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Il Dio del nord…

Ultime Notizie!

La Chiesa di Scozia sostiene la chiamata pastorale di un reverendo apertamente omosessuale!

 Edimburgo, Scozia


Il Reverendo Lindsay Louise Biddle, cappellano della Chiesa “Affirmation Scotland”, autore del Corso di Autodifesa su basi bibliche e già membro del Congresso Nazionale MLP, ci ha fatti partecipi di questa buona notizia proveniente dalla Congregazione delle Chiese Scozzesi:

 “Dopo 3 ore e mezza di dibattito, l’Assemblea Generale delle Chiese Scozzesi, riunitesi ad Edimburgo lo scorso sabato sera, 23 maggio 2009, con 326 voti a favore e 267 contrari ha approvato l’azione condotta avanti dal Presbiteriato di Aberdeen (intrapresa nel gennaio del 2009) per appoggiare pienanamente la chiamata pastorale (proposta nel novembre del 2008) da parte della Chiesa Parrocchiale Croce della Regina Celeste ad Aberdeen, a sostegno del Reverdo Scott Rennie, un prete apertamente omosessuale all’interno della Congregazione delle Chiese Scozzesi, il quale vive un rapporto di convivenza con il suo compagno cattolico cristiano David, che lavora come insegnante di educazione religiosa.
Rendiamo grazie a Dio per una chiesa tollerante nella quale tutti sono i benvenuti!

“Gesù mi ama!”, è ciò che mi dice la Bibbia. “Apparteniamo tutti a Cristo, qualsiasi sia il nostro orientamento sessuale! Gesù mi ama! Questo afferma la Bibbia! Dio ci ha creato tutti buoni, ed è ciò che è stato fatto! Sì, Gesù mi ama! Sì, Gesù mi ama! Tutto ciò me lo dice la Bibbia!”

 

Messaggio inviato dall’orgoglioso Cappellano della Chiesa Affirmation Scotland, reverendo signor Lindsay Louise Biddle,
30 Ralston Avenue , Glasgow G52 3NA 0141- 883-7405
Rendiamo grazie a Dio per questa giusta, Straordinaria decisione piena di fede presa il giorno 23 di maggio 2009 dalla Congregazione delle Chise Scozzesi e preghiamo per la sua testimonianza e perchè ispiri la Chiesa Presbiteriana d’America (negli Stati Uniti) e tutte le altre comunità religiose di base Cristiana.

con gratidudine e speranza,

Michael

Michael J. Adee, M.Div., Ph.D., Executive Director & Field Organizer

More Light Presbyterians, 369 Montezuma Avenue # 447, Santa Fe, New Mexico 87501 USA (505) 820-7082, michaeladee@aol.com, www.mlp.org 

 ab

 

Ecumenici aderisce dal 2007 a MLP.

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Inciviltà

A PROPOSITO DI ANTISEMITISMO CATTOLICO

 

“Tra ‘800 e ‘900, “Civiltà Cattolica” parla di ”infezione” giudaica della Nazione, di “complotti ebraici”, di “pericolo dello spirito giudaico”; afferma che  “gli ebrei non sono una religione”, “sono una razza speciale”, “necessità di odiarli”, “difendersi attraverso leggi speciali”, prendendo esempio dagli Stati Tedeschi, dall’Austria-Ungheria, dalla Russia.

Civiltà Cattolica fa una raccolta di questi scritti: Della questione giudaica, edita a Prato nel 1889 e nel 1891, e ripubblicata più volte dopo le leggi razziali fasciste del 1938. Si auspica la confisca dei beni degli ebrei: Che la confisca sia giusta, chi può dubitarne? La maggior parte de’ tesori che i giudei posseggono, è roba di malo acquisto: colla frode, coll’usura, colle truffe l’hanno messa insieme, e se non si pone un termine allo scandaloso loro accumulamento, fra poche decine d’anni, quasi tutto il capitale mobile e immobile de’ cristiani sarà preda loro (ed.’91,p72). Ma anche l’espulsione degli ebrei era una necessità: Se non si rimettono gli ebrei al posto loro, con leggi umane e cristiane sì, ma di eccezione, che tolgano loro “l’uguaglianza civile”, a cui non hanno diritto, che anzi è perniciosa non meno ad essi che ai cristiani, non si farà nulla o si farà ben poco…( p.81) Gli ebrei moderni sono il flagello della giustizia di Dio, e che tutto il dolce del liberalismo finisce per attirarle fra le strette della vorace piovra del giudaismo(p.89).

Il giudaismo è paragonato da padre F.S. Rondina ad un polipo che continuamente accresce il suo potere economico: E’ un polipo che cò suoi smisurati tentacoli tutto abbraccia…ha lo stomaco nelle banche…i suoi succhiatoi dappertutto: negli appalti e nei monopoli, negli istituti di credito e nelle banche, nelle poste e nei telegrafi, nelle società di navigazione e nelle ferrovie, nelle casse comunali e nelle finanze degli Stati.(Civiltà Cattolica, 1892, serie MXXII, pp.155-56).
(…)

padre Oreglia, in una rubrica dal significativo titolo, Dell’ebraica persecuzione contro il Cristianesimo, dava per certo che i giudei fin dall’antica Roma avevano costituito un pericolo per i cristiani. I cristiani, infatti, sarebbero stati perseguitati dai romani solo a causa delle calunnie giudaiche, e sotto Nerone sarebbero stati gli ebrei a provocare l’incendio del 64 per poi accusare i cristiani. (Civiltà Cattolica, serie XIII, vol.III, p549).

(….)
Agli inizi del 900, il tradizionale antisemitismo cristiano è ormai divenuto per l’Europa il supporto del nazionalismo, della “nazione razza”, che avrebbe dovuto dominare le altre in nome di una presunta superiorità.
Come scrive R. De Felice : L’antisemitismo cattolico degli ultimi cento anni assume ai nostri occhi un significato ben preciso, nell’ambito del quale si articolano ed hanno ragion d’essere le fasi, le riacutizzazioni, le esplosioni, le stasi di esso, altrimenti impossibili a spiegarsi, sino all’ultima drammatica crisi del periodo …
Con il 900 all’antisemitismo cattolico, o meglio clericale, venne progressivamente affiancandosi quello dei nazionalisti e quello dei sindacalisti rivoluzionari e fascisti. Questo nuovo antisemitismo fu però e rimase di gran lunga inferiore a quello clericale, da un lato tributario verso di esso di tutta una serie di argomenti (l’ebreo anticristiano, l’ebreo massone, l’ebreo sanguisuga della ricchezza nazionale e, giù, giù nel tempo, l’ebreo antinazionale, l’ebreo bolscevico, ecc.), da un altro lato privo della sistematicità e del significato di esso… (op.cit., pp. 35-43).
Sul terreno ampiamente seminato dall’antisemetismo cattolico, fu dunque possibile lo sviluppo  dell’antisemitismo nazionalista e di quello fascista poi.  Fu infatti facile fare leva sulla tradizione secolare antiebraica per creare i connettivi della patria nazione razza sangue spirito, attraverso cui l’immaginario collettivo potesse individuare le ragioni di una propria presunta superiorità razziale. ”
 
dal libro di Maria Mantello, Ebreo, un bersaglio senza fine, storia dell’antisemitismo, Scipioni, 2002

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La storia di un prete operaio: Sandro Artioli

Festeggiamo un evento speciale: la storia di un prete operaio. La storia di un amico che in silenzio sa offrire il segno della trasformazione della coscienza.

E’ con lui che rompiamo il pane della comunione cristiana e della fratellanza al solo servizio della testimonianza verace.

Rendiamo grazie all’Eterno per questa presenza importante fra noi.

 

Maurizio Benazzi

 

 
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Cari amici

purtroppo in questa riunione nazionale io non ci sono : alla sera non posso lasciare Cesare da solo a casa ma, soprattutto, venerdì 25 aprile mi sento troppo preso a partecipare alla manifestazione. Inoltre, stante la mia bassa condizione proletaria e anche la mia pesante situazione memoriale, non sarei in grado di capire le vostre raffinate comunicazioni. Né sarei anch’io in grado di dare una simile comunicazione. 

Mi spiace però non incontrarvi e salutarvi.

Allora vi butto lì solo alcuni piccoli pensieri semplici e molto materiali.

Sandro Artioli (sandrart@fastwebnet.it)

 

 

·      Io sono nato il 29 luglio 1942. C’è chi dice che una persona è determinata da un segno zodiacale secondo l’ora, la data e il luogo di nascita. Cosa che io ritengo maniacale : il 29 luglio (con lo stesso mio zodiaco leone) è a nato anche Benito Mussolini. Ma io sono allora come lui ?

·      Mio padre ha fatto fino alla quarta elementare, mia madre fino alla terza. Mio padre ha fatto quarant’anni di lavoro operaio alla Breda Siderurgica con due infortuni. Mia madre faceva la lavoratrice in ospedale prima che nascessimo io e le mie due sorelle. La mia famiglia era quindi gente povera. Quando avevo già 7 anni, io mi rifiutavo di andare sulle giostre, come volevano invece le mie sorelline, dicendo:“Non sapete che il papà è là a lavorare?”

·      Io non andavo all’oratorio ma ho iniziato a 8 anni a fare il chierichetto in parrocchia, imparando le frasi latine. Quando ero in quarta elementare avevo un maestro che si dichiarava ateo. Quando si rese conto che facevo il chierichetto mi aggredi. Una volta mi chiuse in un buio armadio e mi gridò “Artioli, se sei un chierichetto perché non chiedi al tuo angelo custode di tirarti fuori ?”.  Poi mi ha è esposto dalla finestra al secondo piano e mi ha detto : “Se ti butto giù il tuo Gesù ti salva ?”.

·      In quinta elementare mi hanno dato un tema da scrivere : “ Cosa farai da grande”. (allegato 1). Già da quella età c’erano in me alcuni pensieri che cresceranno di più nella vita cammin facendo :

– andare dai bambini in cina, india, africa ( quindi i poveri)

– abitare nelle capanne con loro o in una roccia che mi scavo io ( non nelle cattedrali)

– non lasciarmi aggredire dal “ruggito dei leoni” (che oggi sono i ruggiti delle gerarchie)

– essere disposto a morire per Gesù

·      In seminario ho deciso di andarci io : i miei genitori e i miei preti mi suggerivano di andare dopo la terza media. Io invece sono andato in prima media. I primi mesi mi buttavo a piangere perché non vedevo più i miei genitori e le mie sorelline. Il rettore ha invitato mia madre a venirmi a prendere e riportarmi a casa ben 3 volte. Quando lei arrivava io, nonostante che piangevo, mi nascondevo e non mi lasciavo portare a casa.

·      Nella mia vita in seminario ho avuto sempre molte divergenze e contrasti sulle cose che mi proponevano e profondamente mi riferivo di più a quello che io sentivo dentro di me, sia quando ero nelle medie e nelle superiori ma anche quando ero in teologia

·      Dopo la terza teologia mi sento preso di fare una pausa di vita proletaria prima di arrivare automaticamente dopo 13 anni al sacerdozio. Sono andato in Francia a Saint Priest e ho lavorato in una fabbrica. Il padrone era bestiale e mi affiancai alle delegate. Andando a messa a Natale vidi quel padrone in prima fila in chiesa. E fece comunione. Alla fine della messa andai dal parroco e gli chiesi se sapeva chi era quel personaggio. Lui mi rispose : « Il est un bon catholique mais un mauvais chrétien ». Allora vuol dire che ci possono essere cattolici che sono pessimi cristiani.

·      Dalla Francia ripresi contatto col mio vescovo : gli scrissi che ero disposto a svolgere il ruolo di prete  ma mi sentivo preso a farlo vivendo in basso e condividendo la vita operaia. Lui mi ha mi ha detto che prendeva atto della mia richiesta e che me l’avrebbe rispettata. Ma mi chiedeva di fare inizialmentre qualche anno in parrocchia. Io accettai e tornai. L’ultimo anno di teologia era ormai chiuso e quindi non potevo rientrare in seminario per frequentare il corso che io avevo già fatto nel primo anno. Andai quindi da un mio amico prete, lo aiutai nell’ oratorio e studiai da solo il quarto anno di teologia andando a fare gli esami in seminario di volta in volta.

·      Nel settembre 1967 sono stato incaricato prete assieme a un altro. Nelle tabelle annuali con su le foto di tutti i preti ordinati io non ci sono però su nessuna : non mi hanno messo.

·      Sono stato mandato in una parrocchia a Quarto Oggiaro, uno dei quartieri periferici di Milano peggiormente devastato. Lì mi ha preso molto il disturbo sociale che c’era. E mi ci sono buttato. Tra le tante cose subite ho dovuto ad esempio difendermi dalla  denuncia alla curia di non fare religione a scuola (allegato 2). Preso dalla situazione non ci stetti solo qualche anno, come mi aveva chiesto il vescovo, ma rimasi 8 anni.

·      Nel settembre 1975, all’età di 33 anni, pur non avendo avuto dalla curia il consenso esplicito ad andare in fabbrica, ce ne andai. Mi sono presentato dicendo che ho svolto la scuola solo fino alla terza media. Per nascondere sia il mio fare il prete sia il mio livello di alta cultura : per poter essere assunto nella bassa condizione operaia.

·      Rimasi in Breda Termomeccanica per 26 anni. Svolgevo il ruolo di fabbro-saldo-carpentiere. Era il ruolo lavorativo più pesante della mia fabbrica. Dopo un anno, di fronte al disastro della mio reparto, accettai di essere eletto delegato come volevano tutti i miei compagni. Sistemai il tutto ma dopo due anni non mi proposi più come delegato ma convinsi alcuni miei amici giovani a farlo loro :  dicendo che li avrei comunque aiutati. Fare il delegato era per me un ruolo più comodo rispetto a quello dei miei compagni : che dovevano lavorare tutto il giorno senza godere dei rilassanti permessi sindacali.

·      L’ Azienda mi ha più volte proposto di avanzare in forme di lavoro più raffinate : ma io mi sono sempre rifiutato perché volevo condividere sempre la condizione degli operai più pesantemente massacrati.

·      Nonostante il mio pesante lavoro mi buttai nell’innescare tra i miei compagni la necessità di far nascere una autorganizzazione di base. Affittai una piccolo locale vicino alla fabbrica per riunire molti lavoratori a discutere e decidere. Nel 1992 nacque in quel sito un sindacato di base in contatto con i lavoratori di altre fabbriche d’Italia.

·      Il lavoro mi aggredì profondamente. Mi sentivo sempre molto stanco e affaticato. Ho subito quattro infortuni i cui più gravi furono la rottura della vertebra e il massacro di un ginocchio. Poi, con gli esami che ci hanno fatto per esposti all’amianto, mi hanno trovato le placche pleuriche ai polmoni. Andai quindi in pensione nel 2002 con cinque anni di anticipo per l’amianto.

·      La mia vita è stata un collocamento radicale nella stiva dell’umanità. Da questa profonda umiltà io ho sempre più guardato e giudicato criticamente le cose che mi venivano imposte dall’alto : sia dalle gerarchie politiche-padronale sia da quelle religiose-sacrali. Entrambe erano burocraticamente sul ponte della nave dell’umanità mentre io ero con tutti quelli nella stiva. (allegato 3)

·      Una volta andai dal dottore di un mio amico per valutare la sua situazione. Lui mi disse : “Mi scusi il suo amico mi ha detto che lei è un prete. Ma lei è davvero un prete ?” Io gli risposi : “ Nessuno “è” un prete. Ognuno è un essere umano”. Si può solo dire che uno svolge la funzione di prete, ma tutti sono essere umani. Al di là dei ruoli funzionali che svolgono è la loro umanità che può essere buona o schifosa. Sono quindi del parere che il sacramento della “consacrazione” dei preti non modifica la loro struttura umana ma affida loro solo un ruolo da svolgere. Tant’è che tanti uomini consacarati preti si comportano umanamente male. (allegato 4)

·      Questa è la mia totale valutazione negativa dei sacramenti. Essi vengo spacciati come riti, gestiti magicamente solo dai preti, che innescano una modifica strutturalmente sacra in coloro a cui vengono inseriti.

·      Il battesimo ti fa diventare “figlio di Dio”? E quando un battezzato sfrutta, stupra o uccide che figlio di Dio è diventato ?

·      Quando mio padre era in ospedale in condizioni gravi, mi chiesero se gli davo l’ “estrema unzione”. Io ho non condividevo che una “unzione” inserisse qualcosa di magico nel suo finire di vita. Io lo affiancai e quando morì la avevo tra le mie braccia. Io ai moribondi dò la mia “estrema unione”. Mi affianco a loro umanamente.

·      Come ho già detto anche la “transustanziazione” la ritengo una maniacale interpretazione dell’ultima cena di Gesù. Ai preti verrebbe inserita la capacità di trasformare magicamente pane e vino in corpo e sangue di Gesù. Gesù nell’ultima cena prima di morire distribuisce del pane ai suoi discepoli e dice: “Mangiatelo. Questo è il mio corpo”. Ma non intende dire “questo pane che mangiate diventa miracolosamente il mio corpo” ma invece “mentre mangiate questo pane prendete atto che anche il mio corpo è questo : come un pane da mangiare. Cioè come una vita che entri nella vostra vita”.

 

allegato 1

20 -1-53

Quando sarò grande

 

Fin da piccolo ho avuto la vocazione di volere fare il prete o il missiona­rio.

Anche ora che ho 10 anni ho la stes­sa idea.

Più dei due a me piace fare il missio­nario.

Il motivo della mia vocazione è que­sto : poter andare in regioni scono­sciute, insegnare religione agli infe­deli, accogliere contento i fioretti dei bimbi italiani, e che se occorre essere ucciso per Cristo.

Vedrò i piccoli negretti, oppure cine­sini, africanini, indianini e mi com­piacerò di curare con tutto il mio cuore questi piccoli fratelli cechi del­la luce Cristo.

Andrò in seminario, mi farò molti compagni e con quelli spero di poter salvare molte anime.

Mi daranno come arma il crocifisso.

Andrò da una città all’altra dicendo il rosario, mi rifugerò in capanne o grotte costruite da me, ma non sa­ranno i ruggiti dei leoni a farmi ab­bandonare la mia impresa.

Voglio fare il missionario e lo farò, e non per nulla mi allontanerò dai miei genitori per anni ed anni.

E come io ora faccio tanti fioretti e spero poi quando sarò grande di ri­ceverne dai bimbi italiani.

Ma come sarà bello fare il missiona­rio 

 

Allegato 2

 

PIANO DI LAVORO ANNUALE ADOTTATO NELLE ORE DI RELIGIONE NELLA SCUOLA MEDIA DI VIA LONGARONE.

Niente come la religione può accettare di essere ridotta al rango di “materia”.

Mai quindi come nell’ora settimanale che io passo con questi ragazzi si sente più forte l’attrito tra teoria e prassi, che dovrebbe an­gustiare ogni professore.

Io per religione non intendo un “discorso sulla” religione, per cui se nel mio rapporto con questi ragazzi non riesco a mettere in azione tutta la logica dinamica del fatto cri­stiano con i suoi modi di rapportarsi teorico‑pratici, non ho “fatto religione”.

Da qui scaturisce che il mio contatto settimanale tende necessariamente a collegarsi con tutta la realtà ambientale degli alunni (famiglia, scuola,amicizie, quartiere…)

Nella scuola mi sforzerò di maturare una capacità di affrontare assieme i problemi seri della vita e far constatare come solamente da questo sforzo possa scaturire un vero rapporto di amicizia. Da qui vorrei far intuire che la religione, che per loro è  incarnata da me, non è assolutamente un complesso di cosette strane da sapere e da riferire, ma uno sguardo nuovo su tutta la realtà umana, un sen­so nuovo da dare ad ogni cosa, che si traduce in un concreto modo di vivere.

In questo periodo della loro vita i miei alunni devono acquisire una capacità critica nei confronti di tutto quello che hanno ricevuto dal loro ambiente (familiare e sociale). I valori su cui decideranno di giocare la loro vita devono essere conquistati e fatti propri da loro, non ricevuti in eredità. A me interessa che quando questa sorte toccherà anche alla “religione ricevuta” i miei ragazzi si trovino in posizione onesta di scelta, avendo intuito di questa religione, almeno l’essenza.

A mano a mano che cresceranno, quando ogni giorno dovranno scegliere tra l’essere veramente uomini o cedere alla riduzione unidimensionale in atto nel sistema, vorrei che ricor­dassero che la religione proprio perchè è  dalla parte dell’ uomo non può non essere dalla loro parte.

Proprio per questo nelle mie ore di scuola non mi potrò assolutamente servire del voto o della interrogazione, come strumenti completamente al di fuori della logica su cui mi baso. Il mio giudizio verterà sulla maturità complessiva espressa dalla classe  al massimo su rilievi di comportamento dei singoli.               d. Sandro Artioli

 

Allegato 3

Sguardo dalla stiva sul ruolo papale

 

La Chiesa potentemente rilanciata non è riconducibile al vero vangelo di Gesù. Negli ultimi anni era nata la speranza che nel terzo millennio fosse arrivato il momento di rimuovere i  due precedenti millenni di tradimento vatican-papista del  messaggio spirituale di Gesù. Non basta buttare lì solenni richieste di per­dono degli orrendi e criminali peccati fatti dal papato nel passato : è solo per “captatio benevolentiae” se non avviene una reale conversione.

Questa speranza è stata fatta fuori rilan­ciando mediaticamente una sacralità mi­racolistica e burocratica.

Rivendicando di esserne i supremi gesto­ri che impongono al mondo il vero monte su cui adorare Dio. Gesù aveva detto alla samaritana che non era suo il progetto di fondarlo. ( Giov. 4, 20-24)

Questa curia vaticana onnipotente ha istallato nella struttura ecclesiale vesco­vi, cardinali, istituzioni religiose ( Opus Dei, CL, Miles Christi …) che si affiancano e concertano con i potenti del mondo.

Spazzando via invece coloro che dal vangelo ricavavano che non basta affiancarsi ai poveri ma bisogna impegnarsi a rimuovere le cause che li generano.

L’andare in giro per tutto il mondo con pomposa imperialità faraonica ha avuto lo scopo di lanciare fanatismi di massa per rinforzare quella struttura ecclesiastica che deve essere invece messa in discussione rifacendosi seriamente al vero messaggio che Cristo aveva voluto lanciare.

Si è spacciatori dell’ oppio religioso nell’umanità quando sia ai potenti, massacranti e schia­vizzanti, sia agli impoveriti, sfruttati e distrutti viene proposta la valenza di credere in Dio, di agganciarsi psichicamente a lui, di lodarlo, di invocarne i miracoli e celebrarlo miticamente in massa.

Dicendo loro che se praticano questa credulità saranno salvati nel regno dei cieli. Iniettando serena pazienza se subiscono (o scatenano) gli orrori del regno di questa terra. Gesù ha detto che non aprirà la porta ai malfattori che si vantano di aver avuto questa credenza ( Mt 7,22).

Di questo oppio i tirannosauri del mondo se ne godono egregiamente.

E festeggiano chi lo spaccia.

Gesù non è stato da loro festeggiato a Gerusalemme e sul Calvario.

 

 

Allegato 4

 

Dopo duemila anni di questo falso cristianesimo il mondo non è cambiato e il vitello d’oro è ancora l’idolo delle genti.

Da sempre non ho mai sentito il sacer­dozio come una mo­difica esistenziale del mio essere ma sem­plicemente come un ruolo da svolgere. Non “sono” quindi un prete ma un sem­plice essere umano che ha svolto per un po’ di anni la funzio­ne di prete. Quando 33 anni fa ho scelto di inserirmi in una pesante condizione operaia lo svolgi­mento di quel funzionariato religioso in una struttura ecclesiastica si è andato via via sempre più spegnendosi.  Adesso è ormai da decenni che non lo svolgo più.

La lunga immersione della mia vita nella massacrante stiva proletaria, in cui udivo anche le urla di coloro che venivano buttati a mare, mi ha fatto diventare non più capace di sopportare tutti i lussuosi parolai e i clan gerarchici che si muovono sul ponte : sia a poppa (politici) che e a prora (religiosi).

Il mio percorso umano, sia sul fronte sociale e politico come su quello spirituale e religioso, è diventato un sentiero sempre più stretto e sempre più in salita.

Il Gesù che mi è rimasto nel profondo del cuore, si è radicalmente tirato fuori dall’acqua spor­ca del pomposo mastello “ecclesiale” in cui è stato immerso, e sporcato, per 2.000 anni. Que­sto scorretto cristianesimo è propagandato nel mondo dai sontuosi pulpiti edificati sulla prora : io tento umilmente di seminare, nel basso dell’umano, la ricerca del vero messaggio che Gesù ha lanciato al mondo.

 

– Sui “colli” delle varie “religioni” ognuno presume di avere il vero Dio da adorare. Gesù non aveva intenzione di rilanciarne un altro come hanno fatto. ( Giov. 4,20-24 : “ Viene l’ora che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità poiché il Padre cerca tali adoratori”)

– Nella Bibbia Dio si “rivela” solo nelle parole e nella vita degli uomini giusti. Non tutti gli scritti della Bibbia sono “parola di Dio”

– Dio si incarna, come in Gesù, nell’umano (1 Gv 4,7 : “chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio” ).

– I “sacramenti” non sono riti magici delle “sacre-menti”.

– Pregare per qualcuno o per qualcosa non vuol dire supplicare Dio che non se ne sbatta i coglioni. E delegare a Lui l’intervento. Noi non dobbiamo sbatterceli.

– Dicono che chi riceve i presunti “miracoli” è amato da Dio. Chi non li riceve è odiato allora da un dio buffone ? 

– Dichiararsi credenti non è carta di credito per bussare tranquillamente alla sua porta : “Malfattori, non vi ho mai conosciuto !” disse Gesù.  ( Matteo 7,21-23 )
 
 

 

 

Invito

 

Da due mesi ci stiamo impegnando per la riuscita di queste due giornate: non abbiamo sponsor di nessun tipo e ci stiamo autofinanziando e di conseguenza autopromuovendo. Spero, speriamo e confidiamo nella vostra presenza e partecipazione, consapevoli di quanto sia difficile l’incontro tra natura e cultura, terra e abitanti, convivenza nel bene comune. Ogni vostro  suggerimento e collaborazione sarà graditissimo. I contatti telefonici sono a piè di pagina, come l’indirizzo mail che ricevete. Un cordiale saluto e anticipato grazie dalla  comunità di Capranica, dalla rete bioregionale e a quant* ci sono e saranno vicini!

 

Doriana Goracci

 

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Capranica

18 e 19 Ottobre 2008

Il Ritorno a casa

Libera espressione di arte, artigianato e testimonianze

 

Tavola rotonda nella Sala Comunale Nardini di Capranica con festa all’aperto nel centro storico, condividendo il  ‘cibo’ che ognuno vorrà portare

 

‘Vivere nel luogo in cui si vive sapendo che è la nostra casa, significa essere del luogo’.

Questo è il pensiero dell’ecologia profonda e corrisponde al sentire di chi non coglie alcuna differenza fra sé ed il luogo, di chi ritiene di esser figlio della terra!

 

Programma

 

18 ottobre 2008: Sala Nardini, centro storico di Capranica h. 16.00 – Inaugurazione Mostra sul tema del ‘Ritorno a Casa’

h. 16.30 – Dialogo, pareri, poesie e canzoni sul tema del ‘Ritorno a Casa’

h. 19.30 – Rinfresco con vino e dolci locali portati da ognuno.

 

Interverranno: Kay McCarthy, Peter Boom, Christa Ekfemann, Giorgio Vitali, Laura Lucibello, Letizia De Berardinis, Roberto Bisconti, Lapisanplus, Doriana Goracci e tutti quelli che lo vorranno.

Moderatore: Paolo D’Arpini.

 

19 ottobre 2008: Sala Nardini e luoghi ‘aperti’ adiacenti.

h. 11.00 – Mostra di opere sul tema del ‘Ritorno a Casa’

h. 15.30 – All’aperto, nella Piazzetta del Palazzaccio-Via della Viccinella, se il tempo ce lo concederà, esposizione e banchetti del libero scambio, arte, artigianato, prodotti agricoli ed oggetti fatti a mano, proiezioni, poesie e canti,  presentazione di libri e riviste.

h. 18.00 – Condivisione festosa  delle specialità culinarie e casereccie.

Gran finale con le canzoni dell’ Orecchio Verde di Gianni Rodari, cantate da Stefano Panzarasa e tarantella al suono di nacchere e chitarra con Marina Canino.

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Ecoteologia: è tempo di agire

Clima e teologia/1. Conclusa la VII Assemblea della Rete cristiana europea per l’ambiente

Le chiese europee chiamate ad una “conversione ambientale”

Roma (NEV), 1 ottobre 2008 – La VII Assemblea della Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN) – tenutasi dal 24 al 28 settembre a Triuggio, vicino Milano sul tema “La vera sfida del cambiamento climatico” – lancia un appello a tutti i cristiani: “È ora di agire!”, esortano i delegati dell’ECEN, sottolineando come la crisi ambientale non va contrastata con i soli buoni propositi, bensì attraverso comportamenti reali che mutano alla radice “il nostro modo di pensare, di sentire e di agire. Il nostro rapporto con il mondo – si legge nel documento finale – non può essere puramente utilitaristico e consumistico”.

L’invito rivolto ai leader di chiese, alle comunità e ai singoli cristiani di tutta Europa è quello di fare pressione sui rispettivi governi e rappresentanti politici del Parlamento Europeo, i quali nei prossimi mesi dovranno prendere importanti provvedimenti in merito alle emissioni di gas serra. Gli stessi leader religiosi sono incoraggiati anche a sviluppare delle vere e proprie road-map, con scadenze e obiettivi da raggiungere, con lo scopo di combattere il riscaldamento globale.

La VII Assemblea della ECEN si è conclusa con una cerimonia ecumenica nella Chiesa evangelica metodista di Milano gremita per l’occasione. Un centinaio di delegati di chiese e associazioni ecclesiali di 27 paesi d’Europa hanno partecipato insieme alla comunità e ai rappresentanti del Consiglio delle chiese cristiane di Milano ad una liturgia dedicata alla “Salvaguardia del Creato”.

Non a caso, infatti, l’Assemblea dell’organismo ecumenico, nato nel 1998 nell’ambito della Conferenza delle chiese europee (KEK), si è svolta in questo periodo dell’anno: “Esso coincide con il ‘Tempo per il Creato’, periodo liturgico che va dal 1 settembre al 4 ottobre, che è dedicato dalle chiese europee alla preghiera per la protezione della creazione ed alla promozione di stili di vita sostenibili” – ha spiegato il pastore luterano Ulrich Eckert della Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che ha organizzato l’evento.

“Sono sempre più numerose le chiese in Europa che si occupano di tematiche legate alla cura della creazione di Dio. Pertanto diventa sempre più importante offrire anche uno spazio di scambio di esperienze e di decisione per un’azione comune, qual è appunto la nostra Rete”, ha dichiarato il segretario generale dell’ECEN, il pastore Peter Pavlovic.

“La nuova società che dobbiamo costruire deve essere basata su una conversione spirituale: una metànoia. Confessiamo a Dio e alla Creazione: Abbiamo peccato contro di Te, perdonaci, e dacci la forza di ricominciare”, con queste parole si conclude il documento finale della VII Assemblea ECEN, che ha eletto nel suo direttivo Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione globalizzazione e ambiente della FCEI (vedi in documentazione il documento integrale).

 

Clima e teologia/2. “Le nostre chiese devono agire ora!”

Letizia Tomassone ha aperto la VII Assemblea della Rete cristiana europea per l’ambiente

Roma (NEV), 1 ottobre 2008 – “Il riscaldamento globale del pianeta provoca l’estinzione di specie animali e vegetali, sconvolge equilibri umani e sociali, provoca guerre, carestie, epidemie e catastrofi naturali soprattutto nelle regioni più povere del mondo. Per le nostre chiese questo significa agire ora”. Lo ha detto la pastora valdese Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), nel quadro della VII Assemblea della Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN) che si è tenuta a Triuggio (MI) dal 24 al 28 settembre.

Tomassone, che mercoledì 24 settembre ha aperto i lavori dell’Assemblea organizzata quest’anno dalla FCEI, ha sottolineato l’importanza di prendere sul serio i dati scientifici: “È necessario studiare e analizzare la situazione facendosi aiutare dagli scienziati. Insomma, non credere, per una volta, di conoscere già tutto, e di avere già la risposta pronta”.

Il 25 settembre i partecipanti – provenienti da tutta Europa e appartenenti a diverse denominazioni cristiane – hanno ascoltato una serie di interventi di scienziati sul tema del cambiamento climatico. “Ci sono modi per ridurre le emissioni di gas serra e le chiese possono contribuire nel proporre cambiamenti negli stili di vita e nei modelli di comportamento”, ha affermato il climatologo Jean-Pascal van Ypersele, vice presidente del Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (organismo insignito del premio Nobel per la Pace 2007), che ha tracciato un quadro globale della situazione “peggiorata drasticamente dal 2001”. Per l’urbanista Roberto Ferrero serve una “visione sacra” del mondo che si traduca in una “riformulazione etica e professionale che coinvolga tutti gli aspetti della produzione”. Il biologo svedese Stefan Edman ha invitato le chiese a disfarsi del suo “tetro moralismo”, per legare invece la questione ambientale alle tematiche dei diritti umani e della solidarietà. La serata del 25 ha inoltre visto una tavola rotonda dibattere sul cambiamento climatico in chiave ecumenica: sono intervenuti l’ortodosso Dimitri Oikonomou, il riformato Otto Schäfer, il cattolico romano Karl Golser, l’evangelico Alfredo Abreu e il laico Michael Slaby del programma ONU per l’ambiente.

“Le chiese in Italia cominciano a percepire che il cambiamento climatico tocca con urgenza il nostro agire come credenti. Allora diventa necessario ascoltare e predicare l’evangelo che ci parla di ‘conversione’, del cuore e degli stili di vita, e di un ‘regno’ nel quale l’armonia fra natura e umani è operata da Dio. La terra è l’unico ambiente che abbiamo in cui vivere, è espressione dell’amore di Dio per noi. Davvero non sapremo prendercene cura?” si è chiesta Tommassone, che ha apprezzato la presenza ai lavori assembleari di diversi delegati cattolici italiani che lavorano nella “pastorale del creato”. “Spero che possa nascere proprio sui temi dell’ambiente un nuovo e positivo dialogo ecumenico” ha concluso.

Il 26 settembre in piazza Duomo a Milano i delegati si sono riuniti insieme ai rappresentanti del Consiglio delle chiese cristiane del capoluogo lombardo per una “manifestazione del silenzio”: un’ora di preghiera a favore della salvaguardia del Creato.

L’ECEN, nata nell’ambito della Conferenza delle chiese europee, si occupa da 10 anni di questioni ambientali (www.ecen.org ).

 

Scheda di approfondimento

 

LA VERA SFIDA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO – UN APPELLO ALLE CHIESE

Documento finale dell’Assemblea ECEN – Triuggio (Milano), 24-28 settembre 2008

La VII Assemblea generale della rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN) si è riunita a Triuggio, presso Milano, su invito della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, dal 24 al 28 settembre 2008. Tema dell’Assemblea era “La vera sfida del cambiamento climatico”, basato sul ruolo che l’ECEN ha avuto durante la III Assemblea ecumenica europea di Sibiu (Romania) nel settembre 2007, e le raccomandazioni adottate in quell’incontro, in particolare per quel che riguarda l’osservanza del “Tempo per il Creato” nelle chiese.

LA SCIENZA

Il riscaldamento globale è una realtà. E’ impossibile spiegare il cambiamento climatico soltanto considerando fattori naturali. Dal 20% al 30% delle piante e delle specie animali corrono un aumentato rischio di estinzione. Il cambiamento climatico sta già provocando conseguenze non più evitabili. Coloro che ne soffrono maggiormente sono le popolazioni povere del sud del mondo e non quelle che traggono profitto dalle emissioni dei gas serra, essenzialmente nelle nazioni ricche del nord del mondo.

Il Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC) ha calcolato che i paesi industriali del nord del mondo dovranno ridurre le loro emissioni di anidride carbonica tra l’80 e il 95% entro la metà di questo secolo, in modo da mantenere l’aumento medio della temperatura globale sotto i 2° centigradi. Ma anche questo obbiettivo può essere mancato se non iniziamo immediatamente. Oggi è il tempo di agire!

BASI TEOLOGICHE

I temi e le preoccupazioni del movimento ambientalista offrono molte opportunità per confessare la nostra fede cristiana e proclamare il messaggio di vita e di speranza secondo cui il Salvatore ha così tanto amato il mondo che, per salvarlo, è divenuto parte di esso.

Secondo la prospettiva cristiana, agire contro il cambiamento climatico è segno significativo – segno che Cristo, la Parola di Dio, viene nel mondo per portare vita e non morte. Il nostro compito è predicare questa buona notizia a tutta la creazione.

La distruzione dell’ambiente provocata dagli esseri umani non si riscontra solo in azioni concrete, ma trova radici nei nostri atteggiamenti più profondi. Non basta più vivere attingendo dal mondo circostante; gli esseri umani hanno bisogno di una relazione con il mondo che non sia puramente utilitaristica e basata sul mercato.

Il termine “crisi ambientale” non è propriamente accurato. La crisi attuale non viene realmente dal di fuori (una crisi che riguarda l’ambiente fisico che ci circonda), ma è una crisi che parte dall’interno di noi stessi, dal nostro modo di pensare, di percepire e di agire.

RETI E DIALOGHI

Costruiamo nuove reti ed intraprendiamo nuovi dialoghi. Costruiamo ponti tra “religioso” e “secolare”, come nella nostra rete ecumenica abbiamo abbattuto le barriere tra denominazioni. Troviamo un terreno comune con gli scienziati, arricchendoci reciprocamente delle nostre visuali diverse sulla meraviglia della creazione, e proteggendoci gli uni gli altri dai pericoli dell’antropocentrismo e dell’arroganza. Lavoriamo con i politici e i governi, i responsabili nel compito di ridare forma alla società, offrendo loro con coraggio parole profetiche di critica e di incoraggiamento.

IL CONTRIBUTO DELLE CHIESE

E’ imperativo che le chiese accettino la sfida di ritrovarsi insieme per superare la minaccia della carenza d’acqua, il diminuire dei raccolti, i disastri naturali, le malattie, le migrazioni e molti altri effetti provocati dai cambiamenti del clima. Incoraggiamo i responsabili delle chiese a sviluppare una propria strategia complessiva, con tempi e obbiettivi chiari, per contribuire a migliorare la situazione del surriscaldamento globale.

– E’ vitale che l’educazione ispiri il cambiamento, che sentiamo urgente nelle società consumistiche dominanti, verso uno stile di vita più semplice e verso macro cambiamenti in politica e nell’economia. L’ecologia e il cambiamento climatico devono essere inclusi nella formazione di ogni tipo di ministero.

– Molti progetti significativi sono già stati attivati nelle chiese. Raccomandiamo alle chiese di collegarsi le une con le altre e con altre comunità di fede. Raccomandiamo inoltre che esse continuino a risparmiare e a usare l’energia in modo efficiente, e di orientarsi verso energie rinnovabili. Esortiamo ogni chiesa locale a promuovere, prima del 2010, nuovi programmi di “eco-management” nell’ambito delle proprie chiese locali. Le incoraggiamo a investire nelle necessità legate alla crescita spirituale, all’educazione e alla cultura piuttosto che in cose materiali.

– Ogni chiesa nella sua vita comunitaria deve essere un modello di comportamento per un nuovo tipo di mobilità nel quale si passi dal paradigma della velocità delle automobili, degli aerei e delle navi a modelli di trasporto più puliti e meno rischiosi.

– E’ essenziale che le nostre chiese affrontino i problemi legati all’acqua come un’espressione della chiamata evangelica a prendersi cura del presente e del futuro del pianeta. In particolare, le chiese dovrebbero proporre cambiamenti nel modo di vivere per proteggere le risorse d’acqua, riducendone la nostra necessità personale e il nostro uso di acqua potabile, agendo attivamente per la giustizia di coloro le cui risorse idriche sono in pericolo a causa del cambiamento climatico, e facendo passi concreti per il riciclo e il riuso dell’acqua degli edifici e della campagna.

– Invitiamo le chiese a godere della diversità e della bellezza della creazione e a sentire responsabilità verso di essa. Raccomandiamo a ogni chiesa locale e comunità di iniziare progetti pratici o di sensibilizzazione sulla biodiversità prima del 2010. Le organizzazioni per la tutela della natura hanno in questo ambito molta esperienza e sono disponibili a fornire assistenza. La preoccupazione per la preservazione della biodiversità è anche un contributo al dibattito condotto all’interno del “Decennio per sconfiggere la violenza”.

– Invitiamo le chiese a monitorare i governi nazionali, e le discussioni e le decisioni dell’Unione europea (UE) e delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico e su questioni ad esso collegate. Le chiese delle nazioni dell’UE dovrebbero rivolgersi ai propri governi e ai rappresentanti politici nel Parlamento europeo, in vista di importanti decisioni che verranno prese nei prossimi mesi. Gli impegni dell’UE non devono essere ottenuti tramite concessioni: significativi tagli di gas serra devono essere ottenuti attraverso degli impegni immediati.

IMPEGNO

La nuova società che dobbiamo costruire deve essere basata sulla metanoia, cioè sulla conversione spirituale. Confessiamo quindi a Dio e alla Creazione: Abbiamo peccato contro di te; perdonaci, e donaci la forza per ricominciare.

Diventiamo dunque testimoni di speranza in un tempo in cui molte persone disperano, predicando la buona notizia che Dio ha così tanto amato il mondo da diventare parte di esso per salvarlo.

(traduzione a cura dell’Agenzia stampa NEV – notizie evangeliche)

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Venga il tuo Regno

Ci domandiamo spesso quale sia il fine della preghiera e se possiamo pregare per noi personalmente ma anche per le cose. Nella preghiera che ci è stata trasmessa da Gesù che è la preghiera per il Regno per eccellenza includiamo tutto e tutti. Se cercheremo la giustizia del Regno che significa anche misericordia il resto ci viene dato semplicemente in più.

C’è nel Padre nostro una semplicità e una brevità stupefacente che racchiude un’infinita ricchezza e una profondità abissale. Era una preghiera di fatto già in uso nella spiritualità ebraica sia pur con forme diverse, più stringate ma ben radicate. Cipriano, teologo del III secolo, la definiva il riassunto della fede cristiana ma ignorava quanto ora qui ricordato. All’epoca la fase antigiudaica del cristianesimo era un elemento distintivo. I nostri peccati di cristiani contro l’ebraismo sono stati del resto sempre presenti e non solo nel secolo scorso. Peccati spesso anche di falsità o di omissioni nel dire la verità.

Nell’invocazione della preghiera del padre nostro ci si rivolge veramente a Dio, Padre (o meglio papà, traducendo il termine aramaico di riferimento) e Signore. Il suo Nome – ossia il suo Essere – deve essere santificato. Si prega quindi per il suo Regno e non meramente per cose puramente personali. Per questo si dice del continuo, non “mio” o “me” ma “nostro” e “noi”. Il nostro bisogno individuale è incluso nella richiesta del Regno di Dio e proprio per questo riceve il suo pieno diritto. Quindi prima viene la causa di Dio e non ad esempio quello delle religioni. E’ infatti il suo Regno che deve avvenire prima del giudizio finale e della risurrezione dei morti. Non è – come generalmente si pensa –  la terra a dover essere attirata su in cielo ma il cielo sulla terra.

In questo il Regno di Dio dice una cosa molto diversa dal cristianesimo tradizionale (cattolico, luterano o riformato conservatore) in cui si separa un settore interno e uno esterno, riservando il primo a Dio e il secondo al “principe di questo mondo”. Chi domandava a Gesù quando ci sarà il regno, lui rispondeva quando l’interno sarà come l’esterno e il visibile come l’invisibile. In Luca 17,20 e seguenti è scritto il Regno di Dio è in mezzo a voi e non dentro di voi! E la famosa frase detta a Pilato, espressione della realtà imperiale, “il mio Regno non è di questo mondo” non vuol affatto dire che il Regno sia nell’al di là ma che è il Regno del mondo “che viene” e che “verrà”, diverso da questo mondo.

Sembrano frasi apparentemente insignificanti ma proprio queste impediscono la fuga da questo mondo e la necessità dell’impegno nella realtà civile, politica e sociale. Il messaggio realmente cristiano non è spiritualistico ma possiamo dire materialistico, di un materialismo sacro, che attraverso la Parola rende il pane di domani ossia quello necessario un pane sacramento nel senso più ampio del termine ossia simbolico e universale. In cui la vera comunione con Dio è data da quella degli uomini nella solidarietà e nella mutua remissione delle colpe. Non si dice infatti nella preghiera noi “rimettiamo” ma “abbiamo rimesso” i peccati, le colpe dei nostri fratelli e sorelle. Solo dopo aver compiuto ciò è possibile vivere e riconoscere veramente il Padre e il suo ordine d’amore: non è quindi una questione di nozioni apprese a catechismo ma di vita vissuta e reale. Personalmente. La liberazione da ogni angustia (tentazione) di questo tempo in cui il Regno non è pienamente realizzato è quindi una messa in guardia dalle fughe verso lo spiritualismo o la complicità delle logiche imperanti di ingiustizia, di creazione di nemici, di idoli.

Certo sconfiggere le nostre paure umane non è semplice e non lo sarà nemmeno per le prossime generazioni. Basti pensare alla paura del bisogno, del vuoto, della morte, del destino… ma non è certo la sete di possesso che può o potrà colmare la nostra angoscia di sprofondare nel vuoto della distruzione fisica personale, di una guerra, della povertà, di una malattia.

La protesta credente davanti alla morte si radica in modo altrettanto chiaro nei Vangeli. A chi immaginasse una qualunque complicità di Dio con l’opera della morte i quattro testi dei redattori dei Vangeli (che non sono quattro ma si tratta di opere a più voci e a più mani) offrono una flagrante smentita. Gesù non scende mai a patti con la morte, non vi si arrende, la affronta. Dalla rianimazione della figlia di Iairo, del figlio della vedova di Nain, coi suoi pianti e la sua lotta di fronte alla morte di Lazzaro si mostra sempre da che parte sta: non già nella disgrazia o nella distretta ma nella lotta. Dio non è sovrano della morte bensì il maestro dei viventi. Figuriamo se il suo Regno possa essere confinato dopo la morte!

La menzogna di molti cristiani ( non di tutti)  continua anche in questo secolo che viviamo.

Ragaz ci ha insegnato che vivere il cristianesimo all’aria aperta significa liberarci da questi schemi o modi di pensare che rinunciano all’evangelo sociale e che si può e si deve non avere vincoli con lo Stato, la Chiesa e la società.

I teologi che sono venuti dal dopoguerra in avanti ci hanno fatto capire che la creazione continua ed è affidata anche nelle nostre mani. Lo Spirito non ha mai smesso di soffiare e si avvale anche delle nostre piccole mani.

Maurizio Benazzi

 

 

 

 

 

In breve:

 

Appuntamento di sabato 20 settembre 2008 alle ore 17.00
 
Il guado – Sede di Via Soperga 36 – Milano

 

Omosessuali cristiani in rete
Quali percorsi, per gli omosessuali credenti, nella rete e nella Chiesa

Nel settembre del 2007 nasceva un portale che aveva l’ambizione di diventare un punto di riferimento per quanti tentano di far dialogare Fede cristiana e condizione omosessuale. A distanza di un anno la scommessa è stata vinta: i volontari di quello che è ormai diventato il Progetto Gionata sono all’opera in tutta Italia, mentre il numero dei contatti giornalieri ha ormai superato la media delle 10.000 visite mensili (fonte Shinystat). Ecco perché abbiamo deciso di riflettere, insieme a quanti hanno contribuito alla nascita e al successo di Gionata.org, per scoprire le potenzialità che la rete internet offre a chi sente, su di se, il compito di dare voce a migliaia di omosessuali credenti che di voce non ne hanno mai avuta.
 

 

Ecumenici seguirà questo evento de Il guado, conosciuto direttamente nei primi anni 90 come esperienza di “cristianesimo catacombale”. Andiamo a sentire cosa è cambiato realmente nel frattempo…

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