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Ma cosa è rimasto del Concilio Vaticano II?

In redazione è diffusa il  materiale distribuito da Giovanna Corchia, che ringraziamo per la sua preziosa vicinanza.

 Scrivere a ecumenici@tiscali.it
Invito

Gruppo del Guado – Cristiani Omosessuali – Via Soperga 36 – Milano

SABATO 6 FEBBRAIO – ORE 17.00 – TEATRO S. MARIA BERTRADE – VIA OXILIA 8 – MILANO

A tu per tu con un vescovo che ha partecipato al Concilio
INCONTRO CON MONSIGNOR LUIGI  BETTAZZI

Le sue prese di posizione non sono mai passate inosservate e dalla diocesi di Ivrea, di cui é stato vescovo per molti anni, ha rappresentato un importante punto di riferimento per molti cattolici italiani. Negli anni scorsi, mentre la Chiesa manifestava la sua contrarietà su alcuni temi, tra i quali il disegno di legge sulle coppie di fatto, lui commentava: «Mi pare sia una cosa abbastanza ben fatta». Affermazioni che se arrivano da un Vescovo, certo richiamano attenzione. Si tratta di monsignor Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea, a lungo presidente di Pax Cristi, ed una delle personalità più note della Chiesa italiana. Di recente ha pubblicato un libro dal titolo significativo: «In dialogo con i lontani. Memorie e riflessioni di un vescovo un po’ laico». Gli abbiamo chiesto di venirci a trovare e di raccontarci gli anni del Concilio Vaticano II che lui ha vissuto in prima persona di fianco ad alcuni dei protagonisti come il cardinal Lercaro e Giuseppe Dossetti.

Infomail: gruppodelguado@gmail.com

Infoline: 347 73 45 323

All’incontro partecipa Ecumenici

Posta

Caro Maurizio, mi é piaciuta molto mail sul silenzio e “la via dei bambini”. Come credente evangelico mi piace molto il”metodo” dei quaccheri di pregare e ascoltare la Parola di Dio nel silenzio. Vorrei trasmettere questo metodo a altri amici credenti . Potresti inviarmi qualche opuscolo, o meglio scritto breve (tipo volantino) che spiega chi sono e come operano, per il Regno di Dio, i Quaccheri ? 

Guido Ghiani

Come gia’ proposto da Maurizio, il sito degli amici di Bologna, www.amicidelsilenzio.it, e’ la miglior risorsa per informazioni sui Quaccheri in Italiano. Le Amiche che hanno scritto i brani sul silenzio e sui bambini appartengono al gruppo di Amici in Finlandia.

Le informazioni sui Quaccheri che la mia organizzazione mette a disposizione sono sul sito www.fwccemes.org, ma solo in Inglese, Francese, Tedesco e Russo – per il momento non ho informazioni in Italiano. Questo sito da’ anche informazioni su tutti i gruppi di Amici (Quaccheri) che esistono in Europa e nel Medio-Oriente. Teologicamente, i Quaccheri sono un gruppo estremamente eterogeneo, e si divide in tre gruppi principali:

Quaccheri Liberal: si trovano in Europa (soprattutto in Gran Bretagna). Mantengono la tradizione degli incontri basati sul silenzio, non hanno pastori, e teologicamente accettano fonti al di fuori della tradizione Cristiana.  Il ramo universalista tende al non-teismo, e in alcuni casi fino all’a-teismo (paralleli con la teologia di Eckhart, particolarmente la Via Negativa). Tra questi Quaccheri “Il Regno di Dio” e’ un impegno a vivere secondo le testimonianze di Verita’, Integrita’, Pace, Uguaglianza, Semplicita’ e Comunita’ a prescindere dalla tradizione religiosa in cui uno e’ nato, es. Cristiano, Ebreo, Musulmano, Buddista, Pagano o secolare, ma accetta l’esempio delle vite sacre come Gesu’, Maometto, Buddha etc. come esempio e ispirazione. Sono molto attivi nei campi dei diritti umani, progetti di riconciliazione e lavoro per la pace, e nei movimenti ecologici.

Amici Evangelici Programmati: Questo e’ il gruppo piu’ grande, con origine negli Stati Uniti, e molto prevalente in Sud America e in Africa. Il culto si basa sulla Parola Biblica, e il silenzio e’ ridotto a spazi anche brevi di “adorazione libera”. Le comunita’ si chiamano Chiese e sono servite da pastori professionali. In Europa ci sono Chiese Quacchere di questo tipo principalmente in Ungheria e Romania. Informazioni si possono trovare sul sito http://www.evangelicalfriends.org/Europe (in Inglese)

Quaccheri Conservatori: Questo e’ il gruppo piu’ piccolo. Mantiene la tradizione dell’incontro nel Silenzio, e l’assenza di pastori. Teologicamente accetta la salvezza esclusivamente attraverso Cristo e l’autorita’ della Bibbia. Ci sono gruppi molto piccoli di questi Amici in Europa. Il gruppo con cui noi siamo in contatto si trova ad Atene: http://www.fwccemes.org/fam?mg=18 . Gli Amici in Irlanda mantengono tradizioni che sono un misto tra i Quaccheri Liberal e questi Quaccheri Conservatori: http://www.quakers-in-ireland.ie/home/ (in Inglese).

Spero che queste informazioni aiutino Guido ed altri nella loro ricerca della Verita’. Nelle parole di Geremia 29-13 “Mi cercherete, e mi troverete, quando mi cercherete con tutto il cuore”

In amicizia,

Marisa Johnson

Executive Secretary

FWCC-EMES

P.O. Box 1157

Histon

Cambridge

CB24 9XQ

+44 1223 479585

+44 7949 190465 (mobile)

www.fwccemes.org

emes@fwcc.quaker.org

Friends World Committee for Consultation – Europe and Middle East Section

Scottish Charity number:  SC 036528

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Venga il tuo Regno

Ci domandiamo spesso quale sia il fine della preghiera e se possiamo pregare per noi personalmente ma anche per le cose. Nella preghiera che ci è stata trasmessa da Gesù che è la preghiera per il Regno per eccellenza includiamo tutto e tutti. Se cercheremo la giustizia del Regno che significa anche misericordia il resto ci viene dato semplicemente in più.

C’è nel Padre nostro una semplicità e una brevità stupefacente che racchiude un’infinita ricchezza e una profondità abissale. Era una preghiera di fatto già in uso nella spiritualità ebraica sia pur con forme diverse, più stringate ma ben radicate. Cipriano, teologo del III secolo, la definiva il riassunto della fede cristiana ma ignorava quanto ora qui ricordato. All’epoca la fase antigiudaica del cristianesimo era un elemento distintivo. I nostri peccati di cristiani contro l’ebraismo sono stati del resto sempre presenti e non solo nel secolo scorso. Peccati spesso anche di falsità o di omissioni nel dire la verità.

Nell’invocazione della preghiera del padre nostro ci si rivolge veramente a Dio, Padre (o meglio papà, traducendo il termine aramaico di riferimento) e Signore. Il suo Nome – ossia il suo Essere – deve essere santificato. Si prega quindi per il suo Regno e non meramente per cose puramente personali. Per questo si dice del continuo, non “mio” o “me” ma “nostro” e “noi”. Il nostro bisogno individuale è incluso nella richiesta del Regno di Dio e proprio per questo riceve il suo pieno diritto. Quindi prima viene la causa di Dio e non ad esempio quello delle religioni. E’ infatti il suo Regno che deve avvenire prima del giudizio finale e della risurrezione dei morti. Non è – come generalmente si pensa –  la terra a dover essere attirata su in cielo ma il cielo sulla terra.

In questo il Regno di Dio dice una cosa molto diversa dal cristianesimo tradizionale (cattolico, luterano o riformato conservatore) in cui si separa un settore interno e uno esterno, riservando il primo a Dio e il secondo al “principe di questo mondo”. Chi domandava a Gesù quando ci sarà il regno, lui rispondeva quando l’interno sarà come l’esterno e il visibile come l’invisibile. In Luca 17,20 e seguenti è scritto il Regno di Dio è in mezzo a voi e non dentro di voi! E la famosa frase detta a Pilato, espressione della realtà imperiale, “il mio Regno non è di questo mondo” non vuol affatto dire che il Regno sia nell’al di là ma che è il Regno del mondo “che viene” e che “verrà”, diverso da questo mondo.

Sembrano frasi apparentemente insignificanti ma proprio queste impediscono la fuga da questo mondo e la necessità dell’impegno nella realtà civile, politica e sociale. Il messaggio realmente cristiano non è spiritualistico ma possiamo dire materialistico, di un materialismo sacro, che attraverso la Parola rende il pane di domani ossia quello necessario un pane sacramento nel senso più ampio del termine ossia simbolico e universale. In cui la vera comunione con Dio è data da quella degli uomini nella solidarietà e nella mutua remissione delle colpe. Non si dice infatti nella preghiera noi “rimettiamo” ma “abbiamo rimesso” i peccati, le colpe dei nostri fratelli e sorelle. Solo dopo aver compiuto ciò è possibile vivere e riconoscere veramente il Padre e il suo ordine d’amore: non è quindi una questione di nozioni apprese a catechismo ma di vita vissuta e reale. Personalmente. La liberazione da ogni angustia (tentazione) di questo tempo in cui il Regno non è pienamente realizzato è quindi una messa in guardia dalle fughe verso lo spiritualismo o la complicità delle logiche imperanti di ingiustizia, di creazione di nemici, di idoli.

Certo sconfiggere le nostre paure umane non è semplice e non lo sarà nemmeno per le prossime generazioni. Basti pensare alla paura del bisogno, del vuoto, della morte, del destino… ma non è certo la sete di possesso che può o potrà colmare la nostra angoscia di sprofondare nel vuoto della distruzione fisica personale, di una guerra, della povertà, di una malattia.

La protesta credente davanti alla morte si radica in modo altrettanto chiaro nei Vangeli. A chi immaginasse una qualunque complicità di Dio con l’opera della morte i quattro testi dei redattori dei Vangeli (che non sono quattro ma si tratta di opere a più voci e a più mani) offrono una flagrante smentita. Gesù non scende mai a patti con la morte, non vi si arrende, la affronta. Dalla rianimazione della figlia di Iairo, del figlio della vedova di Nain, coi suoi pianti e la sua lotta di fronte alla morte di Lazzaro si mostra sempre da che parte sta: non già nella disgrazia o nella distretta ma nella lotta. Dio non è sovrano della morte bensì il maestro dei viventi. Figuriamo se il suo Regno possa essere confinato dopo la morte!

La menzogna di molti cristiani ( non di tutti)  continua anche in questo secolo che viviamo.

Ragaz ci ha insegnato che vivere il cristianesimo all’aria aperta significa liberarci da questi schemi o modi di pensare che rinunciano all’evangelo sociale e che si può e si deve non avere vincoli con lo Stato, la Chiesa e la società.

I teologi che sono venuti dal dopoguerra in avanti ci hanno fatto capire che la creazione continua ed è affidata anche nelle nostre mani. Lo Spirito non ha mai smesso di soffiare e si avvale anche delle nostre piccole mani.

Maurizio Benazzi

 

 

 

 

 

In breve:

 

Appuntamento di sabato 20 settembre 2008 alle ore 17.00
 
Il guado – Sede di Via Soperga 36 – Milano

 

Omosessuali cristiani in rete
Quali percorsi, per gli omosessuali credenti, nella rete e nella Chiesa

Nel settembre del 2007 nasceva un portale che aveva l’ambizione di diventare un punto di riferimento per quanti tentano di far dialogare Fede cristiana e condizione omosessuale. A distanza di un anno la scommessa è stata vinta: i volontari di quello che è ormai diventato il Progetto Gionata sono all’opera in tutta Italia, mentre il numero dei contatti giornalieri ha ormai superato la media delle 10.000 visite mensili (fonte Shinystat). Ecco perché abbiamo deciso di riflettere, insieme a quanti hanno contribuito alla nascita e al successo di Gionata.org, per scoprire le potenzialità che la rete internet offre a chi sente, su di se, il compito di dare voce a migliaia di omosessuali credenti che di voce non ne hanno mai avuta.
 

 

Ecumenici seguirà questo evento de Il guado, conosciuto direttamente nei primi anni 90 come esperienza di “cristianesimo catacombale”. Andiamo a sentire cosa è cambiato realmente nel frattempo…

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Il nostro manifesto della preghiera laica

La preghiera viene indicata generalmente come il nocciolo e il simbolo della relazione con Dio. Essa sicuramente degenera quando al posto di Dio subentra la religione.

Vi sono infatti due specie di preghiera: la preghiera della religione  e la preghiera del Regno. La prima possiamo considerarla sotto il profilo teologico un’opera e più esattamente la identifichiamo umanamente come un dovere. Se si è religiosi si “deve” pregare. La preghiera è la principale opera di devozione, anzi la più importante di tutte. Si può anche pregare volentieri per se stessi e per le persone care o le proprie cose. Ma spesso la preghiera è soltanto un dovere. E perciò si deve mostrare. Ci deve essere in ogni circostanza. Deve essere la forma che contrassegna una cosa, affinché sia “religiosa”, altrimenti appare “profana”, puramente mondana: “qui non c’è Dio”.

Ecco che la preghiera si perde in una triste esteriorizzazione: diventa una forma, una maschera e quindi una parte capitale di tutto il formalismo religioso, che nel senso di Gesù è “ipocrisia” ossia teatralità.

Ecco dunque che l’invito di Dio a pregare nella propria stanza mostra come le cose fatte in segreto vengono poi ricompensate ossia esaudite e anche di questo non bisogna comunque farne un oggetto da esibizione.

Con le parole di Ragaz possiamo dire che Gesù non è affatto venuto per stabilire un’altra legge, in cui è rilevante o conta in qualche modo la forma pura e semplice. Lascia semmai il tutto a noi. Anzi di più.

Poiché la preghiera è di fatto divenuta qualcosa di esteriore, non solo nei tempi antichi ma anche in questi che viviamo, essa è vittima della legge di ogni esteriorità: la quantità. Bisogna pregare molto. Più si prega e meglio è. E dalla quantità si fa spesso dipendere nell’immaginario religioso anche l’esaudimento. Si tratta in realtà delle “soverchie dicerie” dei pagani, i quali credono di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole.

La degenerazione della preghiera presenta il difetto d’origine: non si ha a che fare col vero Dio ma con la religione. Poco importa il suo nome. Se infatti si vive davanti al Dio Santo la moltitudine delle parole si vieta da sé, per il rispetto che gli è dovuto. Non si tratta più in ogni caso di raccontare a lungo a Dio, al vero Dio, all’Onnipresente, all’Onnipotente, le cose di cui si ha bisogno; Lui le sa sempre meglio di noi.

E dopo aver messo in luce gli aspetti negativi della preghiera non possiamo non soffermarci sulla necessità della preghiera. Soprattutto negli aspetti più nobili ossia il ringraziamento e l’adorazione. Se riceviamo le cose mediante la nostra richiesta, prendiamo coscienza di Colui dal quale le riceviamo, cioè riceviamo tutto – poiché dobbiamo includere tutto nella nostra richiesta – e impariamo così come la dobbiamo intendere e usare. E’ un punto fondamentale questo. Perciò molte cose possiamo riceverle solo se le domandiamo. E inversamente Dio non ci può dare molto, perché semplicemente non glielo domandiamo. Dio Padre vuol stabilire questo rapporto coi suoi figli e figlie.

Il che non significa che ad esempio l’adorazione perpetua o ripetuta in termini ossessivi sia la condizione naturale di detto rapporto. E’ al limite (ma proprio limite estremo) un’eccezione di fatto inutile poiché rischia di presentarsi come una forma di superstizione pagana. Pensate ad esempio ai rosari o alle c.d. 48 ore. Si pensa in qualche modo di forzare la volontà di Dio con molte parole o le parole di molti. Una sorta di pratica della magia, addirittura rivolta o con la strumentalizzazione di presunti intermediari/e.

C’è un episodio veramente interessante nella Bibbia ove si riesce a capire la differenza fra la preghiera della religione e quella del Regno. E’ non lo dico perché ho letto sui magazines le preghiere dei gruppi evangelici fondamentalisti per il diluvio sulla Convention democratica americana (pare invece che l’uragano abbia lambito quella repubblicana del candidato delle Assemblee di Dio pentecostali). Si tratta della vicenda del Carmelo, laddove viene deciso fra il vero Dio e il falso Dio, tra JHWH e Baal, tra il Dio vivente e l’idolo. I sacerdoti di Baal gridavano infatti per delle ore “Baal esaudiscici! Baal esaudiscici!” e per sostenere queste grida si facevano dei tagli cruenti. Ma “non si udì né voce né risposta”.

Invece il profeta Elia non gli rivolge che poche parole e il fuoco dell’esaudimento scese subito dal cielo (I Re, 18).

Riprendiamo sabato prossimo la lettura attuale de “Il sermone del monte” a partire dal tema della preghiera. E’ un lungo percorso. Oggi speriamo almeno che sia più chiaro il motivo per cui questa newsletter non apre volentieri le sue pagine all’ostentazione della preghiera. Il moderatore non potrebbe semplicemente dirsi un cristiano.

Sono altre le liste dell’esteriorità. Avrete solo l’imbarazzo della scelta nel trovarle.

Stamani ad esempio – mentre scrivevo queste righe – un paio di Testimoni di Geova desideravano presentarmi la loro rivista che parlava del riscaldamento della Terra (e immagino dell’imminente fine nel mondo tanto cara in America ma anche nelle sale del Regno dei testimoni di Geova)…

Posso dirvi: non abbiate paura; noi aspettiamo ancora il Regno sulla Terra. Aspettalo anche tu con fiducia.

Buon sabato.

 

Maurizio Benazzi

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Il sabato e il sermone del monte

Tom Fox, 54 anni, cittadino americano che era fra i quattro attivisti cristiani rapiti in Iraq, è stato ucciso nel marzo 2006. Era un volontario dell’ong Christiasn Peacemaker Teams. Il suo cadavere fu trovato avvolto da una coperta, gettato in una scarpata in un terreno vicino alla ferrovia alla periferia ovest di Baghdad, nel quartiere di Al Mansur. Prima di sparargli, sembra – dai segni notati sulle mani e da tagli e bruciature sulla schiena– che sia stato legato e torturato. I rapitori si qualificarono come ‘Brigate delle Spade della Rettitudine’.  Conosciamo i loro assassini come giustizieri selvaggi contro qualsiasi presenza – anche non armata – a stelle e strisce, allo stesso tempo improvvisati difensori del muro in fra Palestina e Israele contro il quale Fox aveva manifestato più volte in nome della non violenza. Fu l’FBI a effettuare l’identificazione all’epoca, non senza sconcerto. La figlia di Tom scrisse infatti: “Mio padre ha scelto di andare in Iraq e ascoltare chi non ha voce. Incontra famiglie che soffrono per la mancanza di persone care. Per gran parte del tempo passato in Iraq, ha cercato di far liberare dei detenuti”

Di certo Tom è un martire dimenticato dai cristiani. Uno dei tanti. Aveva la colpa di non appartenere ad una chiesa. Un quacchero irriducibile insomma.  Non fa parte di alcun martirologio e sulla presenza di nomi italiani sul pagina web del suo Memorial è meglio tacere…

Iniziamo così un appuntamento periodico con la lettura de “Il sermone del monte” di Leohnard Ragaz. Riproposto in un contesto attuale. Inutile cercarlo in libreria non lo troverete. Nessuna casa editrice lo ripubblica. A nessuno conviene parlare del socialismo biblico. Tutti fanno a gara semmai  a dirsi  più liberali degli altri. Quasi come se il liberismo nell’era attuale non fosse una causa del male della società in cui viviamo.

 

Beati gli operatori di pace è scritto nel Vangelo ma queste parole sembrano rivolte agli altri più che a noi stessi. E’ terribilmente comodo cedere al più forte, coprire i contrasti e tacere davanti alla miseria e all’ingiustizia. Ma chi lotta per la pace lo può fare solo per mezzo della verità. Poiché la verità è l’ordine di Dio, e solo dove esso è compiuto, ivi è la pace. Non possiamo essere soddisfatti della nostra pace personale e lasciar correre il mondo come vuole ma dobbiamo lottare per la pace. Il mondo cerca il suo Io. Vuole anzi tutto se stesso, la propria gloria, la propria potenza, il proprio presunto diritto. Questo è il suo possesso. Ma il possesso provoca la contesa che assume poi nella guerra la sua forma più massiccia.

 

Quale gloria e quale grandezza rappresenta dunque il rompere questo circolo vizioso. Coloro che lo fanno sono più grandi degli eroi della guerra e delle persone armate. Sono i figli e le figlie di Dio. E’ da qui che si scopre il valore del perdono del Padre e dei suoi amati e delle sue amate, che riescono a spezzare l’odio che alimenta la catena della violenza e della guerra.

 

E proprio quando l’ingiuria, la persecuzione e la menzogna scaglieranno ogni sorta di male contro chi ama la giustizia è possibile mantenere la pace solo attraverso la rivoluzione del mondo per opera di Dio.

 

Questo è quello che cominciamo a leggere oggi, con parole nuove di Ragaz: non lo amiamo perché si dilettava a leggere Dante o a insegnava la lingua italiana nella Svizzera interna. Lo comprendiamo semmai come  un teologo che non partecipava al culto nel tempio e che ha osato offrire una grande testimonianza oltre i confini confessionali e religiosi. Senza nulla rinunciare al cuore della Scrittura.

 

Riprendiamo così  il servizio al nostro nono  anno di attività formativa e informativa. Buona continuazione nella lettura.

 

Maurizio Benazzi

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Incontriamo i nostri lettori a Torre Pellice, al Sinodo valdese

 

 

Io credo in Dio,

che non ha fatto il mondo già finito

come una cosa che deve rimanere per sempre così

che lo regge non secondo leggi eterne

immutabilmente valide

non secondo ordinamenti naturali

di poveri e ricchi

competenti e non competenti

dominanti e dominati.

Io credo in Dio

che vuole la contraddizione in ciò che è vivo

e il mutamento di tutte le situazioni

per il tramite del nostro lavoro

per il tramite della nostra politica.

Io credo in Gesù Cristo che aveva ragione quando egli

“un singolo che non poteva fare nulla”

come noi

lavorava al cambiamento di tutto le situazioni

e perciò dovette soccombere.

Confrontandomi con Lui io riconosco

come la nostra intelligenza sia atrofizzata

la nostra fantasia spenta

la nostra fatica sprecata

perché noi non viviamo come lui viveva.

Ogni giorno  io ho paura

perché egli sia morto invano

perché Egli è sotterrato nelle nostre chiese

perché noi abbiamo tradito la sua rivoluzione

in obbedienza e paura

davanti alle autorità.

Io credo in Gesù cristo

che risorge nella nostra vita

che noi diventiamo liberi

da pregiudizi e conformismo

da paura e odio

e portiamo avanti la sua rivoluzione

per il suo regno

io credo nello spirito

che con Gesù è venuto nel mondo

alla comunità di tutti i popoli

e alla nostra responsabilità per quello

che sarà della nostra terra

una valle piena di afflizione fame e violenza

o la città di Dio.

Io credo nella pace giusta

che è fattibile nella possibilità di una vita che abbia senso

per tutti gli uomini e le donne

nel futuro di questo mondo di Dio.

Amen

 
 

Tratto da “Teologia politica”, di Dorothee Soelle

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