgiate Olona – intestato a Maurizio Benazzi

Cerchiamo uno sponsor per sostenere le nostre attività

 

orso emaciato commuove il web

Meeting del 31 ottobre 2015

O Dio di grazia, noi ti diamo lode per il tuo amore infinito e per lo splendore della creazione, per le nostre vite e per la sorpresa dell’amore umano. Ti rendiamo grazie e ti preghiamo per tutte le coppie gay e lesbiche cristiane per aver suscitato in loro il desiderio di relazione, chiamandoli fuori dall’isolamento, dando loro forza contro il pregiudizio e contro la paura, stringendoli/e in un caldo abbraccio con tutti/e coloro che li amano. Spargi con abbondanza la tua benedizione su di loro possano crescere nell’amore reciproco, per Te e per il Tuo creato. Concedi loro di essere fedeli alle promesse di questa giornata negli anni che verranno e dà loro la forza che proviene dallo Spirito Santo, così che possano crescere nell’amore, nella gioia e nella pace del nostro Salvatore Gesù Cristo.

Concedi a loro nella libertà di una scelta responsabile la possibilità di adottare figli

oltre il disegno di Legge parziale in discussione in Parlamento

Te lo chiediamo nel nome di Gesù, la nostra Luce e in nostro Salvatore

Amen.

Lessico:

L’omogenitorialità è il legame, di diritto o di fatto, tra uno o più bambini (sia figli biologici sia adottati) e una coppia di persone omosessuali.

Il termine omoparentalità è utilizzato come sinonimo, composto di “omo-” e “parentalità”

La Scienza

 

L’American Psychological Association (APA Associazione Psicologi Americani) nel 2004 ha dichiarato di opporsi a qualsiasi discriminazione fondata sull’orientamento sessuale in materia di adozioni da parte di persone omosessuali:

« Pertanto si è deliberato che l’APA si oppone a qualsiasi discriminazione fondata sull’orientamento sessuale in materia di adozione, custodia dei figli e di visita, affido, e servizi di salute riproduttiva; che l’APA ritiene che i bambini allevati da una coppia dello stesso sesso debbano beneficiare dei legami giuridici con ciascun genitore; che l’APA sostiene la tutela delle relazioni genitori-figli attraverso la legalizzazione delle adozioni congiunte e delle adozioni di bambini dal secondo genitore di bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso; che l’APA assume un ruolo di leadership nel contrastare ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale in materia di adozione, custodia dei figli e di visita, affido, e servizi di salute riproduttiva; che l’APA incoraggia gli psicologi ad agire per eliminare ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale in materia di adozione, custodia dei figli e di visita, affido, e servizi di salute riproduttiva nella loro pratica, la ricerca, l’istruzione e la formazione (American Psychological Association, 2002); che l’APA deve fornire risorse scientifiche e didattiche che informano il dibattito pubblico e lo sviluppo delle politiche pubbliche in materia di discriminazione basata sull’orientamento sessuale in materia di adozione, custodia dei figli e di visita, affido e servizi per la salute riproduttiva e che assistono i suoi membri , divisioni, e lo stato affiliato, provinciali e associazioni psicologiche territoriali. »

 

Gli studi sui quali si basano le posizioni ufficiali dell’American Psychological Association,Ame rican Psychiatric Association, American Academy of Pediatrics, Australian Psychological Society e Australian Medical Association e altre associazioni di professionisti che operano nel campo della salute mentale hanno evidenziato che non sussistono differenze negli effetti della omogenitorialità rispetto alla genitorialità eterosessuale sul benessere mentale del bambino.

 

Anche l’American Psychiatric Association ha espresso posizioni simili ed insieme ad altre associazioni di professionisti ha firmato un documento in cui si esamina la letteratura in merito alla salute delle persone omosessuali e dei minori cresciuti con genitori omosessuali evidenziando che i minori beneficerebbero del diritto al matrimonio delle coppie omosessuali; nello stesso testo si esprimono anche dubbi sulle cosiddette “terapie riparative” rispetto alle quali si nota la mancanza di ricerche scientificamente valide che sostengano la riuscita o la sicurezza di tali interventi

 

 

Corte europea dei diritti dell’uomo

La Corte europea dei diritti dell’uomo nel febbraio 2013 ha accolto il ricorso portato avanti da una donna omosessuale austriaca che nel suo Paese si era vista negare la possibilità di adottare il figlio della propria convivente come consentito all’interno delle coppie conviventi di sesso diverso, sentenziando che tale negazione costituisce discriminazione per orientamento sessuale e violazione del diritto al rispetto della vita familiare; nel gennaio 2008 la Corte aveva fatto valutazioni simili accogliendo il ricorso portato avanti da una donna omosessuale francese che nel suo Paese si era vista negare la possibilità di adottare un minore da persona singola come consentito alle persone singole eterosessuali.

La situazione

Le coppie dello stesso sesso possono accedere all’adozione di minori in 21 Paesi: Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria, Islanda, Malta, Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina, Brasile, Uruguay, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda.

Altri Paesi, pur non consentendo l’adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso, riconoscono a chi è in coppia con una persona di sesso uguale l’adozione dei figli naturali e adottivi del partner; tra questi vi sono Germania, Finlandia e Groenlandia.

L’adozione dei figli naturali e adottivi del partner è conosciuta anche come adozione del figliastro (espressione desueta), o stepchild adoption. E’ quella che introduce la Riforma Renzi in discussione al Parlamento.

Nel 2014 il Tribunale dei Minori di Roma ha ritenuto che nessuna legge esprima il divieto per un genitore omosessuale di richiedere l’adozione del figlio del partner, considerando che l’obiettivo primario è «il bene superiore del minore, la domanda può essere posta anche da persona singola. », acconsentendo così alla prima adozione legale LGBT in Italia, tra due donne.

Esaminiamo due stati latini europei:

In Spagna l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso è legale ai sensi del Codice Civile spagnolo così come modificato dalla legge che nel 2005 ha aperto il matrimonio, e con esso l’adozione congiunta di minori, alle coppie dello stesso sesso. In conformità a quanto previsto dal Codice Civile, gay e lesbiche possono adottare bambini anche da persone singole così come è permesso a chi è eterosessuale.

In Francia l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso è legale ai sensi del Codice Civile francese così come modificato dalla legge che nel 2013 ha aperto il matrimonio, e con esso l’adozione congiunta di minori sia nella tipologia semplice sia nella tipologia plenaria, alle coppie dello stesso sesso Inoltre, gay e lesbiche possono adottare bambini anche da persone singole così come è permesso a chi è eterosessuale

La possibilità di adottare congiuntamente minori, essendo prerogativa delle coppie di qualsiasi composizione sessuale unite in matrimonio, non è consentita alle coppie dello stesso sesso (o di sesso diverso) conviventi, le quali però possono comunque beneficiare delle norme del Codice Civile francese che consentono a qualsiasi genitore in convivenza con una persona dello stesso sesso o di sesso diverso la possibilità di delega totale o parziale dell’esercizio della podestà genitoriale in favore del partner

A livello regionale, nelle comunità autonome spagnole di Catalogna, Aragona, Navarra, Paesi Baschi e Cantabria la possibilità di adottare congiuntamente minori è consentita anche alle coppie dello stesso sesso (e alle coppie di sesso diverso) conviventi

In Italia oggi

Partiamo anzitutto dai dati sulla casistica nazionale: la cifra “considerevole” di 100.000 bambini cresciuti da genitori gay o lesbiche è stata diffusa in un report patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità 1 e ovviamente non fa riferimento a bambini cresciuti da coppie omosessuali conviventi che, come riportato dai dati ISTAT 2012, sono certamente in numero esiguo. Vorrei sottolineare in proposito che la legislatura italiana non prevede riconoscimento giuridico alle coppie omosessuali (e quindi tanto meno alla genitorialità e alla possibilità di pianificare una gravidanza o di adottare un bambino) ed è quindi evidente che la maggior parte di questi bambini sono stati concepiti in precedenti unioni eterosessuali.

La nota

Nessuno vuole per esempio negare l’importanza dell’allattamento al seno, ma certamente questa tematica non viene utilizzata quando si parla di genitorialità adottiva da parte di coppie eterosessuali oppure quando una madre, per difficoltà mediche o psicologiche, non riesce ad allattare. Non credo che nessuno si sognerebbe di dire che non può essere comunque un buon genitore. E credo che questo valga anche per quanto riguarda le opinioni dei maggiori psicologi che si sono occupati di bambini. Anzi, è proprio a partire dal pensiero di questi autori (Winnicott, Bowlby, ecc.) che mi chiedo se non sia più opportuno guardare alla genitorialità e al legame di attaccamento tra genitore e bambino secondo parametri più attendibili. Cosa fa di un individuo un buon genitore? E cosa permette ad un bambino di crescere sano? La biologia, il genere, l’orientamento sessuale di chi se ne prende cura o non piuttosto la sua capacità di amare e di occuparsi del bambino sostenendo il suo sviluppo? Come dice un altro autorevole psicoanalista, presidente della Società Psicoanalitica Italiana, la “funzione materna [e] funzione paterna [che] potranno essere esercitate in modo non necessariamente coerente con l’appartenenza biologica. […] Che ben vengano bambini di coppie che si amano e che siano capaci di buoni accoppiamenti mentali. Non sarà il sesso biologico dell’uno o dell’altro ad aver più peso ma le attitudini mentali dell’uno e dell’altro. I figli li faccia chi ha voglia di accudirli con amore. Ciò che conta in fondo è che ogni bambino abbia il suo Presepe, la sua festa, che sia accolto e amato come un prodigio”.

Il Governo Canadese

La relazione del governo canadese del 2006

Nel maggio 2006, una relazione fatta dal Dipartimento di Giustizia del Canada sullo sviluppo delle abilità sociali dei bambini attraverso i vari tipi di famiglia e pubblicata successivamente dal governo canadese, nonostante il primo ministro Stephen Harper (CPC) sia contrario all’omogenitorialità, ha evidenziato che:

« La conclusione che si deduce dalla letteratura empirica è che la gran parte degli studi mostrano che i bambini che vivono con due madri e i bambini che vivono con un padre ed una madre hanno lo stesso livello di competenza sociale. Pochi studi suggeriscono che i bambini con madri lesbiche potrebbe avere una migliore competenza sociale, ancora meno studi dimostrano l’opposto, ma la maggior parte degli studi fallisce nel trovare qualsiasi differenza. Anche le ricerche condotte su bambini con due padri supportano queste conclusioni. »

Libertà dei diritti civili

Uno studio dell’American Civil Liberties Union dimostrò che la maggior parte degli studi comparati sociologici indicano che i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali sono «relativamente normali».

Quando si comparano questi bambini con quelli di genitori eterosessuali, non si nota alcuna differenza «nelle valutazioni di popolarità, nell’adeguamento sociale, nei comportamenti di ruoli di genere, identità di genere, intelligenza, coscienza di sé, problemi emotivi, propensione al matrimonio e alla genitorialità, sviluppo morale, indipendenza, nelle funzioni del sé, nelle relazioni con gli oggetti o autostima».

Come dichiarato il 28 luglio e 30 luglio 2004 l’American Psychological Association sostiene le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e l’omogenitorialità.

L’American Medical Association ha pubblicato una dichiarazione simile a supporto delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e ha fatto appello ai suoi membri affinché lottino per una riduzione delle disparità nel sistema sanitario per i bambini con genitori omosessuali

Ospite

Questa volta il meeting affronta un problema di grande rilievo, che , a mio parere, ne pone uno di maggiore spessore : l’Italia è un paese laico?

Io credo che in ogni stato ogni persona debba essere libera di praticare il proprio credo religioso finche’ non invade la sfera dei diritti altrui ma ogni governo dovrebbe limitarsi a permettere questa libera esplicazione senza intromettersi in alcun modo in questioni, che investono la coscienza individuale di ognuna/o.

In Italia invece assistiamo a pesanti interventi della Chiesa Cattolica ed assistiamo ad un Parlamento, dove i diritti civili divengono merce di scambio fra partiti e movimenti presenti senza alcun rispetto per la coscienza individuale o per le situazioni, che si vorrebbero regolare poiche’ fanno ormai parte della società italiana da tempo.

Mi riferisco in particolare alla vicenda delle unioni civili(premessa alle adozioni gay)  dove assistiamo all’invenzione dell’assurdo acronimo “formazioni sociali specifiche” mentre tutti i giorni pure una persona equilibrata e attenta al sociale come il segretario della CEI pare in preda ad una fobia di attacco continuo ad ogni sentir parlare di unioni civili e dove assistiamo all’invenzione della teoria del “gender” al semplice manifestare simpatia al riconoscimento dei diritti LGBT.

In questo quadro, che manifesta ancora una volta come l’Italia sia estremamente indietro nell’affermazione di una democrazia laica e liberale dove il Parlamento legifera e la Chiesa Cattolica esprime la propria opinione, cercando di formare eventualmente le coscienze ma riconoscendo la pluralità delle idee e soprattutto che l’era del  potere temporale anche indiretto è finita , sarebbe forse l’ora di suonare, come spesso ci avverte la rivista Critica Liberale ,la riscossa laica e democratica magari nel nome di Mazzini per affermare, ad esempio, che la Chiesa  deve con un atto spontaneo rinunciare ai privilegi concordatari ma al piu’ deve fare con lo stato accordi su specifiche questioni: tutela e fruizione dei beni culturali, comunicazione, interventi nel sociale nella costruzione di un sistema di sussidiarietà orizzontale,….

In questo contesto forse si potrebbe affermare ciò che sta scritto proprio nel manifesto di convocazione del meeting ovvero i bambini appena nati ricevono amore, cura e nutrimento. Nell’atto di amore si hanno il nome, sorrisi, condivisione del linguaggio e sguardi ma soprattutto che due papà e due mamme sono in grado di trasmettere ad ogni bimbo o bimba l’amore che Gesù ha per ogni essere vivente, che venga al mondo.

Danilo Bruno -consigliere federale dei Verdi

Benediciamo oggi il patto d’amore di ogni coppia incluse quelle LGBT e le loro

libere scelte di adottare un figlio.

Fin dai tempi antichi

un patto è una pubblica dichiarazione d’impegno che lega chi lo stringe

in una relazione duratura. La Bibbia ci narra del patto che Dio ha stretto

con gli esseri umani; il patto di Dio con Israele è stato alla base della

liberazione dalla schiavitù in Egitto. Con il patto che Gesù ha stretto con

loro, i suoi discepoli hanno costituito una comunità in cui non c’è più né

maschio né femmina, né Giudeo né Greco, né schiavo né libero, ma tutti

sono uno nella fede.

Ogni nostro patto con famigliari ed amici/e può essere segno della

fedeltà di Dio e del suo amore, se diventa espressioni viva delle promesse

divine e fonte di speranza per tutti/e.

Anche la responsabilità dell’adozione è un patto di fedeltà a Dio e al prossimo.

 

 

Preghiera e benedizione

Signore Dio nostro, ti lodiamo e ti ringraziamo, perché in

Cristo ci hai chiamati a essere figli e figlie tue e a vivere non per noi

stessi, ma gli uni per gli altri.

Tu hai guidato questi due fratelli/queste due sorelle, li hai sostenuti/e

nella prova e nelle difficoltà: la difficoltà di accettare sé stessi/e, in una

società che ti addita come peccatore/trice per quella che è la natura che

tu gli hai donato, la difficoltà di farsi accettare dagli altri; ma nel tuo

amore e nella tua grazia questo cammino è divenuto un percorso che li/

e ha portati/e a guardare oltre se stesse/i, al loro prossimo e ad essere

uno strumento di consapevolezza e di crescita per tanti. La loro capacità

di amare si rivela innanzitutto nella loro relazione, tuo dono di grazia,

un dono che vive di condivisione.

Sii tu la loro luce in ogni giorno a venire, affinché la loro unione

continui a essere spazio di accoglienza per molti e testimonianza della

pienezza di vita che da ogni amore può fiorire.

Amen.

 

Vieni, Signore, e consolaci con la tua presenza. Vieni e

benedici noi che a te affidano il cammino futuro. Noi ti

siamo grati per l’ amore reciproco: Tu che sei l’amore, rafforza in

noi la fiducia reciproca, la lealtà, l’armonia. La Fede in te

Vieni, Signore, e resta con noi. Nel nome di Gesù, il Cristo.

Amen.

 

Dio vi benedica e vi protegga.

Dio, madre tenera, vi benedica e vi circondi con il Suo amore.

Dio, padre amorevole, vi benedica e vi custodisca con la Sua cura.

Dio, amico fedele, amica affidabile, vi benedica e vi consoli.

Possiate sperimentare la benedizione di Dio nella vostra vita comune,

giorno dopo giorno e notte dopo notte: nessuno potrà togliervi dalla

mano di Dio.

Nessuno potrà separarvi da Dio, nessuno potrà cancellare i vostri nomi

dal cuore di Dio.

Dio benedica voi e la vostra vita.

Amen.

Al prossimo Meeting di Novembre che sarò anche via video: munitevi di cam e scaricate il programma di Skype e/o Zoom per la video conferenza on line: al testo scritto integriamo la videochiamata di interazione

Maurizio è l’animatore di questa iniziativa nuova quacchera col sito che ha costruito www.quaccheri.wordpress.com e le Pagine su Facebook: quaccheri cristiani e Meeting su web degli Amici di Gesù – Quakers

Il suo volontariato è totale e se lo aiuti con un contributo per le spese vive te ne sarà grato, ricordandoti nelle sue preghiere e del circolo on line. Ha un reddito inferiore ai 300 euro mensili e fino ad ora non ha ricevuto contributi privati, non avendo pubblici o otto per mille.

Aiutaci con un bollettino postale a favore di Maurizio Benazzi, con causale Quaccheri, sul conto BANCO POSTA numero 30592190. Ecco l’IBAN personale IT 16 K 07601 01600 0000 30592190 Filiale di Olgiate Olona – intestato a Maurizio Benazzi Telefono 0039 0331 641844 o 3921943729 Indirizzo postale: via L. Tovo 3, I 21057 OLGIATE OLONA VA. Il Signore Ti benedica e Ti protegga per l’Opera religiosa preziosa perchè unica in Italia.

 

Il teologo pacifista Ragaz ci insegnava nel secolo scorso:

« Cristo è più grande del cristianesimo, ed è diverso dal cristianesimo. Dio può essere là dove la religione non è, e può non essere là dove la religione è. Egli è presente dove è fatta la sua volontà in verità, libertà, umanità e amore, nella giustizia del suo Regno. Dio odia il credo, odia la teologia, odia l’erudizione dei dottori della Legge, odia la pietà, odia il culto dove non è fatta la sua volontà nella giustizia, ma è presente dove è fatta la sua volontà anche se egli non è conosciuto o nominato. Dio si serve dei non credenti per giudicare i credenti, si serve dei pagani per svergognare i cristiani. Non il cristianesimo, ma il Regno, e nel Regno l’uomo. »

Per gli approfondimenti leggi la mia pagina https://ecumenici.wordpress.com/leonhard-ragaz/

 

Meeting su web sulla Difesa del Creato del 26 settembre 2015

Accolgo l’appello odierno di Enrico Peyretti sulla mailing list nonviolenti su “Le religioni neghino il diritto alla difesa armata”. Quindi non solo la difesa nucleare distruttrice del Creato ma anche quella armata distruttrice dell’umanità.

Apriamo così il meeting odierno sulla Salvaguardia del Creato; Se il meeting odierno è dedicato dal Papa nella città quacchera Philadelphia alle Famiglie tradizionali, noi tratteremo l’argomento delle adozioni delle famiglie gay o arcobaleno l’ultimo sabato del mese di ottobre. Siamo per una comunità religiosa inclusiva delle persone LGBT e dei loro diritti universali. Siamo certi che incontreremo il vostro favore come nei mesi di maggio e giugno scorsi.

Ma stiamo al nostro oggi con l’appello:

Le religioni neghino il diritto alla difesa armata Continuo a sostenere che non basta che le religioni instillino negli animi mitezza. Questo è già un gran bene. Ma anche le religioni cadono nel giustificare le armi come mezzo estremo di difesa. Si sa che questo diritto viene quasi sempre abusato per offendere a fini politici, territoriali, economici. In realtà, il diritto-dovere di difesa armata come extrema ratio, è oggi completamente fallito. La distruttività è arrivata al massimo, è totale, e può scattare ad ogni istante. Le armi non difendono più. Sono pura follia anti-umana. Le religioni devono capire che tocca a loro, tutte, scoprire le realtà storiche di difesa senza armi, che sono possibili quando i popoli prendono coscienza della loro forza nonviolenta verso i poteri ingiusti. Le religioni sono ancora troppo rassegnate ad un realismo disastroso e minaccioso per tutta l’umanità. Cultura e movimenti anti-armi-omicide ci sono, hanno esperienze, hanno progetti seri, che rispondono al meglio delle aspirazioni religiose: una vita insieme senza offesa e dolore inflitto. Il male c’è ma le religioni devono sapere e insegnare che ci sono forze umane e divine per combatterlo senza duplicarlo. Lo sanno, ma non sviluppano ancora abbastanza in termini di vita sociale questa coscienza e impegno. E’ un ritardo grave, quando non è complicità.  Enrico Peyretti

Appello da far circolare anche nella Vostra rete di contatti. Grazie

Il prossimo è anche il Creato
Mi sono interrogato più volte sul comandamento massimo dato da Gesù ai suoi: Amerai il tuo prossimo come te stesso (Mc 12,32).
E’ evidente che il prossimo primo a cui si riferisce sono le altre creature umane. Senza distinzione alcuna. Ma a mio avviso sono anche tutte le creature comprese quelle animali e vegetali, ambientali. Tutte accomunati dal medesimo progetto creativo di Dio.
Il rispetto che si deve a un estraneo è dovuto anche a tutto ciò che ci circonda: l’intero creato con i suoi animali, laghi, mari e fiumi, colline, monti e deserti, foreste, boschi e praterie. Per amarli come prossimo vicino occorre conoscerli come se stessi. Amare l’altro come lui vorrebbe essere amato e non come noi piacerebbe amarlo secondo una logica individualista o esclusivamente utilitarista. Le diversità sono presenti non solo nella famiglia umana ma in tutte quelle vive. L’apostolo Paolo nel famoso inno alla Carità enumera poi alcune caratteristiche come la pazienza che deve volere il bene dell’altro, la non invidia o assunzione di un sentimento di superiorità, non manca di rispetto, non cerca solo il proprio interesse, e fra le altre cose il tutto spera. Insomma la civiltà dell’Amore che ci indica Gesù è molto più ampia di quanto non si immagini con un approccio superficiale o semplicistico.  Non abbiamo i 613 precetti da osservare come aveva Gesù ma il Comandamento nuovo da lui dato ci inserisce in una dinamica di scelte personali che hanno come unico vincolo l’amore del Creato tutto. E Dio dice che non c’è comandamento più grande dell’Amore di Dio e del prossimo. L’amore del prossimo è una espressione dell’amore di Dio. A Dio sta talmente a cuore ogni sua creatura che per dargli gioia non vi è modo migliore che essere l’espressione del suo amore verso tutti.  Il comandamento completo prevede che Dio è l’unico Signore da amare con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E si conclude con Amerai il tuo prossimo come te stesso. Quel prossimo è tutto ciò che mi è vicino. Quotidiano. Che è vita creata in origine da Dio solo, nel suo disegno maestoso. E Gesù dice Io sono prima di Abramo, tramite il Vangelo di Giovanni (Gv8,58): il Creato pertanto appartiene a Lui e dobbiamo averne cura. Non solo verso tutti gli esseri umani ma anche tutte le altre creature viventi e i doni presenti in esso.  Come cristiani siamo dovuti a un’etica di rispetto della vita e della Natura.  Noi non abbiamo di proprietà nulla in esso e tutto dovrà essere consegnato alle prossime generazioni con gioia che il miracolo della vita si rinnovi. La creazione è dunque il più alto patrimonio religioso e culturale con l’ebraismo ma a ben vedere anche le altre religioni o i grandi maestri della cultura detta laica che ci invita a vivere insieme nel rispetto di ciò che ci circonda.

Tutto il nostro mondo gira intorno alla luce Pierpaolo Nunzio

Partendo da quella emessa dal Sole, senza la luce non esisterebbe la vita.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2015 Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce. In altre occasioni, l’interesse della comunità internazionale era stato indirizzato verso l’Anno dell’Astronomia (2009), l’Anno della Biodiversità (2010), l’Anno dell’Acqua (2013), ecc. Se in passato l’opinione pubblica era stata già sensibilizzata a ridurre lo spreco di energia e a diminuire l’inquinamento luminoso – quest’ultimo particolarmente importante per la ricerca astronomica e astrofisica da terra, ma anche per tutti coloro che rivolgono lo sguardo al cielo stellato – l’iniziativa del 2015 è di ben più ampio respiro. Non si tratta solo di difendere o ben amministrare qualcosa, ma di comprenderne in maggiore profondità le implicazioni e le virtualità, sia scientifiche che culturali.

Alcuni dati scientifici e natura ondulatoria e/o corpuscolare della luce

Dell’assoluta importanza dell’acqua e dell’aria come fattori determinanti per la nostra vita siamo tutti persuasi. Riflettiamo forse un po’ meno sul ruolo della luce, trattandosi di una realtà che ci accompagna e ci avvolge, in modo più discreto dell’aria e dell’acqua, ma non per questo meno essenziale. L’acqua è una semplice molecola di soli 3 atomi, due di idrogeno e uno di ossigeno, mentre l’aria è un miscuglio di svariati elementi e composti chimici in diverse proporzioni; la luce, invece, è da esse qualitativamente diversa, perché ci si presenta come energia. Riserviamo infatti il nome di “luce” a quei valori dell’energia elettromagnetica, fra circa 3.800 e 7.500 Angstrom (380 – 750 nm), ai quali il nostro occhio è sensibile, e che per questo motivo chiamiamo “luce visibile”. In tal modo, la differenziamo da quelle altre forme di energia elettromagnetica che non vediamo ma i cui effetti avvertiamo, come ad esempio i raggi X o le onde radio. La comprensione della natura della luce, come afferma Massimo Inguscio presidente dell’Istituto nazionale di ricerca in metrologia (Inrim), “va di pari passo con lo sviluppo della scienza, dalla teoria della relatività alla fisica quantistica”. Già alla fine dell’Ottocento siamo stati in grado di definire, con James Clerk Maxwell, le elegantissime equazioni che descrivono la propagazione della luce e delle onde elettromagnetiche in genere; mentre all’inizio del Novecento abbiamo scoperto, con Max Planck, che l’energia si propaga mediante “quanti”, ovvero quantità discrete e non secondo valori continui, che nel caso della luce visibile chiamiamo fotoni. Albert Einstein dopo aver studiato l’effetto fotoelettrico, elaborò una nuova e praticamente definitiva teoria secondo la quale la luce presenta una doppia natura, corpuscolare ed ondulatoria; in altri termini essa può essere considerata come un insieme di “fotoni”, corpuscoli privi da massa ma paragonabili a “pacchetti di energia”, e in dipendenza dai vari casi manifesta la sua natura corpuscolare o ondulatoria. Grazie a questi tre scienziati, nello spazio di pochi decenni, fra fine ottocento e primi del Novecento, la nostra conoscenza sulla natura della luce ha compiuto un enorme balzo in avanti. Osservando con un microscopio elettronico l’interazione tra radiazione elettromagnetica in un nanocavo e un fascio di elettroni, un esperimento ha documentato per la prima volta contemporaneamente la doppia natura ondulatoria e corpuscolare della luce. Finora infatti si riteneva che la luce si comportasse come un’onda o come una particella a seconda del tipo di esperimento che si stesse conducendo, vedi anche il Principio di complementarietà di Bohr (1927) che affermava come “gli aspetti corpuscolari e ondulatori sono complementari e mutuamente esclusivi; in alcuni fenomeni la realtà fisica si comporta come onda e in altri come corpuscolo, ma questi due aspetti non si presentano mai insieme” La natura insieme corpuscolare e ondulatoria dell’energia ci obbliga ad approfondire la nostra conoscenza della luce, cercando paradigmi esplicativi sempre più soddisfacenti per rappresentarne il comportamento. Esiste quasi un parallelo fra la centralità della luce nel linguaggio religioso e la centralità che essa assume nel quadro scientifico-naturale. L’uomo ha bisogno di Dio come, sul piano scientifico, la vita e l’uomo hanno bisogno di luce. Luce vuol dire energia. Delle quattro forme di energia che l’uomo conosce, quella elettromagnetica è più facilmente maneggiata e impiegata; se l’uomo sfrutta altre forme di energia, come ad esempio quella gravitazionale o quella nucleare, è per ottenere ancora energia elettromagnetica, di cui la luce visibile costituisce la parte a noi fisiologicamente più vicina. Nel sole, la grande efficienza dell’energia nucleare che si sprigiona nel suo nucleo, analogamente a quanto accade nelle altre stelle, giunge a noi ancora sotto forma di energia elettromagnetica, di calore e di luce. Senza luce solare non vi sarebbe fotosintesi clorofilliana, non vi sarebbe vita, senza il calore del sole non vi sarebbero processi biochimici, la terra sarebbe una distesa di roccia e di ghiaccio. La qualità della vita sulla terra dipende ormai, in modo determinante, dalla nostra capacità di ottenere energia e luce a basso costo, di poterla distribuire senza troppe perdite. Per questo motivo si è dato giustamente rilievo al premio Nobel per la fisica del 2014, conferito a tre ricercatori giapponesi, Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e Shuji Nakamura, meritevoli di aver scoperto i LED a luce blu, capaci di produrre energia che viene quasi interamente convertita in luce e non dispersa in calore. Circa un quarto dell’energia che produciamo sulla terra viene convertita in energia elettrica disponibile all’illuminazione e ciò fa subito capire quanto anche la luce che non proviene direttamente dal sole sia per noi ugualmente necessaria. Non meno considerevoli sono i grattacapi che la luce ha causato alla filosofia della natura e della scienza. La sua velocità nel vuoto rappresenta, nel quadro delle teorie della relatività ristretta e generale, la velocità massima alla quale si può propagare un’informazione e, pertanto, anche la velocità massima alla quale si potrà mai fisicamente viaggiare. Questo limite ci pone di fronte all’impossibilità di renderci fisicamente presenti su mondi lontani, in galassie diverse dalla nostra o in stelle lontane anche poche centinaia di anni-luce dal nostro sole, limitando solo alle trasmissioni via radio la possibilità di comunicare con eventuali altri abitanti intelligenti del nostro universo. Dunque, potremmo solo eventualmente ricevere segnali, ma non dialogare con loro… a meno di non essere disposti ad attendere centinai o migliaia di anni fra le nostre domande e le loro risposte!

La luce nella Bibbia: Primo Testamento

1 Filippo Serafini è docente di Sacra Scrittura all’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare, Roma, e l’articolo è tratto, Fiat lux: la simbologia della luce nella sacra Scrittura, Gennaio 2015.

  • Nella concezione ebraica antica la luce era considerata indipendente dal sole. Certo il sole era considerato una fonte di luce, ma non l’unica perché anche le stelle e la luna lo sono (cfr. Gen 1,14-16; Is 30,26; 60,19; Ger 31,35; Ez 32,8; Sal 136,7-9) né si percepisce una maggiore importanza del sole nei confronti di luna e stelle. Questo spiega perché l’autore biblico possa immaginare in Gen 1 la creazione della luce, narrata nei vv. 3-5, come precedente la creazione degli astri, narrata nei vv. 14-19. • In Gen.1 la luce è associata primariamente al «giorno» Gen 1,5. La separazione tra luce e tenebre crea l’«ordine» basilare e si contrappone alla situazione negativa descritta al v. 2, con il dominio delle tenebre. • L’ordinato alternarsi di luce e tenebre non le mette comunque sullo stesso piano: rimane la superiorità della luce, per la quale vale il giudizio di «bontà» formulato da Dio stesso (Gen 1,4). • Nella Bibbia, non c’è un dualismo ontologico tra luce e tenebre: è vero che le tenebre sono un simbolo negativo, associato al caos e alla desolazione (realtà che l’antico israelita percepiva come antitetiche alla creazione, cfr. Ger 4,23), ma poste entro i loro limiti e controllate dalle leggi volute dal creatore fanno parte dell’ordinamento del mondo (per questo Is 45,7 può mettere in bocca al Signore l’affermazione: «Io formo la luce e creo le tenebre»). • Il racconto di Gen 1 propone quindi il giorno come scansione temporale fondamentale, nell’alternanza di luce e tenebre. • La prima pagina della Bibbia si conclude con la «consacrazione» (Gen 2,3) del settimo giorno, che ha così un particolare legame con Dio: lo scopo del narratore e ricordare che la separazione fondamentale tra luce e tenebre non crea soltanto la possibilità per la vita, ma anche per la relazione fra l’uomo e Dio che è essenziale per la vita stessa. • Si impone quindi l’associazione tra luce e vita che trova espressione in diversi passi ma soprattutto nella formula «luce della vita» (o «luce dei viventi»), che ricorre in Gb 33,30 e Sal 56,14 in contesti che richiamano la liberazione divina dal pericolo di morte. • In senso ampio la luce è simbolo della salvezza che è evidentemente, nella prospettiva biblica, un dono divino (cfr., p. es., Sal 18,29. In questo ambito va compreso l’uso dell’espressione «luce del volto» di Dio (cfr. Sal 4,7; 44,4) e di quella analoga, secondo cui Dio «fa risplendere il suo volto» (cfr., p. es., Nm 6,25; Sal 31,7), che indicano il favore e la benedizione divina accordata ai suoi fedeli. • La Legge, in quanto espressione della volontà divina e della sua giustizia, è anch’essa «luce per l’uomo (Is 51,4; Sal 119,105). • La luce di Dio ha anche un risvolto etico, in quanto consente all’uomo di «camminare» (verbo che è una metafora della condotta morale) secondo la sua volontà e quindi in rettitudine (Is 2,5 usa l’espressione «camminiamo alla luce del Signore» per riprendere il concetto espresso al v. 3 con la frase «camminare per i suoi sentieri»). Non sorprende che quindi le tenebre notturne siano concepite come il momento favorevole per le opere dei malvagi (cfr., p. es., Gb 24,14-16), ma anche come la situazione in cui si trova il peccatore che, riconoscendo la sua colpa, confida nel riscatto da parte del Signore (Mi 7,8-9). • Più direttamente è la presenza stessa di Dio che è luce, come appare nei racconti del Pentateuco che parlano della colonna di fuoco che guida il popolo (Es 13,21-22; 14,20) e in Is 60,1 • La luce che viene nel mondo è il messaggio del Nuovo Testamento in cui i valori simbolici della luce già individuati nell’Antico Testamento hanno sottolineature peculiari e aspetti innovativi: • Notiamo dapprima un uso più concreto del termine: l’apparizione di una «luce dal cielo» (At 9,3; 22,6; 26,13) è legata all’epifania di Gesù Cristo a Paolo, così come l’apparizione di un angelo illumina la cella in cui Pietro è imprigionato (At 12,7); analogamente l’evento della trasfigurazione di Gesù è descritto facendo riferimento alla luce (cfr. Mt 17,2.5). Questa descrizione di particolari manifestazioni del divino come apparizioni di una «luce» si discosta dall’Antico Testamento che preferisce parlare del fuoco (cfr., p. es., Es 3,2; 19,18; 24,17). • Probabilmente il riferimento alla luce, senza precisazione della sua fonte, veniva percepito dagli autori del Nuovo Testamento come rimando più adeguato alla trascendenza divina. • Diversi detti collegano l’immagine della luce al processo del pubblico manifestarsi e quindi della rivelazione: così è per il detto sulla lampada che non si può nascondere in Mc 4,21-22 e per Mt 10,27 Quello che Gesù annuncia, infatti, è di per se stesso destinato a diventare manifesto, in quanto espressione del disegno divino di salvezza che chiede all’uomo di essere accolto. Ma ciò significa, ovviamente, che Gesù stesso (o meglio: il Messia atteso) può essere definito «luce» (così in Mt 4,16, nella ripresa di Is 9,1; e in Lc 2,32): questo non tanto in relazione alla sua natura, ma piuttosto alla sua missione, che è quella di donare la salvezza divina (riprendendo quindi il valore simbolico della luce che si trova in diversi passi dell’Antico Testamento). • Dal punto di vista antropologico, interessante è il detto di Mt 6,22-23, che paragona l’occhio umano a una lampada, secondo un’immagine comune sia nel mondo greco che in quello giudaico. Il detto, quindi, non fa tanto riferimento a una “illuminazione interiore”, ma al valore dello sguardo sulla realtà che si vive e sui rapporti con gli altri, che può essere «semplice» (cioè retto, limpido, mite) o «cattivo» (cioè, malizioso, invidioso, cupido). L’occhio esprime l’intenzionalità fondamentale che il soggetto applica alla realtà e questa si riflette sulla sua situazione complessiva di vita (rappresentata dal «corpo»), descritta come luminosa o tenebrosa. • Collegando Atti 13,47 a Mt 5,14-16 si vede come la vita dell’apostolo e discepolo debba essere improntata all’assoluta trasparenza luminosa del suo parlare e del suo agire in riferimento all’annuncio del Cristo. • La rappresentazione della rivelazione divina con la metafora della luce viene ripresa nelle lettere paoline, con alcuni tratti caratteristici. Anzitutto sottolinea la possibilità per il credente di conoscere o comprendere la realtà salvifica che gli viene donata (2Cor 4,6: cfr. anche Ef 1,17-18: In questa stessa prospettiva il momento iniziale della vita cristiana, la conversione alla fede in Gesù Cristo può essere definita come «illuminazione» (cfr. Eb 6,4; Eb 10,32); secondo alcuni autori questi passi farebbero riferimento al battesimo, ma non è certo; l’uso del termine «illuminazione» per indicare il battesimo si trova però nel II secolo d.C, negli scritti di Giustino). • In secondo luogo la manifestazione del Cristo è anche svelamento di ciò che si trova nella profondità del cuore umano (1Cor 4,5 cfr. Ef 5,13 dove l’accento è però sulla condanna) e quindi vale come giudizio. In questo la prospettiva escatologica (cioè quella della fine dei tempi) e quella etica (relativa alla prassi quotidiana) si intrecciano. Infatti il cristiano, accogliendo la salvezza di Cristo, è reso già ora «capace di partecipare alla sorte dei santi nella luce» (Col 1,12): in questo versetto si deve evidentemente intendere la «luce» come una metafora della comunione con la divinità. • Sono ripetuti gli inviti a vivere nella luce e a rifiutare le opere delle tenebre, dove l’immagine si riferisce senz’altro alla rettitudine dell’agire (cfr Rm 13,12; Ef 5,8-9); anzi il richiamo alla separazione primordiale fra luce e tenebre (2Cor 4,6) spiega anche la calda esortazione a uno stile di vita chiaramente distinto da quello dei non-credenti (2Cor 6,14). L’idea della separazione e della distinzione rispetto ai non credenti, sia dal punto di vista etico sia da quello della speranza nella vita futura, soggiace probabilmente anche all’uso dell’espressione «figli della luce» (cfr. Lc 16,8; Gv 12,36; Ef 5,8; 1Ts 5,5) che non si trova nell’Antico Testamento, ma è frequente nei testi di Qumran. • Nel Vangelo di Giovanni è Gesù stesso a definirsi «luce del mondo» (Gv 8,12; 9,5; cfr. 12,35-36.46) e il significato dell’immagine è duplice: da una parte, infatti, sottolinea il ruolo di Gesù nella Rivelazione, anzi il suo essere la Rivelazione stessa (la «verità» nel linguaggio giovanneo) che va accolta con fede (non a caso la definizione di Gv 9,5 apre il racconto del miracolo di guarigione del cieco nato che non solo riacquista la vista, ma giunge alla fede); dall’altra la connessione fra luce e vita riprende il tema della salvezza, ovvero della pienezza di vita, offerta da Dio agli uomini in Gesù. La connessione tra luce e vita, che risale all’esperienza basilare dell’essere umano e che veniva affermata dal racconto di Gen 1, viene ripresa in forma marcatamente cristologica, affermando che tale connessione dipende dal “Verbo” sin dal «principio» (cfr. Gv 1,4 «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini») e va accolta dall’uomo credendo in Gesù di Nazareth. Chi rifiuta la sua persona si trova di fatto nelle «tenebre» (Gv 3,19-21; cfr. 11,9-10): in tal senso la rivelazione e l’offerta di salvezza sono anche giudizio, perché smascherano alcune situazioni o posizioni esistenziali come radicalmente opposte alla volontà divina di vita e quindi apportatrici di morte. • Nella prima lettera di Giovanni la «luce» non è posta come predicato di Gesù, ma di Dio Materiali per il tempo del creato 2015 8 (1Gv 1,5:). Questo non va inteso come una pura definizione dell’essenza divina, cosa che tra l’altro comporterebbe di intendere il vocabolo «luce» in senso concreto e non metaforico, perché il contesto immediatamente seguente mette in rapporto tale affermazione con la condotta concreta dei credenti, che devono «camminare nella luce» (1Gv 1,7). L’immagine serve quindi anzitutto a ricordare la relazione costante che il cristiano deve avere con Dio, riproducendo nella sua esistenza quotidiana ciò che ha accolto credendo alla rivelazione (cfr. 1Gv 2,9-10), inoltre richiama innegabilmente il fatto che Dio è fonte, per il credente, di ogni bene, di vita e di salvezza, secondo l’abituale significato della metafora nel Nuovo Testamento. Si può dire che l’affermazione di 1Gv 1,5 presupponga che la pienezza e la potenza di vita stiano anzitutto (o forse “soltanto”) in Dio. • Se Gen 1 ci ricorda che la nostra vita è resa possibile dall’alternanza di luce e tenebre e scorre attraverso entrambe (anche a livello simbolico, visto che ogni esistenza umana ha luci e ombre), la grandiosa visione della Gerusalemme celeste in Ap 21,9–22,5 ci fa intravvedere il destino a cui l’umanità è chiamata in Cristo, quella pienezza di luce e di vita il cui desiderio è iscritto in ciascuno di noi.

Confessione di peccato Sfruttamento delle risorse O, Dio, veniamo a te in silenzio, per diventare consapevoli della necessità del perdono. Perdono per noi stessi, per le nostre comunità e per la nostra società. Noi consumiamo più di quanto non ne abbiamo bisogno. Noi viviamo alle spese di altri e della terra.

L’energia che ci rende possibile di vivere al fresco e al caldo, di lavorare ed avere la luce anche di notte, di viaggiare e di produrre, per noi è diventata una risorsa ovvia. Stiamo sprecando troppo di quest’energia. Allo stesso tempo trasformiamo la tua opera di creazione in calcoli di utilità e profitto. Riusciamo a percepire la natura soltanto come fonte di guadagno e non più come fonte di vita. Stiamo sfruttando le risorse naturali di questa terra senza pensare al domani. Non investiamo abbastanza nella ricerca e nello sviluppo delle tecnologie per le energie rinnovabili che potrebbero garantire il futuro. Dio, perdonaci e portaci alla guarigione. Dio, sii la nostra ispirazione e guida i nostri passi. Dio, riempici con la tua energia, per trasformare le nostre idee in amore e il nostro amore in opere per il bene degli altri e della tua creazione.

Confessione di peccato Tu doni la luce e la vita Preghiera di confessione Dio creatore, tu doni la luce e la vita, ed esprimi il piacere nella tua creazione. Tu hai comandato di amministrare e prenderci cura del tuo giardino, ma noi abbiamo maltrattato la bellezza del creato e la preservazione del tuo lavoro. Noi confessiamo di aver saccheggiato delle risorse limitate. Noi confessiamo di derubare i nostri eredi del loro diritto alla vita. Noi confessiamo il blando inquinamento della terra, del mare e dell’aria. Noi confessiamo l’indifferenza delle chiese per uno sviluppo sostenibile del pianeta. Noi confessiamo l’esuberanza del nostro stesso stile di vita. Dio creatore, noi abbiamo dissacrato la tua creazione e offuscato la tua luce. Confessiamo il nostro dissoluto stile di vita e l’avidità umana in un momento di silenzio.

Dio della vita e Dio della luce, nella ricerca di una nuova relazione con il tuo creato, fa che possiamo sentire la grazia e la pace di una nuova relazione con te.

Fra le preghiere personali che ciascuno di noi fa sia nel silenzio che qui in pubblico, desidero invitarVi alla Preghiera verso il Sindaco di Castano Primo che incurante delle minacce alla sua persona ha negato l’autorizzazione al raduno nazionale dell’organizzazione xenofoba e neofascista denominata Casa Pound. Il creato è anche la presenza di testimoni fedeli alla integrità di tutte le persone umane e nel disegno divino dell’Amore. Non si senta solo questo rappresentante democratico perchè siamo attenti alla realtà e vigiliamo per la difesa di tutto il Creato. Figuriamoci se possiamo operare prescindendo dal rispetto della vita di tutte le persone. E dalle minacce, vere o finte che siano, alla persona e a un paese.

Lo facciamo con un Salmo, il numero 4

Salmi 4

Sicurezza nel momento del pericolo 2S 17:15-29; Sl 3; 84:11-12

1 Al direttore del coro. Per strumenti a corda. Salmo di Davide. Quand’io grido, rispondimi, o Dio della mia giustizia; quand’ero in pericolo, tu m’hai liberato; abbi pietà di me ed esaudisci la mia preghiera! 2 O figli degli uomini, fino a quando si farà oltraggio alla mia gloria? Fino a quando amerete vanità e andrete dietro a menzogna? [Pausa] 3 Sappiate che il SIGNORE si è scelto uno ch’egli ama; il SIGNORE m’esaudirà quando griderò a lui. 4 Tremate e non peccate; sui vostri letti ragionate in cuor vostro e tacete. [Pausa] 5 Offrite sacrifici di giustizia, e confidate nel SIGNORE. 6 Molti van dicendo: «Chi ci farà vedere la prosperità?» O SIGNORE, fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto! 7 Tu m’hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano. 8 In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare al sicuro.

Continuiamo dopo la preghiera che faceva anche Gesù…

Luce e colori … i 7 colori dell’arcobaleno, insieme, danno il bianco, la luce. La loro assenza è il buio, il nero. … E’ tutto vestito di bianco, più bianco degli altri, solo qualche particolare è giallo. Il bianco è la luce assoluta e il giallo è il colore della massima visibilità. … La prima domanda mi piomba addosso all’improvviso: Lui – Quanti sono i colori fondamentali? Io – La luce, l’acqua, il sangue, il fuoco Lui – la sua risposta non è pertinente, cosa vuol dire? Io – I colori sono l’espressione della lotta tra luce e ombra nell’anima pulsante del mondo e nella radice vitale di ogni essere. La materia assorbe le radiazioni colorate dello spettro luminoso, tutte ad eccezione di quelle che, respinte, riusciamo a vedere: il colore è ciò che l’ombra non è riuscita a catturare alla luce ed è zeppo di informazioni biologiche.

Lucia Carli Tiezzi (da ‘Vestiti di sole’ Dossier 1997)

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La luce per l’alimentazione

Secondo la scienza dello spirito di Rudolf Steiner, l’assorbimento e la produzione di luce nell’essere umano sono fattori indispensabili al mantenimento di una buona salute animica dalla quale dipende la salute fisica. R. Steiner spiegò come l’essere umano sia sempre meno capace di nutrirsi di luce, che passa dal vegetale all’essere umano sotto forma di vitalità, complice il fatto che i vegetali coltivati con metodica chimica non hanno la capacità di passare questa luce / vitalità se non in minima parte. La pianta è un essere che vive tra la terra e il cielo. Si nutre della vita contenuta nell’humus e nella forza del sole. Ogni pianta è specializzata nel nutrirsi in base al proprio territorio e al proprio microclima, alle forze con cui si è sincronizzata in maniera naturale nei millenni. Possiamo definire tre tipologie di semi. La prima è costituita dai semi selezionati con sistemi naturali in base alle capacità nutritive. La seconda da semi ibridi, che hanno subito particolari incroci forzati e che non sono più in grado di riprodurre piante con capacità nutrizionali costanti per l’essere umano. La terza da sementi manipolate geneticamente, che rispecchiano le necessità dell’industria, ma che non sono più in grado di portare un nutrimento spirituale all’essere umano: rimangono sementi capaci di essere un mero riempitivo dello stomaco. La pianta del frumento, durante la fase di accrescimento è in grado di moltiplicare la formazione dei propri germogli (culmi) attraverso un principio di nutrizione cosmica che le permette di condensare in sé la luce. Le varietà antiche e quelle che ancora mantengono un valore nutrizionale elevato sono quelle che si sviluppano molto in altezza, verso la luce, che si portano più verso il cosmo. I semi fortemente manipolati in modo artificiale e concimati con sistemi innaturali, al contrario, sviluppano piante molto basse, in cui la spiga è più soggetta alle forze di gravità. È importante quindi che la semente impiegata per la produzione di frumento non sia trattata chimicamente, provenga da coltivazioni biologiche e venga poi coltivata nel rispetto delle leggi naturali. Nel periodo invernale, il frumento continua a crescere in radice e in foglia, ma non deve prendere solamente il nutrimento dal suolo, deve assumerlo anche dall’aria e dalla luce. In questo modo la pianta sarà portatrice di buon nutrimento per l’essere umano. Paolo Pistis, esperto di agricoltura biodinamica

Ho pensato di dare spazio come testimonianza personale a un lettore della newsletter Ecumenici su Yahoo, che da anni mi segue e si occupa di ecologia e politiche ambientaliste.  Da anni è scomparso il nostro quacchero Davide Melodia, consigliere provinciale dei Verdi di Verbania. Esempio limpido di conversione cristiana: da ufficiale dell’esercito italiano a esponente del disarmo unilaterale e impegnato nella politica attiva. Vi rimando ad un link del mio sito creato nei mesi scorsi: https://quaccheri.wordpress.com/…/il-silenzio-visto-da-par…/ e a quello di archivio: http://www.quaker.org/melodia/ in lingua inglese. Era conosciuto anche all’estero. Sia ricordato in Eterno per il suo Amore verso il Creato e la comunità quacchera.

La parola ora a Danilo Bruno:

CUSTODI DEL CREATO

Oggi bisogna ragionare sul concetto di custodia del creato e soprattutto su quale sia il livello di responsabilità personale e collettivo di coinvolgimento nella complessa vicenda del futuro del pianeta e soprattutto nell’accettazione che la terra è stata da noi ricevuta in dono dai nostri figli e dalle nostre figlie con il conseguente obbligo che ciò comporta. La enciclica Laudato sii ha aperto riflessioni estremamente innovative sul futuro del pianeta e sul ruolo dell’umanità sia nei confronti dei cambiamenti climatici indotti che dell’accettazione di alcune leggi generali come quella del “limite della crescita”,su cui già negli anni settanta rifletteva con grande senso di anticipazione profetica Aurelio Peccei e il Club di Roma e soprattutto sul ruolo di uomini e donne impegnati nella conservazione del pianeta e nel garantire a tutte e a tutti eguali condizioni di crescita in modo da evitare le gravissime ingiustizie sociali,che oggi hanno portato alla nascita di fenomeni di emigrazioni di massa spesso indotti dai mutamenti climatici e dai connessi processi di desertificazione,di sfruttamento brutale delle risorse naturali dei territori,dalla guerra. Qui vorrei porre una piccola postilla ma come si fa a distinguere fra chi viene in Europa perche’ fugge da una grave situazione di guerra e chi fugge da condizioni di fame e tremenda miseria nonche’ malattie ormai vinte da decenni in Occidente?Come si può tentare di rispondere a processi migratori di portata sicuramente secolare senza rinchiudersi in se stessi rischiando che prima o poi la “nostra piccola fortezza “ esploda per la pressione esterna delle e dei migranti? Io credo che vi siano due livelli su cui operare:uno individuale ed uno collettivo per cercare di dare anche una risposta alle domande di cui sopra. Mazzini nel 1864 scrisse una importante opera:”dei doveri dell’uomo” in cui individuò alla base dell’azione della collettività l’esigenza che ognuno assumesse le proprie responsabilità verso se stesso in primo luogo e poi verso le altre e gli altri,Dio,la Patria,… Su questa base si può ricominciare un cammino facendo in primo luogo una riflessione personale: quanto ho fatto per impedire l’avvento dei cambiamenti climatici?Posso evitare di sprecare cibo?Posso cercare di differenziare la spazzatura cercando nei limiti del possibile di riutilizzare gli imballaggi o di dividere il secco dall’umido? Si può pensare di utilizzare i mezzi pubblici in luogo delle automobili private , ridurre i consumi inutili o selezionare quelli di maggiore importanza puntando su di essi. Si tratta di alcuni comportamenti facilmente praticabili ma che indurrebbero un profondo mutamento nelle relazioni sociali e nella costruzione di quei luoghi,di cui parla Marc Augè,quali punti di incontro e di relazioni contrapposti ai centri commerciali,che annullano ogni pensiero ed ogni individualità in favore della continua mercificazione di ogni relazione umana. A questo punto ad ogni persona sorge l’esigenza di guardarsi intorno, non solo per soccorrere chi ha bisogno sempre sulla base dell’assunto mazziniano per cui alle esigenze di ognuno risponde la collettività in una assunzione generale della responsabilità ed in una logica dove il diritto nasce dal dovere, perche’ viviamo in realtà complesse a contatto quotidiano con altre persone. Evidentemente non possono bastare i miei comportamenti individuali quando alle nostre porte bussano migliaia di disperati,che fuggono dalla propria triste sorte spesso indotta proprio da quei governi che proprio noi abbiamo provveduto ad eleggere. Qui occorre una assunzione collettiva di responsabilità e soprattutto superare i nostri egoismi personali e nazionali per puntare a costruire una Europa federata e solidale,che sappia dirimere i conflitti in atto ma che soprattutto metta in campo politiche ambientali innovative e rispettose dei diritti umani. Bisogna dire chiaramente che il pianeta non regge piu’ l’attuale modello,che non è possibile continuare con un sistema energivoro e che sfrutta in modo dissennato le risorse naturali e umane. Ogni uomo e ogni donna di buona volontà non nasce come una isola ma è legato alle altre e agli altri da un patto solidale e,se giustamente Mazzini vedeva il progresso inteso come acquisizione di maggiore giustizia sociale al fondo del traguardo di ogni nazione,pure noi dovremo fare i nostri sforzi per imporre un radicale cambiamento di sistema di produzione,che sia rispettoso dei cicli naturali e dei diritti umani dove le persone non siano costrette a fuggire da bestiali condizioni di sfruttamento ma piuttosto possano vivere in pace nella propria terra seguendo le proprie usanze e la propria cultura. Per questi principi mi riconosco in tanti punti della Laudato sii,sono iscritto all’Associazione Mazziniana ma soprattutto sono dirigente nazionale della Federazione dei Verdi poiche’ credo che l’impegno politico inteso come “operare per il bene comune” sia un dato importante della nostra azione su questo pianeta. Danilo Bruno-consigliere federale dei Verdi

Preghiere della Scuola Superiore di Tobermory

Aiutaci ad accendere una candela

O Dio, noi guardiamo il telegiornale e leggiamo i titoli dei quotidiani sui crimini, sulla crudeltà e sugli abusi. Non vogliamo che la persone si fanno del male – ma che cosa possiamo fare? Luce del mondo, dove c’è oscurità, Aiutaci ad accendere una candela.

O Dio, noi viviamo nel mondo. Sappiamo che c’è fame e c’è la povertà, e che così tante cose sono ingiuste. Possiamo racimolare denaro, possiamo unire le nostre voci, possiamo cambiare il modo in cui viviamo. Luce del mondo, dove c’è oscurità, Aiutaci ad accendere una candela

O Dio, ci stiamo guardando intorno e vediamo che la gente è sola e infelice. Alcuni sono infedeli. Dicono che non hanno interesse per nessuno. Noi abbiamo interesse – ma che cosa possiamo fare? Luce del mondo, dove c’è oscurità, Aiutaci ad accendere una candela.

O Dio, tu sei venuto al mondo, in un bambino, Gesù Cristo, nato a Natele. Il tuo amore è la buona novella che gli angeli hanno raccontato alla gente comune. Prendi noi, gente comune, e aiutaci a mettere la nostra fede in azione. Luce del mondo, dove c’è oscurità, Aiutaci ad accendere una candela.

Nel congedarci con una benedizione e una poesia vi diamo appuntamento per l’ultimo sabato del mese per il meeting e sabato prossimo per il Sabato alla Ragaz: Salmo e politica internazionale.  Parleremo della Svizzera con una intervista ad un pionere della Medicina e del fine vita. La libertà di autodeterminazione della persona di fronte ad un male incurabile e sofferenze disumane.

Sulla home page del sito www.ecumenici.wordpress.com trovate per la colletta del mese i riferimenti per un versamento su conto postale/Banco posta. Grazie, non abbiamo otto per mille.

Benedizione Che l’Iddio che crea, redime e inspira Tutti: guidi i nostri pensieri e determini i nostri piani.

Che l’Iddio che ci chiama in una vita nuova nel Suo servizio Tutti: ci insegni come imparare uno dall’altra e dai doni della sua bontà.

Che l’Iddio che è la fonte di ogni creatività Tutti: ci doni una nuova visione ed ispirazione per il nostro compito.

Che l’Iddio, eterno amante, creatore e ispiratore Tutti: ci faccia vedere la luce del suo volto, oggi e per sempre. Amen.

Poesia Tu però … Dio solo può dare la fede; Tu, però, puoi dare testimonianza. Dio solo può dare la speranza; Tu, però, puoi infondere fiducia. Dio solo può dare l’amore; Tu, però, puoi insegnare all’altro ad amare. Dio solo può dare la pace; Tu, però, puoi seminare l’unione. Dio solo può dare la forza; Tu, però, puoi dare sostegno ad uno scoraggiato. Dio solo è la via; Tu, però, puoi indicarla agli altri. Dio solo è la luce; Tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti. Dio solo è la vita; Tu, però, puoi fare rinascere negli altri la voglia di vivere. Dio solo può fare ciò che appare impossibile; Tu, però, puoi fare il possibile. Dio solo basta a se stesso; Egli, però, preferisce contare su di Te

Meeting del 30 agosto 2015: Pienamente umani – Amici di Gesù contro il razzismo

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Preoccupati dal razzismo attuale in Italia, affermiamo il nostro comandamento di amare il prossimo e accogliere lo straniero. Siamo per il riconoscimento del diritto di cittadinanza italiana ai bimbi nati nel nostro Paese.

Il 28 agosto del 1963, MARTIN LUTHER KING, davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili, pronuncia il celebre discorso: I HAVE A DREAM.

« Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Ho un sogno, oggi! »

A distanza di 51 anni possiamo dire che molti passi sono stati fatti in quella direzione come ad esempio l’elezione di un presidente americano di colore sebbene le violenze della polizia bianca colpiscono i quartieri afroamericani ma qui in Italia direi proprio di no. I sentimenti razzisti sono molto diffusi e i neri non occupano nessun ruolo di rilevanza se non per rare eccezioni circoscritte.

Partiamo oggi da questo sogno che ancora ci fa sperare in un futuro radioso come avremo modo di dire nella Confessione di fede di Martin Luther King che per la prima volta usiamo in un meeting mensile.

Siamo cristiani e non dobbiamo temere di osare il Regno qui ed ora.
Amen

Il Nobel per la Pace

Il 14 ottobre 64 il parlamento norvegese (Storting) dichiarò Martin Luther King vincitore del Premio Nobel per la pace. Il reverendo affermò che non si trattava di una premiazione alla singola persona, ma che ad ottenere il premio «Nobel» erano state tutte le «nobili» persone che avevano lottato nel movimento per i diritti civili. Quando il 10 dicembre 1964 a Oslo ottenne il premio, King, all’epoca trentacinquenne, era il più giovane nella storia del Nobel; non essendovi a quel tempo la consuetudine di dare la motivazione per l’assegnazione del premio, si fa riferimento all’incarico che aveva:

« Capo della Southern Christian Leadership Conference, attivista per i diritti civili. »

Alla ricezione del premio, Martin Luther King nel suo discorso comunica la speranza di vedere tutte le genti ottenere, oltre ai pasti per il corpo, «istruzione e cultura per la loro mente e dignità uguaglianza e libertà per il loro spirito». I 54.000 dollari del premio vennero divisi nei vari movimenti, CORE, Southern Christian Leadership Conference, NAACP, SNCC (Student Nonviolent Coordinating Committee), National Council of Negro Women (consiglio nazionale delle donne nere) e l’American Foundation on Nonviolence (fondazione americana sulla nonviolenza).

Ispirato dal successo dell’attivismo nonviolento che aveva ottenuto Gandhi, King si recò in India a visitare la famiglia del Mahatma nel 1959, con l’assistenza del gruppo quacchero dell’American Friends Service Committee.
Il viaggio indiano toccò nel profondo King, accrescendo la sua conoscenza sul concetto di resistenza nonviolenta ed il suo impegno nella lotta per i diritti civili negli Stati Uniti. In un discorso radiofonico fatto durante la sua ultima sera in India, King si espresse così: “Da quando sono in India, sono sempre più convinto che il metodo della resistenza non-violenta sia l’arma più potente a disposizione degli oppressi nella loro lotta per la giustizia e la dignità umana. Veramente il Mahatma Gandhi ha incarnato nella sua vita principi universali certi che sono ineluttabili quanto la legge di gravità”.

La sua vicinanza alle idee di Gandhi fu possibile anche grazie alla profonda influenza che ebbero gli insegnamenti evangelici sui due: seppure King fosse un religioso mentre Gandhi citasse il pensiero di Cristo come una grande influenza (al pari di quella buddhista, induista e islamica), entrambi vedevano un collegamento tra la nonviolenza e gli insegnamenti di Cristo. In particolare Gandhi si riferiva al discorso della montagna: “Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche la sinistra” (Matteo 5,39). L’attivista afroamericano per i diritti civili Bayard Rustin, quacchero, che studiò a fondo gli insegnamenti gandhiani,  consigliò a King di dedicarsi ai principi della nonviolenza. Rustin fu principale consigliere e mentore nei primi anni di attivismo di King e organizzatore della Marcia su Washington del 1963.

Una delle letture bibliche più illuminanti per noi è un passo dal libro dell’Esodo: il racconto del popolo d’Israele che fuggendo dall’oppressione politica egiziana si è messo in cammino verso la terra promessa. Abbiamo dunque sentito parlare della peregrinazione del popolo d’Israele – durata quarant’anni – e di come gli ebrei in fuga – infreddoliti, vulnerabili, esclusi – si siano costruiti una “tenda del convegno” per Dio. La Bibbia spiega che quel luogo d’incontro con Dio – una tenda – si trovava fuori del campo.

I rifugiati dell’antichità, così come quelli del presente, hanno attraversato acque pericolose alla ricerca di una vita migliore. Entrambi trovandosi in un ambiente ostile e poco accogliente. Forse la gente li definiva uno “sciame”, proprio come fa oggi David Cameron, premier inglese anglicano. In realtà l’unico riferimento ad uno sciame nell’Esodo è uno “sciame di mosche”. Non stupisce se il popolo si sentisse offeso da questo paragone.

Il cristianesimo ha attecchito proprio nel Corno d’Africa fin dal primo secolo dopo Cristo. E l’ebraismo da molto tempo prima – e molti ritengono che una delle tribù perdute d’Israele si stabilì in Etiopia. È questo il motivo per cui, nel 1991, il governo israeliano portò in salvo 14.500 ebrei etiopi – minacciati e sotto attacco – nel giro di sole 36 ore. Ma non sembra esserci lo stesso sentimento di solidarietà fra i cristiani occidentali e i loro fratelli e sorelle in Cristo dell’Etiopia.
Lo scorso aprile un gruppo di cristiani etiopi, in viaggio da Addis Abeba attraverso la Libia, è stato rapito da miliziani dell’Isis. Quei cristiani sono stati decapitati sulla spiaggia e il video della loro esecuzione ha fatto il giro della rete. Secondo le loro famiglie, alcuni di loro speravano di riuscire ad arrivare nel Regno Unito.

Il primo ministro David Cameron sostiene che l’Inghilterra sia un paese cristiano. Ma lo fa solo quando può trarre un vantaggio elettorale da simili affermazioni. Mentre invece si rifiuta di sostenere i migranti cristiani quando non può trarne vantaggio. Un esperto di diritto dell’immigrazione una volta chiese a Gesù: “Chi è il mio prossimo?” Cameron sa che la risposta data da Gesù non è gradita alla classe media inglese.

4 milioni di rifugiati dal conflitto siriano sono un motivo di forte preoccupazione umana: cerchiamo come cristiani di renderci consapevoli di questo dramma e poniamo delle basi per contrastare gli istinti populisti che animano politici contro l’accoglienza dei migranti. Ognuno nel proprio piccolo.
Io ad esempio cancello dai miei contatti tutte le persone che diffondono messaggi razzisti mascherati da presunti interessi nazionali. Per tanti decenni anche noi italiani ci siamo cimentati sia prima del fascismo in Libia che durante il fascismo nell’Africa orientale in campagne di aggressione militare colonizzatrice nel più assoluto disprezzo dei diritti umani e della salvaguardia delle popolazioni locali. Alla faccia della cattolicità sbandierata.
Serve un ripensamento mondiale sulla Pace e la salvaguardia della giustizia con primo obiettivo combattere la fame.
Aver fame non è un reato e cercare di soddisfare il bisogno è un obiettivo di ogni creatura umana. Tutte degne di essere figli e figlie dell’Unico Dio. Anche se di religioni diverse o di pelle diverse.
Gesù, prima di Adamo come recita il Vangelo di Giovanni, ci ha creato senza carta d’identità o passaporto e ci rende degni del suo amore solo per la sua volontà. Non dovremmo mai dimenticare che dipendiamo in ogni istante della vita da Lui.
Apparteniamo a questo mondo ma non siamo di questo mondo significa concretamente che essere cristiani è impegnarsi per un’etica della vita che va oltre i disvalori di questo mondo e orientarsi verso il Regno di Dio, annunciato dai Vangeli.
4 milioni di rifugiati pesano enormemente sulle nostre coscienze e sulla nostra indifferenza.
Di questo dobbiamo farci carico per i nostri limiti. Del mancato amore verso il prossimo dobbiamo rispondere al Giudizio di Dio, che ciascuno di noi è chiamato al termine dell’esistenza terrena.
Quanto abbiamo amato è la domanda che ci verrà posta. Non altro è chiesto per la Misericordia del perdono che riceviamo.

Confessione di fede di Martin Luther King
Oslo 10 dicembre 1964

Oggi, nella notte del mondo e nella speranza della Buona Notizia, affermo con audacia la mia fede nell’avvenire dell’umanità.

Mi rifiuto di credere che le circostanze attuali rendano gli uomini incapaci di fare un terra migliore.

Mi rifiuto di credere che l’essere umano non è che un pizzico di paglia sballottato dalla corrente della sua vita, senza che abbia la possibilità d’influenzare ciò che sia il corso della sua vita

Rifiuto di condividere l’idea di colore che pretendono che l’uomo è a questo punto della notte prigioniero della notte senza stelle, del razzismo e della guerra che l’aurora radiosa della pace e della fraternità non possano mai divenire una realtà.

Io rifiuto di fare la stessa predica cinica che i popoli scendano l’uno dopo l’altro nel vortice del militarismo verso l’inferno e la distruzione termonucleare

Credo che la verità e l’amore senza condizioni abbiano l’ultima parola effettiva. La vita, anche se vissuta provvisoriamente, dimora sempre più forte che l’amore

Credo fermamente che , anche se in mezzo a dei fragori che scoppiano e dei cannoni che tuonano, resta di sperare di un mattino radioso.

Oso credere che un giorno tutti gli abitanti della terra possano ricevere tre pasti al giorno per la vita dei loro corpi, l’educazione e la cultura per la salute del loro spirito, l’eguaglianza e la libertà per la vita del loro cuore

Io credo egualmente che un giorno tutta l’umanità riconoscerà in Dio la fonte del suo amore. Io credo che la bontà salvatrice e pacifica diventerà un giorno la legge. Il lupo e l’agnello potranno riposarsi insieme, ogni uomo potrà sedersi sotto il suo fico, nella sua vigna e nessuno avrà ragione di aver paura.

Credo fermamente che noi prevarremo.

Amen.

Questo mese condividiamo l’invito alla preghiera comune proposta da Claudia, per tutti i fuggitivi del nostro tempo, segno indelebile delle cronache quotidiane sia come migranti che rifugiati dalla guerra o dalla fame.
Vi invito a pregare per la costruzione di corridori umanitari ovunque servano.

Ciascuno preghi secondo il proprio sentire nella libertà dello Spirito Santo.

essere umani significa vivere in una rete di relazioni tra uguali
La legge deve stabilire solamente che la diffamazione pubblica a motivo della razza, della cultura, della religione e dell’appartenenza etnica è punibile. Ma sta a noi praticare la giustizia fra gli essere umani. L’ingiustizia è fonte infatti di violenza.
Le chiese e numerosi movimenti ecclesiastici hanno svolto un ruolo importante nella lotta contro l’apartheid e sono stati decisivi nel rovesciamento del regime razzista. Ma alcune di esse erano schierate per l’apartheid se non erano in silenzio vergognoso.
La discriminazione oggi è dovuta soprattutto alla nazionalità e alla provenienza ed è particolarmente frequente sul mercato del lavoro e nella vita professionale. Gli uomini ne sono vittima più delle donne, i giovani più degli anziani.
Dobbiamo interrogarci su cosa concretamente possiamo fare individualmente e nella società per costruire un futuro accogliente per tutte e tutti. La riflessione lascia il posto al silenzio di meditazione e preghiera.
Ci aiuta in questo l’evangelista

Il testo più rivoluzionario al mondo si trova nel vangelo di Matteo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare. Ero in prigione e mi avete visitato. Avevo sete e mi avete dato da bere”
Partiamo da Cristo per capire il senso della nostra testimonianza oggi.
Senza fughe nel pietismo personale o nelle dottrine degli uomini.
Accettiamo l’altro nello Spirito della Pace come Cristo accoglie noi. Ma cambiamo il mondo dopo aver cambiato noi stessi.
Lo scrittore francese Georges Bernanos scrive: “Dio non ha altre mani che le mie”. O rovesciamo noi l’ordine mondiale cannibale che costringe milioni di persone a divenire profughi e fuggire da fame, guerre o disperazioni o non lo farà nessuno.
“Chi è mai l’uomo perché ti ricordi di lui?” (Salmo 8,5), dice il Salmista e parla, subito dopo, del ruolo assegnato all’essere umano nel creato e della sua dignità. Tre aspetti devono essere qui sottolineati. Il primo, che la dignità è riconosciuta a tutti gli esseri umani. Il secondo, che essa è riconosciuta senza condizioni a ogni essere umano. Il terzo, che essa è riconosciuta dal Creatore stesso a ogni essere umano, indipendentemente dalle sue qualità.

Il Regno appartiene ai poveri e ai piccoli, cioè a coloro che l’hanno accolto con un cuore umile. Gesù è mandato per “annunziare ai poveri un lieto messaggio” ( Lc 4,18 ) [Cf Lc 7,22 ]. Li proclama beati, perché “di essi è il Regno dei cieli” ( Mt 5,3 ); ai “piccoli” il Padre si è degnato di rivelare ciò che rimane nascosto ai sapienti e agli intelligenti [Cf Mt 11,25 ]. Gesù condivide la vita dei poveri, dalla mangiatoia alla croce; conosce la fame, [Cf Mc 2,23-26; Mt 21,18 ] la sete[Cf Gv 4,6-7; Gv 19,28 ] e l’indigenza [Cf Lc 9,58 ]. Anzi, arriva a identificarsi con ogni tipo di poveri e fa dell’amore operante verso di loro la condizione per entrare nel suo Regno [Cf Mt 25,31-46 ].

Perciò il Regno viene, non in astratto, ma nella misura in cui ciascuno di noi entra nel progetto di Gesù e si fa in qualche modo uno con Gesù e instaura nella sua vita le relazioni con i fratelli e le cose del mondo, secondo il mandato e l’esempio di Gesù. E questo avviene non solo individualmente, ma collettivamente, anzitutto in tutte quelle situazioni nelle quali si rivive e si mette in pratica l’insegnamento e il modo di vivere di Gesù. L’insieme di coloro che vivono così e che attuano il Regno diviene, secondo la parola di Gesù, sale della terra, luce del mondo. E porta gli uomini a lodare il Padre che è nei cieli.

Come cristiani, preoccupati per l’aumento di episodi di intolleranza e violenza razzista verificatesi nel nostro paese negli ultimi mesi, abbiamo indetto questo evento di pienamente UMANI alla campagna contro il razzismo, l’indifferenza e la paura dell’altro La nostra coscienza di cristiani/e che si fonda sulle Scritture e l’amore di Gesù verso il prossimo, ci spinge all’accoglienza dello straniero: “Quando qualche straniero abiterà con voi nel vostro paese, non gli farete torto. Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono il Signore vostro Dio” (Levitico 19, 33-34). La cultura della solidarietà e dei diritti su cui abbiamo fondato la nostra democrazia non deve lasciare il posto alla cultura della dell’umiliazione dell’altro e della discriminazione.
Siamo convinti/e che ci sono momenti nella storia in cui siamo chiamati/e a decidere da che parte stare e quale legge seguire: la legge degli uomini o la legge di Dio?? Anche a questa domanda troviamo risposta nel libro degli Atti (cap.5,29): “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini”, così come hanno risposto nel passato i tanti credenti perseguitati per la loro fedeltà alle Scritture.
Anche l’art. 16 della confessione di fede delle chiese Battiste in Italia è orientata in questo senso: “……Il ruolo della Chiesa di Cristo, distinto e separato da quello dello Stato, consiste nel perseguire la propria missione ora in coordinazione, con gli ordinamenti dello Stato, ora in contestazione delle sue degenerazioni che limitano la libertà e corrompono la giustizia”. Noi pensiamo che come cristiani siamo chiamati dalla Parola dell’evangelo a stare dalla parte degli ultimi, di quelle donne e quegli uomini, cui vengono negati i diritti, che vogliamo chiamare con i loro nomi: Abdul-Nabruka-Vira-Irina-Mohamed-Murabu-Lena…………
Perciò vogliamo rifiutare la logica prodotta da una strategia della paura che porta a una tragica anestetizzazione dei sentimenti e delle coscienze proprio a partire dall’elaborazione di quel dolore che proviamo per quelle storie di diritti negati, di vite spezzate e umiliate, di coscienze dilaniate, per cambiare questa società avvelenata, malata e anestetizzata. Invertiamo la rotta, è il tempo della disobbedienza civile.
Vorremmo anche, tramite queste parole che esprimono la nostra posizione, rivolgere un appello a tutte le comunità religiose, associazioni laiche e comitati impegnati sul territorio, che si sentono chiamate alla cultura della solidarietà e dell’inclusione, al fine di realizzare una rete di confronto, collaborazione e appoggio reciproco, sollecitati/e dalle parole di M.L.King “ Non ho paura delle parole dei violenti ma del silenzio degli onesti.

Conclusione

Ciascuno nell’evento che verrà creato su Facebook si senta libero e libera di esprimersi secondo la propria ispirazione e sia felice di condividere una meditazione, un pensiero o una preghiera con gli altri.
Il silenzio di meditazione ci accompagni in ogni circostanza.

Questo mese sono state costruite due pagine su Facebook Quaccheri cristiani e quella su Leonhard Ragaz e Clara Nadig rispettivamente con 63 e 80 adesioni.
Si consolida l’esperienza su whatsapp di meditazione giornaliera con Dietrich Bonhoeffer al 324666477 o nella inbox di Facebook. 24 persone ogni giorno sono raggiunte dal messaggio che creo appositamente per loro. Una iniziativa senza eguali in Italia.
Siamo sempre intorno alle 3080 adesioni alla newsletter ecumenici su Yahoo.
Sono stati raggiunti 70 gruppi lgbt di Facebook per fornire loro un telefono cristiano di aiuto nell’ascolto.

Domani verrà stilata una lettera che raccoglie i meeting svolti per una persona che non ha PC ma ama seguirci ed è andata a chiedere di noi alla Claudiana di Milano.

Colletta del mese

Aiutaci con un bollettino postale a favore di Maurizio Benazzi, con causale quaccheri, sul conto BANCO POSTA numero 30592190. Se preferisci il bonifico ecco l’IBAN: IT 16 K 07601 01600 0000 30592190 Filiale di Olgiate Olona – intestato a Maurizio Benazzi

Cerchiamo uno sponsor per sostenere le nostre attività.

Chiudiamo così l’incontro odierno, lieti di darvi il benvenuto al prossimo incontro del 26 settembre, sabato, nel meeting di preghiera Amici di Gesù custodi del Creato.
Ci aiuterà nella riflessione per il rispetto di tutte le forme esistenti di vita Albert Schweitzer, conosciuto anche come il medico della giungla e premio nobel per la pace contro il riarmo nucleare.

Trovò la soluzione del problema etico nel 1915 durante un viaggio intrapreso lungo il fiume Ogoouè,in Africa, per andare a curare dei malati: «La sera del terzo giorno, al tramonto, proprio mentre passavamo in mezzo a un branco di ippopotami, mi balzò d’improvviso in mente, senza che me l’aspettassi, l’espressione “rispetto per la vita”. Avevo rintracciato l’idea in cui erano contenute insieme l’affermazione della vita e l’etica.» (A. Schweitzer)

Elaborò a partire da questo momento un’etica che non si limitava al rapporto dell’uomo con i suoi simili, ma che si rivolgeva a ogni forma di vita; un’etica completa perché totalmente integrata e armonizzata in un rapporto spirituale con l’Universo.

Queste idee non verranno pubblicate che nel 1923, inizialmente in due volumi successivamente riuniti sotto il titolo di Kultur und Ethik (Cultura ed etica).

Se avete suggerimenti, idee e testimonianze teniamoci in contatto.

Sarete tutte e tutti invitati.

 

Meeting contro la violenza sulle donne di luglio 2015

Secondo antropologhe la questione della violenza degli uomini contro le donne è la radice delle limitazioni all’esistenza libera delle donne, e dovrebbe essere una preoccupazione anche per gli uomini che vogliono essere liberi, a loro volta e non schiavi delle costrizioni del proprio ruolo. Come scrive Paola Tabet, una di esse, gli uomini in molte società (la grandissima parte di quelle conosciute) si costituiscono in gruppo per dominare le donne, usando le armi e il monopolio sugli attrezzi; la dominazione maschile assume forme meno feroci nella nostra società, ma le costrizioni del ruolo femminile sono ancora ben presenti e dannose per le donne. La violenza che viene conosciuta è una punta di un iceberg; quando le donne cominciano a ribellarsi al ruolo di schiavitù, la reazione maschile è spesso la violenza, nelle sue varie forme che andremo ad esaminare, e quindi può diventare semplicemente un sintomo del problema, non il problema in sé, che è la libertà delle donne.
Per di più la percezione della violenza dipende anche dall’idea che si ha di sé e del proprio status sociale. Si percepisce “stupida” come un insulto solo se la donna si sente intelligente. Spesso poi
la violenza fisica viene accettata: “sono stata io a provocarlo”, “non dovevo comportarmi così”. L’azione culturale è molto importante per uscire dagli schemi tradizionali di interazione fra gli uomini e le donne, ed è importante discuterne fra i giovani.

Parliamo dei dati preoccupanti dell’ISTAT: gli stupri e i tentati stupri sono rimasti invariati rispetto al 2006. Le violenze sono più gravi: aumentano quelle che hanno causato ferite (dal 26,3% al 40,2% da partner) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% nel 2006 al 34,5% nel 2014). Anche le violenze da parte dei non partner sono più gravi. Vi sono poi categorie più esposte. Per esempio, le straniere sono più soggette a stupri e tentati stupri (il 7,7% contro il 5,1%). Quelle che subiscono maggiori violenze sono le donne moldave (37,3%), romene (33,9%) e ucraine (33,2%). Le donne separate o divorziate subiscono violenze fisiche o sessuali più delle altre (il 51,4% contro il 31,5%). Il fenomeno non risparmia neppure le donne con problemi di salute o disabilità: ha subìto violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi. Il rischio per loro di subire stupri o tentati stupri è doppio (il 10% contro il 4,7% delle donne sane). Aumenta, purtroppo, la percentuale dei figli che hanno assistito a episodi di violenza sulla propria madre. Se si considera il totale delle violenze subìte da donne con figli, si passa dal 60,3% nel 2006 al 65,2% nel 2014. Questi dati ci dicono che combattere la violenza sulle donne si può, ma è un’impresa molto difficile e ancora c’è molto da fare. Per questo motivo tutti debbono sentirsi implicati in questa lotta.

Non solo il 25 novembre giornata internazionale di lotta contro la violenza sulle donne, ma anche oggi. Il punto di vista delle donne

Che cos’è la violenza fisica:
Ogni forma di violenza contro il tuo corpo e le tue proprietà che accade quando LUI ti spinge, ti strattona, ti colpisce, distrugge mobili, oggetti, documenti, cose per te particolarmente care.

Che cos’è la violenza psicologica:
Ogni mancanza di rispetto per la tua identità di persona come quando LUI ti insulta, ti critica continuamente, ti umilia o ti ridicolizza, ti segue, ti controlla, ti impedisce di vedere parenti e amici, di coltivare i tuoi interessi o come quando minaccia di fare del male ai tuoi figli e alla tua famiglia o di farsi del male e suicidarsi.

Che cos’è la violenza economica:
Qualsiasi tipo di controllo sulla tua autonomia economica come quando ti impedisce di cercare o mantenere il tuo lavoro, di avere un tuo conto in banca oppure come quando non ti informa sulle entrate o le spese della famiglia, si appropria del tuo denaro o dei tuoi averi, è particolarmente attento al denaro da spendere in famiglia se tu non lavori oppure ti fa contrarre debiti o ti fa assumere impegni economici senza dirtelo.

Che cos’è la violenza sessuale:
Tutte le forme di coinvolgimento in attività sessuali senza il tuo consenso, sia all’interno che al di fuori della coppia. Nella coppia, quando il partner ti impone rapporti nonostante tu non ne abbia voglia, ti costringe a guardare o utilizzare materiale pornografico o ad avere rapporti con altre persone contro la tua volontà.

Stalking

Comportamento persecutorio assillante spesso messo in atto quando la donna cerca di allontanarsi da una relazione violenta o non vuole instaurare un nuovo rapporto .Gli effetti possono essere devastanti sulla vita della vittima: viene minato il senso dell’autonomia e dell’indipendenza della donna facendola sentire ” in trappola “

Un firma che unisce le confessioni cristiane contro la violenza sulle donne. E’ stato firmato, dai rappresentanti delle diverse confessioni cristiane in Italia, nel pomeriggio del 9 marzo, presso la Sala Zuccari del Senato a Roma, un documento congiunto contro la violenza sulle donne. In esso si legge fra l’altro:

La violenza contro le donne è un’emergenza nazionale. Ogni anno in Italia sono migliaia le donne che subiscono la violenza di uomini, ed oltre cento rimangono uccise. Il luogo principale dove avviene la violenza sulle donne è la famiglia: questo è un fatto accertato e grave.

Questa violenza interroga anche noi e pone un problema alla coscienza: la violenza contro le donne è un’offesa a ogni persona che noi riconosciamo creata a immagine e somiglianza di Dio, un gesto contro Dio stesso e il suo amore per ogni essere umano.

Il rispetto della vita e la pari dignità di ogni creatura sono beni al cuore della testimonianza anche di noi del meeting, che ci invita ad abbattere i muri che discriminano, escludono, emarginano le donne.

Dal documento siglato dalla chiesa cattolica, protestanti e ortodosse dello scorso marzo 2015

LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
(acrostico)

Leviamoci dalla testa l’idea che
(Ahinoi) la violenza contro le donne sia finita…

Veniamo contraddette ogni giorno dalla (non certo
Inusuale) violenza di pensieri – parole – atti –
Omissioni da far rabbrividire chi pensava
(Lungi-mirante?) che il novello millennio potesse offrire
Elementi di nuova (?) “civiltà” – d’un altro comportarsi
Nei confronti di giovani (e men giovani) donne col proprio
Zelo di mogli – di compagne – di figliole – di madri
Adesso speravamo libere e fiere nella propria

Capacità di fare scelte doverose – dignitosi distinguo – di
Operare nel meglio d’una matura libertà
Nata da sofferenze secolari – dalla
Tribolata millenaria condizione di schiave – sottomesse – silenziate –
Ruinose vittime di uccisioni – di stupri – di violenze
Orrende onnipotenti contro corpi ed anime – intelligenze e

Lucide visioni d’una vita “altra” – altrimenti vissuta
E davvero vivibile. E allora –

Donne – che fare? che pensare?
O – dove – dubitose – raccogliere senza troppo timore le limpide
Nostre menti – i corpi – le speranze – le parole – le età che
(Nolenti o volenti) ci accompagnano?
E intanto – nella formulazione di risposte possibili: Viva – viva le donne!

*

Annamaria Ferramosca
da Curve di livello, Marsilio, collana Elleffe, 2006

Dio è seduta e piange,
La meravigliosa tappezzeria della creazione
Che aveva tessuto con tanta gioia è mutilitata.
è strappata a brandelli, ridotta in cenci;
la sua bellezza è saccheggiata dalla violenza.

Dio è seduta e piange,
Ma guardate, raccoglie i brandelli,
per ricominciare a tessere.
Raccoglie i brandelli delle nostre tristezze,
le pene, le lacrime, le frustrazioni
causate dalla crudeltà, dalla violenza, dall’ignoranza, dagli stupri, dagli assassinii.

Raccoglie i brandelli di un duro lavoro,
degli sforzi coraggiosi, delle iniziative di pace,
delle proteste contro l’ingiustizia.
Tutte queste realtà che sembrano piccole e deboli,
le parole, le azioni offerte in sacrificio,
nella speranza, la fede, l’amore.

Guardate!
Tutto ritenesse con il filo d’oro della gioia.
Dà vita ad un nuovo arazzo,
una creazione ancora più ricca, ancora più bella
di quanto fosse l’antica!

Dio è seduta, tesse con pazienza, con perseveranza
E con il sorriso che sprigiona come un arcobaleno
Sul volto bagnato dalle lacrime.
E ci invita a non offrire soltanto i cenci
Ed i brandelli delle nostre sofferenze
E del nostro lavoro.

Ci domanda molto di più;
di restarle accanto davanti al telaio della gioia,
e a tessere con lei l’arazzo della nuova creazione.

M. Riensiru

“La violenza nei confronti delle donne, che si manifesta sotto diverse forme, è molto diffusa nel mondo… ed è uno degli ostacoli più significativi alla piena uguaglianza tra i sessi”. Lo ha affermato il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon al Palazzo di Vetro, lanciando un appello alla comunità internazionale, ed in particolare ai giovani, affinché questi attori scendano in campo contro la violenza sulle donne. “E’ una piaga inaccettabile che colpisce tutto il mondo e soprattutto i paesi in via di sviluppo e che si trovano in situazioni di conflitto”, ha sottolineato Ban. “Invito i governi, gli organismi internazionali a concentrare le energie, le idee e lo spirito di iniziativa dei giovani per cercare di mettere fine alla pandemia della violenza. Solo allora, potremmo vivere in un mondo più giusto, più pacifico e più equo”, ha aggiunto Ban.

Preghiera
Signore, ti preghiamo di insegnarci ad amare di un amore sano, costruttivo, perché così tu ci ami. Aiutaci anche ad avere intelligenza per individuare
Quegli amori malati che possono distruggere noi o chi ci sta accanto.
E grazie perché continui a credere in noi nonostante i nostri errori. Amen.

il Vangelo di Matteo

La donna cananea ossia pagana nel vangelo di Matteo chiede aiuto a Gesù e viene ascoltata solo perché insistente e non certo perché fa riferimento ad una autorità o alla protezione del marito. Un esempio pratico di come Gesù dia importanza a tutti coloro che sono privi di potere, emarginati.
Anche le prostitute saranno accolte nel regno dei cieli se ascolteranno il messaggio di Giustizia di Giovanni il Battista, esattamente come gli esattori delle imposte.
Sono le donne le prime testimoni di Pasqua fra timore e gioia, le prime missionarie.

Un albero di fico
Inedita di Dorothee Soellee, teologa pacifista

Una poesia della teologia pacifista Dorothee Soelle

Ancora il nostro albero non porta alcun frutto,

ancora rispediamo indietro i senza patria,

non lasciamo lavorare le lavoratrici,

ancora forniamo ai torturatori

tutto ciò di cui necessitano

e strozziamo la gola ai più poveri,

affinché anche il loro grido non ci disturbi.

Ancora Dio aspetta invano,

ancora il nostro tempo sta nelle mani dei potenti,

che gettano veleno nei nostri fiumi,

ci fanno trovare roba divertente sugli schermi della tv,

immettono metalli pesanti nel nostro cibo

e infondono paura nel nostro cuore.

Ancora non gridiamo abbastanza forte.

Per quanto ancora Dio ?

Per quanto ancora tu guarderai tutto questo

senza abbattere il tuo albero di fico ?

Ancora non abbiamo imparato a ravvederci/tornare indietro.

Ancora piangiamo raramente.

Ancora…

il Vangelo di Marco

Nel vangelo di Marco tutti i personaggi femminili fedeli vicino alla Croce sono descritte in modo positivo come pure le donne che sono venute da lui con fede nella guarigione, che siano credenti o straniere pagane, che compiono atti d’amore per lui come Marta che gli unge il capo oppure dicono la verità quando i discepoli non lo fanno prima dell’arresto.
Ma una donna vedova suscita l’interesse di Gesù, quella che mette tutto quello che ha ossia pochi centesimi essendo povera, nelle offerte. È dunque l’atto del donare e non la ricchezza l’insegnamento che ci viene trasmesso. È la condizione umana che stabilisce la salvezza fra i suoi eletti del suo Regno. Una corretta pratica religiosa potremmo dire.
Ricevono il mandato di essere discepoli in 16,7

Una poesia di Dorothee Soelle, teologia pacifista
Inedita

Noi vediamo sempre solo due vie
scappare o la vendetta
farsi umiliare o rendersi grande
essere presi a calci o prendere a calci.

Gesù, hai percorso una via diversa
hai combattuto, ma senza armi
hai sofferto, ma senza confermare l’ingiustizia
sei stato contro la violenza non usando violenza per combatterla.

Noi vediamo sempre solo due vie,
essere senza fiato o strangolare un altro
avere paura o spargere paura
essere preso a botte o prendere a botte.

Tu hai tentato una terza via
e i tuoi amici l’hanno portato avanti
si sono fatti incarcerare
hanno fatto sciopero di fame
hanno allargato lo spazio d’azione.

Noi percorriamo sempre solo le vie già sperimentate
ci adattiamo ai metodi di questo mondo
essere derisi e poi deridere
prima gli altri e poi noi stessi.

Cerchiamo una nuova via
abbiamo bisogno di più fantasia di quella di un esperto dell’industria bellica
abbiamo bisogno di più furbizia di quella di un mercante di armi
sfruttiamo l’effetto sorpresa per una via mai conosciuta prima
e la vergogna che si nasconde in ognuno di noi

il Vangelo di Luca

Il vangelo di Luca è anche chiamato dei poveri o delle donne perché donne e bambini sono spesso gli emarginati e gli oppressi dalla miseria all’epoca. Se i ricchi sono costantemente ammoniti perché si affidano ad una falsa sicurezza e insensibilità, le donne sono valorizzate perché distribuiscono soccorsi.
All’inizio del capitolo otto c’è addirittura un elenco di donne che conferma che fra i seguaci di Gesù non ci sono solo i 12 discepoli.
All’epoca di Gesù ebreo, come risulta da iscrizioni, papiri, dati archeologici, fonti letterarie alcune donne ebree erano capi nelle sinagoghe,erano proprietarie terriere e donne d’affari e ricevevano una istruzione religiosa, giungendo perfino a dedicare la loro vita poallo studio della Torah. Altre erano legalmente svantaggiate e senza potere. L’analisi invece della legge romana ci indica che le poche romane ricche dei ceti più elevati erano emancipate in modo limitato e indiretto.
Per il ruolo allargato delle donne al ministero di Gesù si sospetto’ l’implicazione di attività religiose antiromane. Non è un caso che in Romani 16 si evidenzia un ruolo egualitario con donne in posizione di responsabilità e autorità.
Nel Vangelo di Luca vi sono ben 10 donne incriminate che svolgono un ruolo e ben due gruppi di donne.
Le statistiche ci dicono che le donne parlano 15 volte e le loro parole sono menzionate 10 volte. 9 volte Gesù si rivolge a loro per difenderle, correggere e locale.

Poesia di Dorothee Soelle
Inedita

Insegnaci, o Dio, a diventare minoranza,

in un paese troppo ricco, troppo xenofobo

e troppo ossequioso verso i militari.

Allineaci alla tua giustizia e non alla maggioranza,

preservaci dal desiderio eccessivo di armonia

e dagli inchini di fronte ai grandi numeri.

Guarda quanto siamo affamati della tua chiarezza.

Dacci degli insegnanti e delle insegnanti,

non soltanto conduttori televisivi

preoccupati dell’audience.

Guarda quanto siamo assetati della tua guida,

quanto vogliamo sapere quel che conta veramente.

Affratellaci/assorellaci con coloro che non hanno alcuna difesa,

alcun lavoro e alcuna speranza;

con coloro che sono troppo anziani o troppo

poco esperti per essere impiegati.

O sapienza divina, mostraci la felicità

di coloro che hanno voglia della tua legge

e che la meditano giorno e notte.

Essi sono come un albero piantato

Vicino all’acqua fresca.

Portano frutto al tempo dovuto.

il Vangelo di Giovanni

La rottura fra la sinagoga e gli ebrei che confessavano Gesù come Messia è cruciale per comprendere l’ambiente della scuola di Giovanni. I termini spregiativi non mancano verso i giudei ma da considerare come membri della stessa famiglia e non di una esterna.
Le donne hanno qui una ruolo significativo e il mondo della fede non sarebbe esistito senza la loro partecipazione. Dal primo miracolo delle nozze di Cana col li viaggio intimo e personale alla natura del discepolo fedele fino alla sua resurrezione.
Il dialogo di Gesù con la donna samaritana ossia un popolo nemico oltre che straniero aveva a quei tempi un aspetto scandaloso per motivi religiosi come dimostrano le proteste dei suoi discepoli. Gesù non si fa condizionare da convenzioni e restrizioni.
Gesù vede con occhi nuovi la situazione è instaura con lei una conversazione teologica sul culto. Ed è lei a parlare di lui ai suoi concittadini e a s far credere in Gesù. Un modello perfetto di discepolato e di fede. La testimonianza che conduce a Gesù è sostituita dall’esperienza che ciascuno ha di lui.
La donna samaritano è una testimone e una discepola come Giovanni il Battista, Andrea e Filippo.
L’unzione di Maria della famiglia di Lazzaro e Marta non è solo un atto di servizio e discepolo ma anche l’anticipazione dell’adempimento del comandamento nuovo dell’Amore. Inteso non come rinuncia a qualcosa ma dono dell’abbondanza

Cantico dei cantici, Bibbia

Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono come un gregge di capre,
che scendono dal monte Gàlaad.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte hanno gemelli,
nessuna di loro è senza figli.
Come nastro di porpora le tue labbra,
la tua bocca è piena di fascino;
come spicchio di melagrana è la tua tempia
dietro il tuo velo.

Tutta bella sei tu, amata mia,
e in te non vi è difetto.

gli Atti e gli altri scritti

Negli Atti si racconta in forma narrativa la storia della chiesa primitiva.
Le donne oltre a svolgere il servizio di assistenza alle vedove profetizzavano. Importante è la resurrezione dell’apostola Tabita, che di dedicava alle opere buone. Ma le più importanti testimonianze le ricaviamo negli antichi scritti extracanonici.
A partire dalle donne testimoni della risurrezione Maria e Maria Maddalena, alle profete Massimilla e Priscilla, le ascete come Tecla che seguì Paolo, Drusiana che già uscita da morte il pagano Fortunato; le martiri come Perpetua, le vedove che facevano assistenza ai malati e imposizione delle mani e l’istruzione delle giovani; le Riscone che curavano i bisognosi come gli e le vedove indigenti; le studiose come Paola che studiava le lingue bibliche, Melania l’anziana che redigeva commentari, Faltonia Bastiglia Proba che compone opere, le madri del deserto che componevano detti della vita ritirata, Egeria e il suo diario dall’Egitto alla terra Santa fino alla Siria, nei viaggi con le “sorelle” spirituali, tutte laiche devote.
La concezione delle donne in epoca romana li definiva come esseri irrazionali e superstiziosi, mentalmente e fisicamente inferiori, rafforzata la regola del potere e della autorità politica maschile.

PER LA DONNA – (non violenza)

Vengono alcuni giorni in cui parole
sono grumi di lacrime, di lutto,
s’illividisce il cielo perché spezza
ogni dolcezza il segno di violenza,
che brucia contro il ventre.
La casa era tutta tua, è tutta tua ancora,
anche nella tua assenza inaspettata,
ed io disperdo le mie mani
tra i ninnoli che non hanno più valore.
Timidamente il polso, per quelle aritmie
che hanno sospeso a tratti il mio affanno,
quelle aritmie improvvise che hanno atterrito
tutta la poesia della nostra vita,
scardina il pianto di promesse
e sventure,
tra lamento e disperati agganci.
Forse l’orizzonte offre la stella mattutina
dai falsi contorni per ricattare la carne,
modulando le ore che lasciammo
per approdi del flauto,
o a raccattare le più che povere stagioni
tremando per le mani indispettite.
Nessuna epifania conosce il gioco
inciso nella tua verginità.
Ti lascerò distribuire il sangue
rifiutando pensieri,
doglianze del tuo piccolo ventre,
ormai più avvezzo allo scherno che ai riflessi.
Anche il trillo del vuoto è un’illusione
di altri tempi e guizzi, ultima frattura
a scaglie di ripetizioni,
belva semiaperta a mutamenti,
rincorre lampeggi segregati nell’agguato.
Il mio strappo ha l’intreccio
delle tinte roventi, delle attese,
ed ecco che le arterie inceppano
disperate filiere
secondo impasti che fan conto del sempre,
nel crepitio dei fiotti d’ombra,
ed insistono gli abbracci per fondere il cerchio,
là dove ancora sembra intatta
la punta del pensiero,
dove era scritto che la carne in discesa
maliziosamente rimetteva il verso giusto
condividendo il medesimo guizzo
delle incisioni.
Scontro per le inflessioni della voce
e nel piegarti ogni infame figura tinge il rosso.

*

Gian Piero Stefanoni
(inedito)

Uno dei contributi più importanti del femminismo è stato il riconoscimento di quanto la conoscenza dipenda dalla prospettiva in cui ci si pone. Si vedono o si ignorano determinate cose anche in virtù del modo in cui ci si è formato attraverso l’esperienza. E per la medesima ragione si fanno certi tipi di domande e non altre.
La gerarchia della chiesa cattolica sostiene tuttora valori patriarcali opponendosi agli orientamenti egualitarismo e democratici della Società contemporanea.
La lettura della Bibbia è un compito infinito, rigenerato e rinnovato da ogni nuova comunità di lettrici e lettori.
Per le donne si è sempre avuta la convinzione insieme a Paolo che, né morte, névita…né alcuna creatura potranno separarci dall’amore di Dio in Rom 8,38 – 39, sebbene manchino propri percorsi religiosi di cui è rintracciabile l’eredità. Certo secondo i parametri moderni i ruoli delle donne erano limitati ma non esattamente come indica la caricatura della donna ebrea, silenziosa e velata, reclusa in cucina.
Nei salmi comuni a donne ebree e cristiane possono condividere l’esortazione alle donne affinché si uniscono al resto del creato e lodino YHWH (148, 12-13) o descritte come intendeva suonare strumenti musicali durante il corteo liturgico fi lode a YHWH (68,25). Il salmo 46 è sempre sentito da tutte come intensamente personale. Simili ai salmi i 5 testi biblici in cui Miriam, Debora, Anna, Giuditta e Maria cantano e pregano in riguardo ad eventi vissuti.

Salmo 46

Al maestro del coro. Dei figli di Core. Per voci di soprano. Canto.
2 Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
3 Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.
4 Fremano, si gonfino le sue acque,
si scuotano i monti per i suoi flutti.
5 Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
6 Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
7 Fremettero le genti, vacillarono i regni;
egli tuonò: si sgretolò la terra.
8 Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
9 Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.
10 Farà cessare le guerre sino ai confini della terra,
romperà gli archi e spezzerà le lance,
brucerà nel fuoco gli scudi.
11 Fermatevi! Sappiate che io sono Dio,
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.
12 Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.

Ho camminato nella notte, alla luce delle fiaccole,
ho anticipato l’aurora ed ho affrontato le tenebre,
talvolta mi sono lasciato guidare
solo dal chiarore delle stelle e della luna.
Ma il buio più consistente, l’oscurità più densa,
mi sono piombati addosso nei momenti di smarrimento,
quando non sapevo più dove andare e cosa fare
e l’angoscia diventava una cattiva consigliera.
È allora, Gesù, che ho apprezzato la tua luce discreta
che non abbaglia e non ferisce,
la tua luce benevola che non umilia, né giudica,
la tua luce misericordiosa che ridona speranza e fiducia.
Si, tu sei la luce vera che illumina ogni uomo ed ogni donna
desiderosi di trovare la strada della vita.
Tu sei la luce che abbatte ogni pregiudizio ed ogni sospetto
e dona uno sguardo limpido,
capace di cogliere i prodigi dell’amore.
Tu sei la luce che accompagna ogni ricerca sincera
di fraternità, di giustizia e di pace.
(Roberto Laurita)

I segreti di Maria Maddalena: anziché salvare il suo presunto teschio in una chiesa cattedrale del sud della Francia o il piede reliquia a Roma sarebbe utile soffermarsi sul suo servizio di apostolato a partire dal suo ingresso nel sepolcro vuoto. Il suo spogliarsi dei beni per il servizio, dopo essere stata liberata dai 7 demoni come attesta il vangelo di Luca: questo è decisivo nell’incontro del Risorto come prima testimone in assoluto. Nei vangeli apocrifi Pietro gli riconosce l’amore più di ogni altro apostolo. Non solo quindi per il bacio simbolico della sapienza come si narra in quegli scritti.
Da qui possiamo infatti ricostruire la storia di svuotamento d’importanza delle donne nel servizio di predicazione e pastorale lungo i secoli. Per desiderio di egemonia culturale degli uomini e la loro visione del mondo maschilista. Solo nella metà del secolo scorso le donne ebbero accesso in alcune chiese protestanti al ministero femminile della predicazione, fatto salva l’esperienza quacchera nel fine del 1600 fra le assemblee come moderatrici. Un peccato di esclusione volontario e discriminante, per un uso distorto e manipolato della tradizione. Fatta apposta come segno di esclusione e non di inclusione.
Una violenza cristiana

le nostre preghiere di oggi

Maria, la Madonna, in una esaltazione estrema della chiesa cattolica, l’ha fatta diventare così eterea, evanescente e irraggiungibile, da non aver riscattato il femminile, ma ha offerto un esempio impossibile! Noi parliamo delle altre donne e gruppi di donne della Bibbia. Ignorate sistematicamente.
I Vangeli apocrifi che per ragioni di spazio non affrontiamo oggi, demonizzati da Cirillo (mandante dell’assassinio – oggi direbbero femminicidio – di Ipazia) e da Costantino, col concilio di Nicea spariscono e vengono sostituiti con tutti i testi ancora in uso oggi nella Chiesa.

Ci avviamo alla conclusione

Carmelo mi ha chiesto una preghiera potente perché è stufo di soffrire essendo senza lavoro; ho pensato di usare questo spazio per pregare per lui è per tutti quelli che leggono e che sono in cerca di un lavoro. Preghiamo per Roggiero e la sua associazione di volontari brasiliana. Preghiamo come ci invita Claudia perché tutti i bambini che non hanno niente trovino aiuto per la loro esistenza. Infine preghiamo per mamma Santina di Glen che deve essere operata di tumore. Mandatemi sempre le vostre richieste di preghiera che le condividiamo come fossimo in un circolo on line. Anche in agosto sono disponibile e le raccogliamo per il meeting di fine mese, dopo le vacanze di tutti.

Dammi il supremo coraggio dell’Amore,
questa è la mia preghiera,
coraggio di parlare,
di agire, di soffrire,
di lasciare tutte le cose,
o di essere lasciato solo.
Temperami con incarichi rischiosi,
onorami con il dolore,
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza nell’amore,
e dell’amore,
questa è la mia preghiera,
la certezza che appartiene alla vita nella morte,
alla vittoria nella sconfitta,
alla potenza nascosta nella più fragile bellezza,
a quella dignità nel dolore,
che accetta l’offesa,
ma disdegna di ripagarla con l’offesa.
Dammi la forza di amare
sempre
e ad ogni costo.

Tagore

al prossimo meeting on line di fine agosto

Voglio stare in silenzio,
Signore, e attenderti.
Voglio stare in silenzio e
comprendere la tua realtà.
Voglio stare in silenzio
per essere vicino alle cose
da te create e
ascoltare la loro voce.
Voglio stare in silenzio
per riconoscere, fra tante,
la tua voce.
«Quando ogni cosa
era immersa nel silenzio
– dice la Bibbia –
la tua parola di potenza
venne dal cielo».
Voglio stare in silenzio
e scoprire, stupito,
che tu hai una parola
per me.
Non sono degno
di accoglierti, Signore,
eppure: pronuncia
una sola parola
e l’anima mia vivrà.

Jörg Zink
Colletta del mese

Donazione gradita non solo per le attività dei siti ecumenici, quaccheri ed ecumenics, per le spese telefoniche di aiuto spirituale LGBT e servizio cristiano telefonico in Italia e le attivita’ su web

Aiutaci con un bollettino postale in bianco a favore di Maurizio Benazzi, con causale Quaccheri, sul conto BANCO POSTA numero 30592190.

Se preferisci il bonifico ecco l’IBAN: IT 16 K 07601 01600 0000 30592190 Filiale di Olgiate Olona – intestato a Maurizio Benazzi

Tutti i partecipanti di questo evento faranno parte del gruppo Amici di Gesù meeting sul web in Italia . Grazie e arrivederci al 30 agosto sul tema del razzismo

 

 

Inizio con Salmo 15, Preghiera apostolica delle origini e Lessico Cristiano : il termine Anghelos – Angelo nel N.T. come da blog http://www.lessicocristianoblog.wordpress.com

Nella comunità cristiana i pensieri vanno come il resto della vita cristiana: solo chi pensa al più piccolo riceve anche il più grande.

Dietrich Bonhoeffer

 

Tutti i giorni in bacheca su Facebook (pagine e gruppi) affinché anche le comunità cattoliche e protestanti saronnesi non stiano in silenzio di fronte ai rigurgiti neofascisti locali.

 

Preghiera per gli antifascisti saronnesi, della provincia di Varese

 

Costituzione degli apostoli VII 38 (estratto)

 

  1. Ti rendiamo grazie per tutto, Signore onnipotente: non hai tenuto lontane da noi la tua misericordia e la tua compassione, ma di generazione salvi, liberi, soccorri, proteggi.
  2. Ci hai soccorsi nei giorni di Enos e di Enoch, nei giorni di Mosé e di Giosuè, nei giorni dei giudici, ni giorni di Samuele, di Elia e dei profeti, nei giorni di Samuele, di Elia e dei profeti, nei giorni di Davide e dei re, nei giorni Davide e dei re, nei giorni di Esher e di Mardocheo, nei giorni di Giuditta, nei giorni di Giuda Maccabeio e dei suoi fratelli.
  3. E in questi giorni hai soccorso noi per opera del tuo grande sommo sacerdote (Ebr 4,14) Gesù Cristo, tuo servo. Ci hai liberato dalla spada ( 2 Reg 22,44), ci hai sottratto dalla fame (Sl 32, 19) e ci hai nutrito, ci hai guarito dalla malattia, ci hai protetto dalla lingua malvagia (Sl 30,21)
  4. Per tutto questo ti rendiamo grazie per tramite di Cristo. (…)

 

Video musicale

 

https://youtu.be/CJX43l9-Qx0 – Inno messianico Yeshua (Jesus) Kadosh (Holy) !

 

Preghiamo col ricordo del mezzo milione di vittime del mondo anche per i cambiamenti climatici

 

Clima: inondazioni e uragani, oltre mezzo milione di vittime in vent’anni! Domani vertice mondiale a Parigi

 

https://ecumenici.wordpress.com/2015/11/29/clima-inondazioni-e-uragani-oltre-mezzo-milione-di-vittime-in-ventanni-domani-vertice-mondiale-a-parigi/

 

Costituzione degli apostoli VII 36 (estratto)

 

  1. Signore onnipotente, hai cercato il mondo per opera di Cristo e per ricordo hai stabilito il sabato, perché in questo giorno ci fai riposare dall’attività per meditare le tue leggi. Hai stabilito i giorni di festa per rallegrare le nostre anime, affinché celebriamo il ricordo della Sapienza da te creata ( Prov. 8,22)
  2. Per noi è nato da donna, è apparso in questa vita mostrando nel battesimo che è dio e uomo quello che si manifestava. Per sua condiscendenza ha patito per noi, è morto ed è risorto per sua forza. Perciò celebrando ogni domenica la festa della resurrezione, manifestiamo la nostra gioia per colui che ha vinto la morte (1 Cor 15,55) e ha rivelato la vita e l’incorruttibilità (2Tim 1,10), perché per opera sua hai condotto a tele genti pagane, ne hai fatto popolo eletto (Deut 7,6), il vero Israele, quello caro a Dio e che vede Dio.
  3. Infatti tu, Signore, hai anche condotto fuori dalla terra d’Egitto i nostri padri, li hai liberati dalla ferrea fornace (Deut. 4,20) e dell’argilla con cui facevano i mattoni (Es 1,14), li hai salvati dalla mano del Faraone e dei suoi sottoposti, li hai fatti passare attraverso il mare come su terra secca (Es 14,29) e ti sei preso cura di loro nel deserto ( Act Ap. 13, 18) con benefici di ogni sorta.
  4. Hai donato loro la legge, cioè il decalogo, enunciato dalla tua voce e scritto dalla tua mano (Es 20). Ha ordinato di celebrare il sabato (Es 20,8.11), dandoci non un pretesto per l’ozio ma un incitamento per la pietà, perché venissimo a conoscere la tua potenza, racchiudendoci come in un recinto sacro per tenerci lontano dal peccato, per darci insegnamenti, per la celebrazione della settimana. Pe questo ci sono una settimana e sette settimane, il settimo mese (Lev 23) e il settimo anno e il ritorno periodico di questo, il giubileo, che è il cinquantesimo anno, quello della remissione (Lev 25).
  5. Perché gli uomini non avessero alcun pretesto per giustificarsi con l’ignoranza, hai ordinato di riposare ogni sabato, in modo che nel giorno di sabato neppure un accenno d’ira uscisse dalla loro bocca. Il Sabato infatti significa riposo dalla creazione, perfettamente del mondo, richiesta delle leggi, lode di ringraziamento a Dio per tutto ciò che ha donato agli uomini.

(…)

 

2a parte

Il prossimo meeting si terrà in occasione del Natale ortodosso, volendo rispettare l’impegno della costruzione su web della biblioteca quacchera (i lavori sul sito e in Facebook sono al 50% del previsto iniziale, che poi verrà incrementato col tempo) e dare anche a un ortodosso l’ospitalità ieri data a un cattolico e a un evangelico.

Non abbiamo nessun calendario liturgico per il Natale ma è un segno ecumenico condividere il pensiero altrui, pur facendo ben capire che non siamo cattolici o protestanti. Semplicemente Amici di Gesù. Pregheremo ancora con preghiere apostoliche e dei Padri. Ne abbiamo digitalizzate molte.

 

 

Preghiamo per la guarigione dei malati di AIDS con l’inno della Luce

 

Inno lucernare

 

Luce gioiosa di gloria santa

del Padre celeste immortale

santo beato ,

Gesù Cristo.

Giunti al tramonto del sole ,

nel vedere la luce la sera,

cantiamo il Padre, il Figlio

e lo Spirito Santo di Dio.

Sei degno di essere cantato

in ogni momento con voci sante,

Figlio di Dio, tu dai la vita.

Per questo il mondo ti glorifica.

 

 

Preghiamo per la salute di quaccheri e non:

 

Karlos, cattolico, affetto da paluditismo in Benin e ancora soggetto da settimane ad alte febbri

 

Maurizio e Andres, quaccheri, affetti da diabete

 

Mario, spagnolo, con la leucemia

 

Margarita, spagnola, con problemi mentali

 

 

 

 

A Cristo, dio dell’universo

 

Quando lo sospesero nel modo che aveva chiesto, cominciò a dire (…)

10 (39). Poiché tu mi hai fatto conoscere e rivelato queste cose, Parola, che poco fa ho chiamato legno di vita, ti rendo grazie non con queste labbra inchiodate, non con la bocca che profferisce verità e menzogna, non con questa parola che procede per artificio di natura materiale. Ma rendo grazie a te, o re, con la voce

che vene concepita nel silenzio,

che non si percepisce manifestatamene,

che non procede per tramite di organi corporei,

che non arriva a orecchio carnale,

che non vene ascoltata da sostanza corruttibile,

che non è nel mondo e non risulta sulla terra,

che non è scritta nei libri,

che non è di uno  senza essere di un altro,

ma con questa voce ti rendo grazie, Gesù Cristo, col silenzio della voce, con la le lo spirito che è in me ti ama, ti parla, ti vede solo lo spirito ti comprende.

Tu mi sei padre, mi sei madre, mi sei fratello, amico, servo, intendente.

Tu sei il tutto, e il tutto è in te.

Tu sei l’essere, e non c’è altro che è, eccetto tu solo.

Perciò anche voi, fratelli, rifugiandovi in lui e apprendendo che solo lui è il vistro essere, otterrete tutto ciò che egli vi promette, ciò che occhio non ha visto, orecchio non ha udito e non è salito al cuore dell’uomo (1 Cor 2,9)

Dunque ti preghiamo per ciò che ci hai promesso di dare, Gesù immacolato, ti lodiamo, ti rendiamo grazie, ti confessiamo, glorificandoti noi, deboli uomini, perché tu solo sei dio e non altri: a te sia gloria ora e per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

 

Veglia internazionale di preghiera

 

Il versetto biblico scelto per le veglie di preghiera contro l’omofobia è tratto dal Salmo 139, 14: «Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo». Un versetto che parla dell’accettazione di sé come opera di Dio, qualunque sia la posizione di identità, genere, orientamento o corpo biologico in cui ci si trova. Oggi, le persone queer insegnano alla Chiesa a lodare Dio da tutte le posizioni, da tutti i margini, da tutti i nascondigli in cui la Chiesa ha costretto le persone a rinchiudersi, e che vengono invece aperti dalla grazia di Dio che accompagna ognuno/a nel proprio transito, nel cammino e nella fluidità dell’esistenza, rompendo le imposizioni del potere sui soggetti soggiogati e ridando voce ai senza parola, anche attraverso l’affermazione di sé con la manipolazione del proprio corpo.
Benvenuti a tutti e a tutte
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Ci raccoglie qui la memoria:
Una grande tristezza per le persecuzioni subite da sorelle e fratelli gay e lesbiche, transessuali e trans gender, per ogni sofferenza nata da atteggiamenti di bullismo e pregiudizio che impediscono
di vivere in libertà.

Ci raccoglie qui l’invocazione e l’impegno:
Sappiamo che attraverso il nostro impegno di apertura, dialogo, attenzione continua, le cose
possono cambiare. Dacci la forza del tuo Spirito, o Dio.

Ci raccoglie qui ancora la certezza del tuo amore per noi, della tua grazia accogliente, espressa nella mensa aperta di Gesù, nella comunità di eguali.
FB_IMG_1430889268682Preghiamo
Signore, siamo di fronte a te in questo momento di intimità profonda.
Tu ci ascolti e ci rispondi, conosci i nostri timori e ci rassicuri, conosci la nostra debolezza e ci vieni incontro.
Noi vacilliamo nelle nostre insicurezze; di fronte al dolore ci scoraggiamo,
Di fronte alle grandi ingiustizie del mondo ci sentiamo impotenti, al punto che non riusciamo più a cercarti e a chiamarti, forse perché abbiamo paura di non ricevere risposta.
Eppure, Signore, ci incoraggi e ci spingi ad agire per la giustizia e la pace. Solo la fede in Te e nella Tua fiducia ci potranno trasformare in strumenti di pace.
Pace per i popoli. Pace per gli oppressi e le oppresse. Pace per gli afflitti e le afflitte. Pace per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersex e
queer.
Amen
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PREGHIERA
Signore, fa che ognuno di noi ascolti e capisca sempre più l’altro, che capisca che il vero senso della vita è amare senza condizioni e soprattutto gratuitamente, superando la paura di esporsi nell’essere “veri” ed autentici.
Fa’ che ognuno di noi, indifferentemente dal proprio orientamento sessuale, dal colore della propria pelle, dal colore della propria bandiera politica, viva il presente come tempo della cura, della crescita nella responsabilità e nella consapevolezza di ciò che è, che si faccia con-partecipe di una realtà diversa da quella che attualmente viviamo e che sia un seme, un seme di grande speranza, la speranza di un mondo liberato da qualsiasi “fobia”.
Amen.
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PREGHIERA
“Signore, tu che guardi l’uomo nel suo cuore e lo scegli per i tuoi grandi Progetti no secondo le sue preferenze sessuali ma per la sua capacità di far spazio al tuo Spirito che è Amore, aiutami a capire che la violenza non ha colore e si declina nei modi più subdoli, poiché non sappiamo scrutarci dentro e vedere la nostra paura di avventurarci nel mare immenso, minaccioso e oscuro, che ci allontana dal porto sicuro del nostro piccolo mondo, sempre uguale, angusto, il quale, però, ci dà certezze che solo il diverso può rimettere in discussione. Aiutami a fissare le persone negl’occhi e rivedere in essi le mie stesse speranze, gioie, dolori e il desiderio di pienezza e felicità, affinché possa ascoltare le loro storie e cogliere in ognuna un tratto del tuo volto molteplice. Infondi in me la nostalgia e incompletezza che si placa solo nell’incontro vero e profondo con i miei fratelli e possa contemplare e riconoscere in due mani che si stringono,
sia che appartengano a due uomini o a due donne, quella Bellezza sempre eterna e infinita di un Dio Trino e uno, che vive in comunione nella diversità, e chiede di essere riconosciuta là dove la nostra ignoranza e i nostri pregiudizi non vogliono accoglierla e far propria.
Amen.
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Preghiera
Signore tu consoli ogni nostra afflizione come un padre ed una madre misericordiosi.
Tu non sei il Dio nell’alto dei cieli.
Sei il Dio fattosi uomo che vive nelle favelas della nostre esistenze e conosci ogni nostra gioia, afflizione e speranza.
Conosci la povertà dell’essere umano come la sua nobiltà.
Eppure Signore non disdegni la nostra compagnia, ci prendi per mano e cammini con noi.
Avendo fede in te, Signore, riempi il nostro cuore di giustizia
e fa che la nostra voce annunzi la tua Parola in attesa della venuta del Regno.
Nel nome di Gesù. Amen.
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La stretta della tua mano

Ti prego:
non togliermi i pericoli,
ma aiutami ad affrontarli.
Non calmar le mie pene,
ma aiutami a superarle.

Non darmi alleati nella lotta della vita,
eccetto la forza che mi proviene da te.

Non donarmi salvezza nella paura,
ma pazienza per conquistare la mia libertà.

Concedimi di non essere un vigliacco
usurpando la tua grazia nel successo,
ma non mi manchi la stretta della tua mano
nel mio fallimento.
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Signore nostro Dio,in questo giorno che ricorda uno dei crimini più odiosi commesso da alcune religioni contro l’umanità, forse la più grande infamia dei credenti, ti preghiamo che mai più abbiano a ripetersi simili mostruosità, e che la sofferenza e la persecuzione inflitta agli omosessuali per il loro amore, sia per noi sempre di insegnamento, che senza l’amore e la compassione ogni legame con te, che sei Dio d’amore, è spezzato.
Riteniamo che nella Bibbia quelle indicazioni contro l’omosessualità nel Levitico e altrove erano valide per i tempi in cui gli autori biblici scrivevano ma non sono certo un patrimonio peculiare per i cristiani e per i tempi di oggi. Così come le parole di neutralità verso la schiavitù nella lettera di Paolo a Filemone o le esortazioni alle donne di stare zitta nelle assemblee cristiane.
Per Cristo nostro Signore,
Amen
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Le relazioni umane se hanno la componente affettiva prevalente non fanno distinzione sui soggetti protagonisti dell’amore. E non esiste nemmeno un amore peccaminoso, se non si procrea. Questo fa parte di apologie strettamente confessionali e non universali. Aiutaci Dio nel nostro cammino quotidiano. Amen
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Preghiera
Signore tu consoli ogni nostra afflizione come un padre ed una madre misericordiosi.
Tu non sei il Dio nell’alto dei cieli.
Sei il Dio fattosi uomo che vive nelle favelas della nostre esistenze e conosci ogni nostra gioia, afflizione e speranza.
Conosci la povertà dell’essere umano come la sua nobiltà.
Eppure Signore non disdegni la nostra compagnia, ci prendi per mano e cammini con noi.
Avendo fede in te, Signore, riempi il nostro cuore di giustizia
e fa che la nostra voce annunzi la tua Speranza in attesa della venuta del Regno.
Anche dove la distretta ha circondato l’essere umano e giudizi implacabili si sono presentati come orizzonte.
Nel nome di Gesù. Amen.

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