Ci domandiamo spesso quale sia il fine della preghiera e se possiamo pregare per noi personalmente ma anche per le cose. Nella preghiera che ci è stata trasmessa da Gesù che è la preghiera per il Regno per eccellenza includiamo tutto e tutti. Se cercheremo la giustizia del Regno che significa anche misericordia il resto ci viene dato semplicemente in più.
C’è nel Padre nostro una semplicità e una brevità stupefacente che racchiude un’infinita ricchezza e una profondità abissale. Era una preghiera di fatto già in uso nella spiritualità ebraica sia pur con forme diverse, più stringate ma ben radicate. Cipriano, teologo del III secolo, la definiva il riassunto della fede cristiana ma ignorava quanto ora qui ricordato. All’epoca la fase antigiudaica del cristianesimo era un elemento distintivo. I nostri peccati di cristiani contro l’ebraismo sono stati del resto sempre presenti e non solo nel secolo scorso. Peccati spesso anche di falsità o di omissioni nel dire la verità.
Nell’invocazione della preghiera del padre nostro ci si rivolge veramente a Dio, Padre (o meglio papà, traducendo il termine aramaico di riferimento) e Signore. Il suo Nome – ossia il suo Essere – deve essere santificato. Si prega quindi per il suo Regno e non meramente per cose puramente personali. Per questo si dice del continuo, non “mio” o “me” ma “nostro” e “noi”. Il nostro bisogno individuale è incluso nella richiesta del Regno di Dio e proprio per questo riceve il suo pieno diritto. Quindi prima viene la causa di Dio e non ad esempio quello delle religioni. E’ infatti il suo Regno che deve avvenire prima del giudizio finale e della risurrezione dei morti. Non è – come generalmente si pensa – la terra a dover essere attirata su in cielo ma il cielo sulla terra.
In questo il Regno di Dio dice una cosa molto diversa dal cristianesimo tradizionale (cattolico, luterano o riformato conservatore) in cui si separa un settore interno e uno esterno, riservando il primo a Dio e il secondo al “principe di questo mondo”. Chi domandava a Gesù quando ci sarà il regno, lui rispondeva quando l’interno sarà come l’esterno e il visibile come l’invisibile. In Luca 17,20 e seguenti è scritto il Regno di Dio è in mezzo a voi e non dentro di voi! E la famosa frase detta a Pilato, espressione della realtà imperiale, “il mio Regno non è di questo mondo” non vuol affatto dire che il Regno sia nell’al di là ma che è il Regno del mondo “che viene” e che “verrà”, diverso da questo mondo.
Sembrano frasi apparentemente insignificanti ma proprio queste impediscono la fuga da questo mondo e la necessità dell’impegno nella realtà civile, politica e sociale. Il messaggio realmente cristiano non è spiritualistico ma possiamo dire materialistico, di un materialismo sacro, che attraverso la Parola rende il pane di domani ossia quello necessario un pane sacramento nel senso più ampio del termine ossia simbolico e universale. In cui la vera comunione con Dio è data da quella degli uomini nella solidarietà e nella mutua remissione delle colpe. Non si dice infatti nella preghiera noi “rimettiamo” ma “abbiamo rimesso” i peccati, le colpe dei nostri fratelli e sorelle. Solo dopo aver compiuto ciò è possibile vivere e riconoscere veramente il Padre e il suo ordine d’amore: non è quindi una questione di nozioni apprese a catechismo ma di vita vissuta e reale. Personalmente. La liberazione da ogni angustia (tentazione) di questo tempo in cui il Regno non è pienamente realizzato è quindi una messa in guardia dalle fughe verso lo spiritualismo o la complicità delle logiche imperanti di ingiustizia, di creazione di nemici, di idoli.
Certo sconfiggere le nostre paure umane non è semplice e non lo sarà nemmeno per le prossime generazioni. Basti pensare alla paura del bisogno, del vuoto, della morte, del destino… ma non è certo la sete di possesso che può o potrà colmare la nostra angoscia di sprofondare nel vuoto della distruzione fisica personale, di una guerra, della povertà, di una malattia.
La protesta credente davanti alla morte si radica in modo altrettanto chiaro nei Vangeli. A chi immaginasse una qualunque complicità di Dio con l’opera della morte i quattro testi dei redattori dei Vangeli (che non sono quattro ma si tratta di opere a più voci e a più mani) offrono una flagrante smentita. Gesù non scende mai a patti con la morte, non vi si arrende, la affronta. Dalla rianimazione della figlia di Iairo, del figlio della vedova di Nain, coi suoi pianti e la sua lotta di fronte alla morte di Lazzaro si mostra sempre da che parte sta: non già nella disgrazia o nella distretta ma nella lotta. Dio non è sovrano della morte bensì il maestro dei viventi. Figuriamo se il suo Regno possa essere confinato dopo la morte!
La menzogna di molti cristiani ( non di tutti) continua anche in questo secolo che viviamo.
Ragaz ci ha insegnato che vivere il cristianesimo all’aria aperta significa liberarci da questi schemi o modi di pensare che rinunciano all’evangelo sociale e che si può e si deve non avere vincoli con lo Stato, la Chiesa e la società.
I teologi che sono venuti dal dopoguerra in avanti ci hanno fatto capire che la creazione continua ed è affidata anche nelle nostre mani. Lo Spirito non ha mai smesso di soffiare e si avvale anche delle nostre piccole mani.
Maurizio Benazzi
In breve:
Appuntamento di sabato 20 settembre 2008 alle ore 17.00
Il guado – Sede di Via Soperga 36 – Milano
Omosessuali cristiani in rete
Quali percorsi, per gli omosessuali credenti, nella rete e nella Chiesa
Nel settembre del 2007 nasceva un portale che aveva l’ambizione di diventare un punto di riferimento per quanti tentano di far dialogare Fede cristiana e condizione omosessuale. A distanza di un anno la scommessa è stata vinta: i volontari di quello che è ormai diventato il Progetto Gionata sono all’opera in tutta Italia, mentre il numero dei contatti giornalieri ha ormai superato la media delle 10.000 visite mensili (fonte Shinystat). Ecco perché abbiamo deciso di riflettere, insieme a quanti hanno contribuito alla nascita e al successo di Gionata.org, per scoprire le potenzialità che la rete internet offre a chi sente, su di se, il compito di dare voce a migliaia di omosessuali credenti che di voce non ne hanno mai avuta.
Ecumenici seguirà questo evento de Il guado, conosciuto direttamente nei primi anni 90 come esperienza di “cristianesimo catacombale”. Andiamo a sentire cosa è cambiato realmente nel frattempo…
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