Apprendo solo ora la notizia della scomparsa di Monsignor Piergiorgio Colombo della parrocchia cattolica SS Martiri del mio quartiere di Legnano MI. Era tra l’altro prelato d’onore del papa. Esprimo il mio pubblico cordoglio non potendo partecipare ai funerali per motivi di salute. Don Piergiorgio non sapeva bene chi fossero i quaccheri… ma ha potuto sperimentare l’accoglienza fraterna totale e libera fra le mie mura domestiche in molte occasioni nel 2009/2010.
Maurizio Benazzi
Per loro nessun dubbio ?
Thomas Wipd, presidente uscente della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera ha recentemente dichiarato che la chiesa è “la comunità di quelle persone che hanno necessità di Dio, che si rivolgono a lui in preghiera, che pensano a lui e che nella loro vita quotidiana cercano di restituire un po’ di quell’amore e di quella speranza che a loro volta hanno ricevuto”. Mi pare che l’affermazione sia da mettere in discussione circa la necessità di Dio che l’essere umano abbia la speranza di cui si fa cenno. Ma anche che la chiesa sia capace di amare. Non mi risulta nonostante l’esperienza di frequentazioni di Templi e comunità di varie denominazioni. Svizzera riformata compresa.
Nessuna speranza c’era il 9 dicembre per una bambina bionda dodicenne a fianco del mio letto in pronto soccorso: un’emorragia interna al cervello segnava i tempi della sua breve vita. Che cosa hanno da dire preti e pastori che inculcano una fede cristiana spesso cieca, con tutte le risposte già predefinite come un manuale da consultare o da leggere in uso nelle molte sette esistenti. Che sia proprio il Ministero della Parola (fa poca differenza se cattolico o riformato) che porta all’abuso delle parole e a voler definire ad ogni costo la condizione o lo status divino, che sempre più spesso appare come il totalmente altro da quello immaginato, detto o scritto dagli uomini? Le preghiere stesse sono spesso formule liturgiche trite e ritrite (oggi ridette magari anche in latino) che non hanno alcuna contestualizzazione. Forse abbiamo a che fare con un Dio che si è semplicemente addormentato alle nostre parole?
Come è possibile che il Dio cristiano non abbia compassione di una fanciulla e che qualsiasi discorso debba concludersi – quando si sollevano queste domande di senso – sostanzialmente con il versetto del Vangelo di Giovanni che Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito per la salvezza del mondo, riferendosi alla croce sul Golgota.
Ci rendiamo almeno conto che queste sono solo risposte apologetiche delle scuole di pensiero dell’antichità: una Fede libera fa purtroppo ancora oggi troppa paura. Non da soprattutto le amate certezze su cui camminare nella vita. La chiesa ha poco da dire agli uomini e alle donne di questo tempo storico, in altri termini. Lo sapeva bene Lev Tolstoy ma anche Albert Schweitzer.
Personalmente preferisco rimanere coi miei dubbi e solo con la Speranza. Ma si tratta di questo e non di una Fede cieca.
A volte c’è anche per un quacchero solo il silenzio e basta. Inutile insistere in ricerche senza risposte.
Ci si rende conto che non abbiamo nemmeno il diritto di dire parole sulla distretta umana. Nemmeno per fare puro esercizio di dottrina, scomodando Teodicea o padri (le madri non sono generalmente mai considerate) della chiesa. C’è oggettivamente la bancarotta spirituale.
MB
La bancarotta spirituale e il pensiero elementare per Albert Schweitzer
Il pensiero è il punto di partenza per qualsiasi attività umana consapevole, sia che si tratti di etica, religione o semplicemente dell’azione svolta all’interno della vita quotidiana. Schweitzer considera in tal proposito di primaria importanza il ‘’pensiero elementare’’: ‘’Elementare è il pensiero che muove dagli interrogativi fondamentali del rapporto dell’uomo con il mondo, del senso della vita e dell’essenza del bene. Esso è direttamente legato al pensiero che si agita in ogni essere umano. Gli si rivolge, lo amplia, lo approfondisce.’’ (‘’La mia vita e il mio pensiero’’, A. Schweitzer)
Questo tipo di pensiero conduce l’individuo a riflettere sulla propria esistenza e a interrogarsi sul significato della vita. S. inoltre ritiene che sia caratteristica indispensabile del pensiero l’essere strettamente connesso alla realtà: l’uomo deve ricordarsi della sua esistenza terrena, materiale, del suo essere all’interno di un mondo concreto in cui si incontrano gioie e dolori; egli deve disporre le proprie capacità riflessive verso la comprensione del proprio sé, intesa come atto di autocoscienza: ‘’Il pensiero è colui che concilia la volontà e la conoscenza che si trovano in me […] rinunciare a pensare significa dichiarare bancarotta spirituale.’’ (Cultura ed Etica, A. Schweitzer) Senza il pensiero l’uomo rinuncia a sviluppare la propria personalità e soprattutto i propri ideali; abbandona spontaneamente la possibilità di avere un’opinione personale e di decidere in prima persona della propria vita, contribuendo inoltre al decadimento della civiltà.
Schweitzer è convinto che si possa ovviare al relativismo e all’ inconsistenza delle etiche passate, recuperando il pensiero elementare che si occupa del rapporto dell’uomo con l’universo, del significato della vita e del bene. S. ritiene che la riflessione possa farci riscoprire quei principi normativi che l’individuo ha sempre avuto sotto gli occhi ma che non è mai riuscito a cogliere veramente, perché ha sempre cercato di fondare l’etica sulla sola ragione. L’uomo non è soltanto un essere razionale ma anche senziente, che si avvale sia della ragione quanto dei sentimenti. Dunque, l’uomo attraverso la ragione deve scoprire quei sentimenti innati che ha per tutti gli esseri viventi e constatare che la morale è fondata su una condivisione razionalmente consapevole della propria essenza.
I precetti che l’uomo deve riscoprire possono essere definiti ‘’precetti della ragione guidati dal cuore’’ e pur identificandosi con quelli cristiani del Vangelo (quelli dell’amore fraterno attraverso il quale ogni uomo riconosce nell’altro se stesso in tutta la sua complessità), possono trovarsi anche a fondamento di etiche non cristiane. Tali principi possono essere validi per l’uomo in generale in quanto essere pensante che, a differenza degli animali, possiede il cuore e la mente non solo per sopravvivere ma per vivere coscientemente e soprattutto con-vivere con i suoi simili e il resto dell’universo. Lo statuto dell’etica deve quindi essere ricercato nella profondità dell’uomo, nel suo appartenere alla vita, nell’essere contemporaneamente creatura pensante e sensibile, che interagisce con gli altri esseri e con la realtà delle cose, delle istituzioni e dei pensieri. Tutto il suo agire e interagire non è altro che il vivere e da ciò consegue naturalmente che a fondamento della sua etica non può che esserci la vita.
Fonte: Wikipedia
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