Amami quando lo merito di meno, perché sarà quando ne ho più bisogno(Catullo)
E da un po’ di anni a queste parte la cosa più difficile in carcere non è più morire, ma vivere.
I detenuti in carcere vengono controllati, osservati, contati, ogni momento del giorno e della notte, eppure riescono facilmente a togliersi la vita.
Diciamo la verità: i detenuti non sono amati e non importa a nessuno se si tolgono la vita.
Ormai le persone perbene si voltano dall’altra parte, mentre altri fanno finta di non vedere quello che vedono.
Diciamoci la verità: questo accade perché la grandissima maggioranza della popolazione detenuta è costituita da individui disperati, poveri cristi, immigrati, tossicodipendenti, disoccupati e analfabeti.
Persone di cui non importa a nessuno.
Eppure di questa “gentaglia”, di questa “spazzatura umana” non andrebbe buttato via nulla, perché con lo slogan “Tutti dentro” e “Certezza della pena” i partiti più forcaioli vinceranno le prossime elezioni.
Nella stragrande maggioranza dei casi la morte in carcere è la conseguenza di un comportamento passivo e omissivo dello Stato, che scaraventa una persona in una cella, la chiude a chiave e se ne va. Eppure l’eutanasia in Italia è proibita.
Lo Stato non fa nulla per evitare la morte in carcere, non per niente l’Italia è il Paese più condannato della Corte Europea dei Diritti Umani.
Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto, ottobre 2010
Pingback: Contenuti legati e morti e ancora vivi | Reset Italia
Esatto. E’ sfuggito nella trascirzione nel sito ma non nell’invio alle Mailing lIst di oltre 4000 contatti e che è la cosa per noi fondamentale
"Mi piace""Mi piace"