Archivi del mese: giugno 2011

Un’esperienza così… Appunti di vita

Il comunicato stampa sindacale che avete potuto leggere nel “nostro” circuito è il risultato finale di una serie di incomprensioni, tensioni ma anche di incapacità nel risolvere i problemi di mercato derivati dal passaggio dall’ analogico all’era del digitale in ambito televisivo. Se mi consentite tralascerei i commenti ai fatti di rilevanza giudiziaria relativamente ai rapporti intrattenuti fra la proprietà del gruppo e il consigliere Prosperini. Li conosciamo esclusivamente per quello che abbiamo letto dalle cronache giornalistiche: sono entrato nel gruppo Profit nel mese di marzo di quest’anno come coordinatore amministrativo addetto alla chiusura dei bilanci di ben 17 società che ruotano direttamente o indirettamente intorno alla capogruppo. Non è mio o nostro compito di lavoratori sostituirci ai giudici. Gli ambiti di competenza sono ben distinti, anche se nella politica italiana, i margini di separazione sono sempre più labili. Purtroppo. Io mi limito a fare con professionalità, esperienza e capacità un lavoro in cui sono addentro per ragioni di profilo ossia di carriera.
Per me non sarebbe comunque dignitoso occuparmi di politica e allo stesso tempo sfruttare le fotografie dei palazzi di giustizia per farne uno sfondo di manifesti elettorali!
Non mi riguarda nemmeno entrare nel merito degli accordi del commerciale Profit con Telepadania. Ho lavorato ad esempio nel settore infrastrutture per un gruppo spagnolo per la semplice ragione che non ho trovato una collocazione idonea in un gruppo italiano. Sembra che vi siano – come dire – degli ambiti impenetrabili, pur avendo le credenziali idonee per potersi occupare di seguire – come nel mio caso – i lavori di certificazione di un bilancio anche consolidato o le tecniche di controllo delle partite finanziare e commerciali c.d. intercompany.
Il punto della questione che mi preme evidenziare in questi appunti è lo stato di dura prova a cui sono stati sottoposti i lavoratori e le lavoratrici della Profit per via del ritardato pagamento anche per tanti mesi dello stipendio. Quello che sta avvenendo in questi giorni è solo una riprosizione di quanto già avvenuto in passato. Nell’arco di poche settimane due mie dirette collaboratrici dei servizi amministrativi hanno rassegnato le dimissioni, dopo una ricerca difficile per un’alternativa di lavoro. Sono volati paroloni.
Molte persone non hanno avuto invece scelta. Sono state o devono essere licenziate, messe in cassa integrazione, sottoposte a cambi di tipologia di lavoro non sempre idonei con loro curriculum e  – tra l’altro – con deludenti risultati sotto il profilo dell’efficienza nei risultati e della loro soddisfazione e realizzazione professionale.
Mi rendo conto che esprimersi col nome di una denominazione sociale non faccio intuire di chi stiamo esattamente parlando: mi riferisco al circuito del marchio Odeon ossia ad es. alla nota e antica Telereporter, Telecampione, alla notturna Nitegate, ecc ecc Sono emittenti che con nomi diversi sono sparse in tutta Italia. Anche se mi sembra che il sud non sia ormai un ambito molto ambito sotto il profilo del business. Si leggano ad esempio le cronache di compravendita di frequenza di Radio Padania, che hanno lo scopo – di fatto – di finanziare solo la Lega Nord con tanto di autorizzazione della Commissione Antitrust. Comprano e rivendono a prezzi maggiorati nell’ambito del loro circuito e/o al di fuori.
Di fatto assistiamo in Italia ad una plettora di circuiti televisivi o radiofonici che lo spettatore o l’ascoltatore fa fatica a capire, a distinguere. Sebbene i TG – se esistono – sono una cartina di tornasole del tutto. Ma una persona difficilmente abita sia a Roma che a Milano. Un compito dunque assai difficile intuire la questione sottostante. Che riguada non solo i tre legnanesi del Circuito in questione… Fatta eslusione per i tecnici e i giornalisti che non ho il piacere di conoscere personalmente.
Beh di Radio Maria non parlo. Sapete che il protestantesimo ha cambiato 15 anni fa la mia vita. Nel bene e nel male.
La vicenda Profit ha comuque determinato uno sconquassamento della mia vita: mio padre, uno sfollato, lavorava qui dopo la guerra come tuttofare per il noto liberale legnanese ing. Cittera. Debbo riconoscere che un tempo i liberali di questa città era gente nobile d’animo. A loro bastava una stretta di mano per chiudere un accordo. Quello che chiamiamo oggi un contratto. Penso anche a certi imprenditori del tessile che costruivano padiglioni del nostro ospedale cittadino e i cui eredi sembrano in queste settimane coinvolti in inchieste giudiziarie inquietanti.
Non esiste semplicemente più quella casistica umana degli anni 50 e 60. Il figlio dell’ing. Cittera, che ha recentemente eredidato dalla madre deceduta, gli appartamenti in città, ha pensato bene di vendere e si è presentato un giorno a casa, senza preavviso, con un agente immobiliare. Voleva e vuole vendere. Punto.
Ci ha chiamato in causa per sfratto e sebbene davanti al giudice il suo legale abbia ammesso che tutti i pagamenti erano stati effettuati sia pur in ritardo, abbiamo preferito accettare una sentenza di quel genere piuttosto che pagare euro 1.400,00 quali spese legali.
Questa ad esempio è stata la Profit group SpA nella mia vita. Alla mia richiesta di accredito dello stipendio mi è stato scritto di rivolgermi ai Sindacati. E così ho fatto.
Auguro ai miei colleghi e colleghe tutto il meglio che io non ho avuto, al di là dello stipendio di aprile che invece abbiamo ricevuto nelle scorse ore.
Per me il primo luglio si cambia pagina. Il mio contratto è giunto alla scadenza naturale.
A proposito ma qualcuno di voi è disponibile a lavorare e ad attendere anche tanti mesi il pagamento dello stipendio? Come fa a pagare le bollette, il fitto, il cibo,…
Oggi loro ti assumono anche ma non hanno nemmeno i soldi per far fronte al loro impegno della parola data. Ma che cosa è alla fine di tutti i discorsi la dignità umana, al di la di tutti gli aspetti delle congiunture economiche o dei disastri imprenditoriali.
E’ molto probabile che lasci l’abitazione di Legnano e mi spiace di non poter essere più un sostenitore di Marazzini Sindaco. Ho spiegato le mie ragioni alla segreteria del PD dicendo loro che non devono arrabbiarsi se una persona onesta e competente si permette di affrontare a viso aperto anche le ragioni dell’antipolitica. Bisogna farlo per non essere dei burocrati.
Ci sono persone ad esempio come i tre sindacalisti/e della CGIL eletti praticamente con un quasi plebiscito  nell’ambito delle recenti elezioni sindacali in sede Profit Group SpA che sanno bene cosa significa governare l’ingovernabile. Dire o scrivere con amarezza del proprio presente e del futuro, perchè forse non basterà nemmeno una SIM a risolvere la questione.
Almeno per quelli che lavoreranno ancora lì.Maurizio Benazzi – Legnano MI

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Stato di agitazione nel circuito TV Odeon: non pagano gli stipendi

Coi compagni lavoratori della CGIL ma anche degli altri sindacati presenti in azienda (sia pur non rappresentati nella RSU) mi è stato dato il nulla osta per diffondere l’allegato comunicato sindacale relativamente alla gravissima crisi finanziaria della Profit Group S.p.A. di via Mambretti, in Certosa a Milano.

Trattasi della capogruppo del circuito televisivo più conosciuto col marchio Odeon (Telereporter, Telecambione, Lombardia DDT, Canale 10 Firenze, Eurotelevision, Teleliguria, Bravo, Sdet, Nitegate, solo per fare alcuni esempi…)

Abbiamo superato ogni limite di attesa consentitaci dalla pazienza dopo i costanti e ripetuti ritardi nei pagamenti degli stipendi o addirittura dei mancati pagamenti!

Entriamo in lotta: da oggi virtuale e presto reale.

Solidarieta ai colleghi lavoratori e lavoratrici.

Maurizio Benazzi

COMUNICATO SINDACALE

Ieri martedì 21-06-11 si è tenuto un incontro tra le OO.SS. territoriali, le Rsu e l’azienda per affrontare alcuni temi importanti quali lo stato di crisi in cui questa azienda versa da più di 2 anni, le prospettive future con accenni al piano industriale, che non è mai stato presentato al Sindacato, le difficoltà finanziarie che non permettono il pagamento regolare delle retribuzioni.

A seguito di questo incontro, rappresentanze sindacali e le Rsu hanno incontrato, in assemblea, i lavoratori che si sono espressi secondo degli obiettivi che mirano a salvaguardare il futuro di questa azienda, ma, nello stesso tempo, a vedere garantiti il minimo dei diritti consentiti ad un lavoratore, sotto i quali viene tolta loro ogni dignità professionale.

La premessa è che i lavoratori tutti che fino ad oggi hanno sempre lavorato, pur con enormi sacrifici, per la sopravvivenza futura di questa azienda, di fronte alla prospettiva dei tagli che verranno effettuati e di fronte al ritardo nei pagamenti delle retribuzioni che l’azienda non assicura di poter assolvere in tempi certi e brevi, ritengono che la situazione sia diventata insostenibile. Pur volendo continuare a dare il proprio contributo professionale chiedono che si verifichino alcune condizioni.

L’assemblea dei lavoratori riuniti, ha pertanto deliberato, a maggioranza, quanto segue:

–        apertura immediata dello stato di agitazione;

–        richiesta del pagamento della mensilità di aprile entro il 24 giugno p.v.;

–        richiesta di pagamento della mensilità di maggio entro il 5 luglio;

–        prosecuzione della cassa integrazione in deroga a rotazione settimanale (e non mensile).

Qualora una sola di queste condizioni non sarà rispettata, siamo pronti ad attuare tutte le forme di protesta, a partire dallo sciopero.

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Una risposta teologica ma anche pastorale

In merito alla cerimonia valdese di oggi a Milano

Il simbolo del triangolo rosa è sacro per noi, perchè ricorda di fatto il secondo gruppo, dopo gli ebrei, delle vittime della persecuzione etcnica e razzista del nazismo (ben 500.000 omosessuali e lesbiche in Europa!). Pleonastico affermare che riteniamo sacra la vita di un omosessuale e quella di una lesbica in quanto creature amate di e da Dio. Ne più nè meno come le altre persone con orientamento sessuale diverso dal loro. Fratelli d’italia non solo solo i migranti!
Siamo molto fieri  in ogni caso di avere un rimando simbolico, così intriso di sofferenza dolorosa patita; è il nostro fare memoria collettiva: fu attribuitoci da dei sterminatori, benedetti indistintamente all’epoca del terzo Reich  da vescovi cattolici e protestanti: abbiamo quindi non una croce ma una stella di Davide, per ricordare che la semplice analisi del problema sottostante risulta estremamente dolorosa per le Chiese tutte, nelle quali la discussione sulla sessualità umana è abitualmente intrisa di mito, timore, dubbio e colpa. Anche oggi.
L’omosessualità – è bene dirlo a chiare lettere  e a voce ferma – non è in ogni caso un disordine mentale o psicologico e neanche una malattia fisica.
Nessuno di noi ha scelto, e nemmeno Lei pastore, questo “stile” di vita  in quanto in tutte le società le persecuzioni e l’ostracismo caratterizzano l’ambiente circostante di vita, salvo ambiti lavorativi così statisticamente irrilevanti che non ha senso nemmeno parlarne.
Sappiamo anche – purtroppo- come l’ambito ecclesiale sia un paradiso non proprio felice per molte persone (protestanti o cattoliche) che devono giurare fedeltà a confessioni di Fede magari del XVII secolo o ad un’autorità che impongono la rinuncia al dono di Dio della sessualità. Come se la sessualità esercitata nella responsabilità non fosse un dono del Creatore!
Ci rendiamo conto che per chi interpreta letteralmente la Bibbia, la “risposta” ai problemi sia quella dell’omosessualità come disordine e peccato. Solo coloro che accettuano un’interpretazione contestuale i testi solitamente citati in tali circostanze non costituiscono mai degli argomenti definitivi e il problema non può pertanto essere risolto appellandosi ad essi. Anzi! I compagni quaccheri per un certo tratto della mia vita mi hanno spiegato poi altre cose sullo Spirito Santo. Uno sviluppo teologico delle iniziali argomentazioni zwingliane.
Sul tema della schiavitù  (con la legittimazione cristiana, almeno fino all’epoca della nascita dei quaccheri stessi) tutti riteniamo che quelle indicazioni nei testi sacri erano valide per i tempi in cui gli autori biblici scrivevano ma non sono certo un patrimonio peculiare per i cristiani e per i tempi di oggi.
Ci chiediamo anche perchè scegliamo alcune delle 613 leggi contenute nelle Scritture e ne tralasciamo altre, proprio come cristiani. Ma ho letto tesi ebraiche di rabbini americani c.d. conservative che pongono la questione fuori dalla Legge stessa. Non regolata in quanto non regolabile. Che senso di profondità.
Spesso l’omosessualità dai cristiani non è nemmeno trattata in quanto tale (nel senso quindi attuale del termine) nei testi che vengono citati troppo spesso a pappagallo. Ricordo in particolare ai protestanti di labile memoria che la Chiesa Unita del Canada (che unisce Riformati e Luterani) afferma che chiunque (quindi senza escludere gli omosessuali) “indipendentemente dalla sua tendenza sessuale”, può essere ammesso nella Chiesa e partecipare anche al ministero ordinato. Nella Chiesa unita di Cristo (quella di Obama per intenderci) ciò avviene regolarmente, se la comunità locale esprime il proprio consenso.
Il matrimonio non è stato del resto un sacramento per buona parte del Nord america e Europa.
Rammentiamo che dalla sesta assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (di cui fanno parte veterocattolici, anglicani, protestanti, ortodossi) del 1983 di tempo ne è passato ma il sud Europa tarda ad arrivare alla promozione della giustizia , in relazione alla sessualità e alle relazioni umane. Le relazioni umane se hanno la componente affettiva prevalente non fanno distinzione sui soggetti protagonisti dell’amore. E non esiste nemmeno un amore peccaminoso, se non si procrea. Questo fa parte di apologie strettamente confessionali e non universali.
Dietro la questione della giustizia su cui mi sono qui soffermato è evidente che vi è in gioco la dignità umana. Alla quale non possiamo proprio rinunciare. Come omosessuali ma anche come credenti!

Maurizio Benazzi, nell’avventura di un povero e semplice cristiano in cammino, che augura luce piena alle persone benedette oggi in un tempio di Milano.

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Corso Buenos Aires: Pisapia può ringraziare il gay pride

Pisapia deve ringraziare il gay pride di Milano: i commercianti e gli abitanti di corso Buenos Aires avevano pesanti ricordi sulle manifestazioni e gli scontri senza limiti fra estremisti  di destra e quelli di sinistra. La festa di ieri ha guarito le ferite profonde di una città in nome dell’eguaglianza dei diritti. La folla infinita che ha partecipato è il terapeuta della gioia in una città burocratizzata e grigia.

Come dire sono stati gli elettori a governare Milano ieri…

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La gioia di NY è la nostra gioia

Eleanor Roosevelt (1884-1962), impegnata e  battagliera
 Eleanor Roosevelt (1884-1962), impegnata e battagliera
(Burkhard Weitz) La domenica ai bambini era proibito giocare. Che noia! E i sedili della carrozza della nonna che li portava al culto nella chiesa episcopale, erano troppo stretti! E poi c’era la Bibbia di famiglia, ricca di illustrazioni cariche di violenza che Eleanor guardava per ore e che di notte le procuravano spesso degli incubi. Anna Eleanor Roosevelt era scontenta di parecchie cose della sua infanzia, fortemente segnata dal cristianesimo. Ma la Vecchia Signora della politica statunitense, che non fu mai eletta a nessuna carica, ricordava con piacere i versetti biblici imparati a memoria la domenica mattina, le passeggiate della domenica pomeriggio, il canto di inni cristiani dopo cena e le preghiere quotidiane.
“Si cresceva con la sensazione che al di là della quotidianità si prendesse parte a una grandiosa esistenza spirituale”, annotò nel dicembre del 1932, al quarto anno della crisi economica mondiale. Suo marito Franklin Delano Roosevelt era stato da poco nominato alla presidenza degli USA. E lei, attivista politica e nipote dell’ex presidente Theodor Roosevelt (1901-1909), si preparava a diventare First Lady.
Nessuna donna vissuta nel 20. secolo gode negli Stati Uniti di una stima pari a quella riservata a Eleanor Roosevelt. Per l’attuale ministra degli esteri Hillary Clinton, come per molte donne statunitensi, costituisce un modello da imitare. In Europa, invece, Eleanor Roosevelt, femminista e attivista per i diritti civili, provvista di una chiara bussola morale e attenta ai bisogni delle persone svantaggiate, è meno nota.
Già prima della sua ascesa a moglie del presidente, Eleanor Roosevelt era molto conosciuta negli Stati Uniti. Si era impegnata per una modifica della costituzione atta a garantire parità di diritti alle donne, aveva dato vita, con altre due donne, a un mensile politico (“Women’s Democratic News”), aveva assunto la direzione di una scuola privata per ragazze e aveva aperto una fabbrica di mobili, una delle prime imprese della nazione a essere guidata da donne. E inoltre si impegnava a favore dei lavoratori, per orari di lavoro regolati, contro il lavoro infantile e per migliori condizioni sanitarie per madri e bambini. Nel 1928 la Roosevelt finì sulle prime pagine dei giornali quando fu arrestata per aver dimostrato in favore di lavoratori in sciopero. “Ogni persona ha la sua dignità”, le era stato insegnato, sulla base di principi cristiani, nel corso dell’infanzia. Essendo cresciuta in condizioni privilegiate si sentiva in dovere di prendere le parti degli svantaggiati.
Eleanor Roosevelt era preceduta dalla sua fama quando suo marito assunse la presidenza in piena crisi economica. Era considerata una donna integra, degna di fiducia e battagliera. Molti americani si aspettavano che una First Lady fosse una tranquilla donna di casa. E invece la signora Roosevelt convocava conferenze stampa ogni settimana, scriveva per i giornali e viaggiava in lungo e in largo per il Paese. Sembrava onnipresente. La rivista “The New Yorker” si prese gioco di lei dedicandole una celebre caricatura: un minatore spinge giù sottoterra il suo collega in una miniera di carbone: “Svelto, santo cielo, credo che stia per arrivare la signora Roosevelt!”
L’impegno più importante fu affidato a Eleanor Roosevelt dopo la seconda guerra mondiale. Suo marito era morto poco tempo prima e il suo successore alla presidenza degli Stati Uniti, Harry Truman, la nominò quale delegata alle Nazioni Unite. Ben presto acquisì la fama di abile diplomatica. Nel 1947 fu affidata a lei, una profana dal punto di vista giuridico, la guida della Commissione per i diritti umani. All’epoca alcuni ritenevano che il tentativo di aprire trattative sui diritti universali, in una situazione caratterizzata dal gelo tra i grandi blocchi di potere a oriente e a occidente, fosse un’impresa senza prospettive. Ma Roosevelt non la pensava così. Un cronista del “New York Times” scrisse: “Quando Roosevelt non è presente le trattative sfociano a volte in aspri attacchi contro gli Stati Uniti. Tuttavia tali attacchi si riducono a mere folate di vento quando lei, senza perdere la calma, risponde in modo puntuale”.
Dopo un anno, il 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò a grande maggioranza la risoluzione più significativa della sua storia. “Quali singoli individui oltre a lei”, si chiese l’ambasciatore statunitense il 10 novembre 1962, nel giorno del suo funerale, “hanno segnato e trasformato la vita di così tante persone?”. Certamente non molti (da Chrismon.de; trad. it. Giacomo Mattia Schmitt)


Eleanor Roosevelt giocò un ruolo rilevante – assieme ad altre personalità come René Cassin, John Peters Humphrey ed altri ancora – nel processo di ratifica della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo da parte delle Nazioni Unite. Il 28 settembre 1948, in un famoso discorso, definì la Dichiarazione “la Magna Carta di tutta l’umanità”. La Dichiarazione fu approvata quasi all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, con soli otto astenuti. Per Eleanor si trattò del coronamento di un lungo e faticoso impegno politico cominciato negli anni venti.

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Today happy party in Milan at 4.00 pm (piazza LIMA – MM)

New York governor signs law approving gay marriage (Reuters) – Governor Andrew Cuomo made same-sex marriages legal in New York on Friday, a key victory for gay rights ahead of the 2012 presidential and congressional elections. New York will become the sixth and most populous U.S. state to allow gay marriage. State senators voted 33-29 on Friday evening to approve marriage equality legislation and Cuomo, a Democrat who had introduced the measure, signed it into law. “This vote today will send a message across the country. This is the way to go, the time to do it is now, and it is achievable; it’s no longer a dream or an aspiration. I think you’re going to see a rapid evolution,” Cuomo, who is in his first year of office, told a news conference. “We reached a new level of social justice,” he said. Same-sex weddings can start taking place in New York in 30 days, though religious institutions and nonprofit groups with religious affiliations will not be compelled to officiate at such ceremonies. The legislation also gives gay couples the right to divorce. “I have to define doing the right thing as treating all persons with equality and that equality includes within the definition of marriage,” Republican Senator Stephen Saland said before the bill was passed. He was one of four Republicans to vote for the legislation. Cheers erupted in the Senate gallery in the state capital Albany and among a crowd of several hundred people who gathered outside New York City’s Stonewall Inn, where a police raid in 1969 sparked the modern gay rights movement. “It’s about time. I want to get married. I want the same rights as anyone else,” Caroline Jaeger, 36, a student, who was outside the Stonewall Inn. But New York’s Catholic bishops said they were “deeply disappointed and troubled” by the passage of the bill. “We always treat our homosexual brothers and sisters with respect, dignity and love. But we just as strongly affirm that marriage is the joining of one man and one woman,” the state’s Catholic Conference said in a statement. New York City Mayor Michael Bloomberg, an advocate for gay marriage who lobbied state lawmakers in recent weeks, said the vote was an “historic triumph for equality and freedom.” “Together, we have taken the next big step on our national journey toward a more perfect union,” he said in a statement.

ELECTION ISSUE President Barack Obama, who attended a fund-raiser in New York on Thursday for Gay Pride Week, has a nuanced stance on gay issues. Experts say he could risk alienating large portions of the electorate if he came out strongly in favor of such matters as gay marriage before the 2012 elections. During the 2008 election, Obama picked up important support from Evangelicals, Catholics, Latinos and African-Americans, some of whom oppose gay marriage, which has become a contentious social issue being fought state-by-state. In California a judge last year overturned a ban on gay marriage, but no weddings can take place while the decision is being appealed. It could set national policy if the case reaches the U.S. Supreme Court. Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, Vermont and the District of Columbia allow same-sex marriage, and Delaware, Hawaii, Illinois and New Jersey approved civil unions. The first legal same-sex marriages in the United States took place in Massachusetts in 2004. But gay marriage is banned in 39 states. In New York a recent Siena poll found 58 percent of New Yorkers support gay marriage, while nationally the U.S. public is nearly evenly split, with 45 percent in favor and 46 percent opposed, according to a Pew Research poll released last month. New York City’s marketing and tourism group NYC & Company said it was gearing up to turn the city into “the gay weddings destination.” “The new legislation is good news for the City’s $31 billion travel and tourism industry,” said NYC & Company Chief Executive George Fertitta. New York’s Democrat-dominated Assembly voted 80-63 in favor of gay marriage last week and passed the amended legislation on Friday 82-47. A key sticking point had been over an exemption that would allow religious officials to refuse to perform services or lend space for same-sex weddings. Most Republicans were concerned the legal protection was not strong enough, so legislative leaders worked with Cuomo to amend his original bill. “God, not Albany, settled the definition of marriage a long time ago,” said Senator Ruben Diaz Sr., a Pentecostal minister and the only Democrat to vote against the measure. However, fears of a slew of litigation arising from a possible religious exemption to New York’s proposed same-sex marriage law are not borne out by experience with similar laws in other states, legal experts say. http://www.reuters.com/article/2011/06/25/us-gaymarriage-newyork-idUSTRE75N5ZA20110625

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Milano: la necessità di una moschea a spese delle comunità islamiche

21 giugno 2011
Un convegno nel capoluogo lombardo fa il punto della situazione

 

(ve/agi) A Milano le persone di fede musulmana sono circa 100 mila, per la maggior parte migranti. Di queste circa 5000 sono, invece, cittadini italiani convertiti all’Islam (aderenti alla Comunità Religiosa Islamica Italiana di Milano, composta prevalentemente da italiani convertiti all’Islam).
La comunità musulmana è cresciuta del 100% negli ultimi anni: si calcola, infatti, che nel 2005 fosse composta da poco più di 50 mila persone. Una tavola rotonda che si è svolta a Milano, organizzata dalla Scuola Superiore Universitaria IUSS di Pavia, ha messo a fuoco il problema delle moschee e dell’integrazione delle comunità islamiche nella vita pubblica italiana ed europea.

 

Mancano le moschee
L’analisi di Silvia Mocchi, research assistant della Scuola Superiore Universitaria IUSS di Pavia, ha sottolineato come manchi a Milano un luogo di culto che possa rappresentare un punto di riferimento per i fedeli musulmani.
La moschea di Segrate, una delle tre moschee ufficiali italiane insieme a quelle di Roma e Catania, è infatti molto piccola e non puo’ essere un luogo di culto adeguato per la comunità islamica milanese. I fedeli musulmani, pertanto, si trovano a pregare in decine di luoghi di fortuna (garage, cantine, ecc.).

 

Islam frammentato
Sulla mancanza di una moschea a Milano, incide, secondo la ricerca, il fatto che la minoranza islamica non sia rappresentata in città da una “voce unica”: la comunità, infatti, si divide in numerosi gruppi di diverse nazionalità ed etnie e si articola in oltre dodici associazioni e centri culturali. A ciò si aggiunge il fatto che numerosi migranti di fede musulmana non possono partecipare alle consultazioni politiche tramite l’esercizio del diritto di voto. A Milano, ad esempio, non sono stati approvati i due progetti di moschea presentati negli ultimi anni dalla Casa della Cultura Islamica che prevedeva la realizzazione, su un terreno di sua proprietà in Via Padova, di un luogo di culto integrato a un centro culturale e della Comunità Religiosa Islamica Italiana, che intendeva ristrutturare e adibire a moschea un suo immobile in Via Meda.
In questo contesto, sottolinea la ricerca, sarebbe necessaria una maggiore partecipazione della comunità islamica alla vita politica e sociale della città, favorita ad esempio da tempi più rapidi per l’ottenimento della cittadinanza.

 

Situazione europea
A livello europeo Germania e Danimarca si distinguono per un maggiore sforzo di integrazione delle minoranze, come sottolinea la seconda ricerca presentata da Anna Elisabetta Galeotti, docente di Filosofia politica presso l’Università del Piemonte Orientale di Vercelli. A differenza dell’Italia, infatti, la Danimarca riconosce il diritto di voto alle elezioni amministrative a tutti gli stranieri privi di cittadinanza, ma residenti da tre anni nel Paese

 

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Perchè le posizioni cattoliche siriane sono pericolose per i cristiani stessi

Sulle vicende siriane abbiamo assistito in Italia ad un silenzio complice con le violenze del regime siriano: beh è il caso di iniziare a parlarne apertamente mettendo in luce la gravità della situazione in quel paese ma anche la pericolosità delle dichiarazioni fatte dalle gerarchie ecclesiastiche cattoliche: pericolose in primis per i cristiani stessi!

Se per il cattolicesimo le messe per i defunti servono a fare cassetta… noi pensiamo che sia il caso di dissociarci apertamente dal regime di Assad. Anche se nessuno ha condiviso la lotta alla tirannia soprattutto fra le riviste pacifiste. C’è da rifletterci sopra. La lotta ai totalitarismi a volte è a senso unico. Dipende se conviene politicamente oppure no. Le posizioni del patriarca siriano Gregorio III Laham sono inaccettabili riguardo al comportamento dell’esercito che difende la polizia dai rivoltosi.  Non ci interessa che si  riconosca da parte sua che in Siria c’è un partito unico…

Un prete non può  dare lezioni di democrazia al popolo.

Vescovi siriani sostengono Assad

21 giugno 2011

Una linea dettata dalla prudenza, ma che potrebbe nuocere ai cristiani

(ve/kipa/pf) Dopo il patriarca greco melchita Gregorio Laham altri vescovi cattolici in Siria hanno preso le parti del presidente Bashar Assad (nella foto). L’arcivescovo siro cattolico di Damasco, Elias Tabe, e il vescovo cattolico caldeo di Aleppo, Antoine Audo, hanno rivolto dure critiche ai corrispondenti internazionali sui disordini nel Paese e hanno dichiarato il loro sostegno a Assad.

Riforme e non rivoluzione
In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa cattolica italiana SIR, Tabe ha detto testualmente: “Vogliamo l’evoluzione e non la rivoluzione. Siamo per il cambiamento, se ha per obiettivo uno Stato laico impegnato per il bene comune e per l’uguaglianza e la giustizia e che argini la violenza”. L’arcivescovo non nasconde di temere conseguenze negative per i cristiani in seguito a cambiamenti drammatici. A suo avviso è attualmente in corso “una partita internazionale” contro la Siria e la violenza è da imputare in primo luogo a terroristi infiltratisi dall’estero.
La via delle riforme non è facile e necessita di tempo, ma la maggioranza della popolazione è dalla parte di Assad, sottolinea Tabe. Le chiese cristiane in Siria sono per una “via democratica”, affinché il Paese non cada in mano ai fondamentalisti. La Siria riuscirà a mettere in atto le necessarie riforme anche senza la pressione internazionale.
L’arcivescovo di Damasco ha ricordato le parole di papa Benedetto XVI all’entrata in carica del nuovo ambasciatore del Vaticano in Siria il 9 giugno. Allora il papa aveva sottolineato la necessità di “vere riforme” in ambito politico, economico e sociale. Queste riforme non possono però essere sviluppate nel segno dell’intolleranza, della discriminazione e del conflitto. Piuttosto dovrebbero essere improntate al rispetto della verità, dei diritti legittimi degli individui e delle comunità e della tolleranza.

Pericolo islamizzazione
Il vescovo Audo si è espresso ancora più a favore di Assad. Audo, gesuita, interpellato dal periodico del ramo inglese di Aiuto alla chiesa che soffre, ha avvertito che dopo un’eventuale caduta del presidente Assad la Siria potrebbe ritrovarsi di fronte agli stessi problemi dell’Iraq dopo l’ingresso degli statunitensi e dei loro alleati.
Il vescovo Audo ha detto testualmente: “Non vogliamo diventare come l’Iraq. Non vogliamo alcuna insicurezza e alcuna islamizzazione e alcun pericolo di una presa del potere da parte islamista”. La Siria deve opporre resistenza ai tentativi di destabilizzazione, afferma il vescovo di Aleppo: “I fanatici parlano di libertà e di democrazia per la Siria. Ma non è questo il loro obiettivo. Vogliono dividere le nazioni arabe, assumerne il controllo e vendere loro armi”, ma la Siria resisterà. L’80% della popolazione, in particolare tutti i cristiani, sarebbe dalla parte del governo.

Critiche ai media
Il vescovo Audo ha parlato testualmente di una “guerra dell’informazione” contro la Siria. I corrispondenti internazionali non sarebbero obiettivi: “Come siriani e come cristiani dobbiamo sostenere la verità”.
Già la settimana scorsa il patriarca della chiesa cattolica greco melchita, Gregorio III Laham, aveva rivolto aspre critiche all’Occidente.
Contrariamente alle informazioni di diverso tenore diffuse in Occidente, la Siria “è in fiamme solo in determinate zone”, ha affermato il patriarca di Antiochia in un’intervista rilasciata a Radio Vaticana. Quella a cui si assiste in Siria “non è una vera rivoluzione”. Attualmente si sta cercando “di provocare un conflitto tra le comunità religiose” e a questo bisogna assolutamente opporsi, ha affermato il patriarca.

Prudenza eccessiva?
È indubbio che i cristiani siriani stiano guardando con crescente preoccupazione l’evoluzione della situazione, sostiene Otmar Oehring, specialista dei diritti umani dell’organismo cattolico tedesco Missio. I dirigenti ecclesiastici auspicano delle riforme, ma temono nel contempo le conseguenze di un’eventuale caduta di Assad. La loro è una posizione a lungo andare insostenibile. E nel caso di un rovesciamento dell’attuale regime potrebbe attirare sui cristiani la rabbia della maggioranza sunnita. Finora non ci sono notizie relative a reazioni anti-cristiane in Siria, ma le dichiarazioni delle chiese a sostegno del regime “potrebbero rivelarsi estremamente pericolose se il regime dovesse davvero cadere”, conclude Oehring (trad. it. Giacomo Mattia Schmitt e Paolo Tognina).

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Rivolte spagnole: democrazia reale ora !

Corrispondenza dalla Spagna di Gastone Bigoni, lettore di Ecumenici

 

Premessa: il film de LO SBARCO di Adonella Marena e Dario Ferraro sarà proiettato in prima visione sabato due luglio a Genova alla sera al termine del Genova Film Festival, da quel giorno si potrà proiettare dove meglio crederete….. per info contattate “film”  film@losbarco.eu

Carissim@
il movimento nato poco più di un mese fa in Spagna procede…
Ha una forza straordinaria, domenica scorsa c’è stata la manifestazione più grossa a Barcellona, da quando è nato: c’erano almeno 100.000 persone, probabilmente di più.
Ma non si tratta solo e tanto di quantità, bensì di qualità: persone davvero di tutte le età, diverse tra loro, c’erano anche quelle signore che vedresti con la borsa della spesa nella latteria di periferia, le famiglie coi bimbi, persone anziane, e chiaramente un mare di giovani, tanti, ma per fortuna non soli.
Slogan cantati, gridati, sfottò, moltissimi cartelli fatti in casa, con un pezzo di cartone, con un foglione di carta, con un pezzo di polistirolo, cartelli appesi al collo, tenuti su con manici di scopa, frasi cariche di ironia, di intelligenza, verità semplicissime messe nero su bianco. Attacchi diretti a politici e banchieri, prima di tutto. Non una bandiera di partito, di sindacato, di organizzazione, neanche di qualche gruppo o groppuscolo…. Quando l’altro giorno stavo passando la scopa in plaza Catalugna e quella mattina, direi a caso, mi ero infilato una maglietta che mi avevano regalato al sindacato anarchico, un signore sui 60 anni mi ha fatto presente che in quella piazza nessuno veniva a fare propaganda…. Mi sono scusato, sorridendo, e mi sono girato la maglietta, e ho continuato a passare la scopa.
Gli slogan?Quasi tutti in catalano….
– Puig dimissioni!!!  (Puig è “il ministro degli interni” catalano, che ha condotto le operazioni di polizia che il 27 maggio hanno picchiato gratuitamente, senza che le persone reagissero, fu il momento più alto, come forza e coraggio, di questo movimento. La sua figuraccia fu clamorosa, eppure continua a difendere l’azione di quel giorno memorabile).
– Educazione e sanità, pubbliche e di qualità!! (i tagli vanno soprattutto a colpire lì: un pezzo di corteo ieri era fatto da personale del mondo sanitario, in camice bianco, mentre da diverse scuole arrivano organizzati e con lo striscione a difesa della scuola, con bimbi, insegnanti e genitori…)
– Meno polizia e più educazione!! ( versione che puo terminare con “sanità…”)
– Che la crisi la paghino i ricchi!!
– Mani in alto, questa è una rapina! (con la versione, mani in alto questo è un contratto!!): tutto il corteo con le mani in alto.
– Che no, che no, che non ci rappresentano! (con la versione: Nessuno, nessuno, nessuno ci rappresenta! Gridata soprattutto davanti a palazzi delle istituzioni, del potere o dei sindacati.
– Aques, no mes, es un començament!! (versione in catalano di “Questo è solo l’inizio….” se ne que un debut….)
La canzone più cantata è “l’estaca” (il palo a cui si legano gli animali) di Lluis Lach (lo stesso vecchio cantautore dal quale avevamo tratto la frase del nostro primo strisicone de lo sbarco: “Se vedete passare una nave, fate un segnale….” ) Quella che cantano in questi giorni è una famosissima canzone che denunciava la dittatura franchista e inneggiava alla ribellione, “Tirando insieme, vedrai che cade, cade, cade, sicuro…” A fine anni 60 era una canzone fortissima di protesta. Ora la si ricanta con simile intensità. E con qualche anziano che dice: “Non credevo che avremmo avuto bisogno di ricantare queste canzoni”
– Dov’è il numero di identificazione?? (Donde està, el numero de placa? riferendosi al fatto che i poliziotto non portano il numero di identificazione sulla divisa, e possono menare senza essere riconosciuti, cosa che per legge dovrebbe poter avvenire.
– Questa è la loro democrazia!! (gridato fortissimo, quando dispiegano centiania di poliziotti schierati in tenuta antisommossa, dei veri robocop). Domenica non è avvnuto, sono stati discreti…. meno male….
– Queste sono le nostre armi!! (alzando le nude mani)
– TV3, manipolatrice! (la tv catalana pubblica)

– Siccome a volte i media hanno detto che questo movimento è fatto da “punkabbestia” e poco più, e avendo qui coniato questo brutto termine “perro-flauta” (cane-flauto) per indicare i “punkabbestia”:a volte si grida o si legge: “Dove sono i cani e i flauti!”
– Ogni tanto mi è capitato di cantare Bella Ciao, la conoscono benissimo, in tanti la cantano, è trascinante. Soprattutto nei momenti in cui è bene stare uniti e abbassare la tensione, cantare va benissimo,

Nel frattempo l’insediamento in piazza si sta riducendo: sabato sera alle 21 c’era un incontro con uno dei leader (un attore) della protesta islandese (qui sono frequenti i riferimenti alla Grecia e all’Islanda). C’erano un 4-500 persone, ma altimenti la piazza si è abbastanza svuotata. Pare stiano funzionando bene le situazioni locali, nei quartieri, nei paesi fuori…. tutte quelle assembleee che appunto sono scese in città, in centro domenica. Qui nel mio quartiere per ex, c’è la riunione generale al giovedì sera e poi varie commissioni che lavorano autonomamente. E’ sicuramente una autoformazione che sta avvenendo e che puo’ ancora matutare tanto. ha delle potenziualità formidabili e la non violenza è una scelta potentissima.

Infine un’amica milano-barcellonina così mi scrive: “Sono a Milano, ieri c’è stato il primo incontro con democrazia reale ora in piazza del duomo!!! Poche ma buoni, dal primo di luglio al 5 si occupa!!!

Facciamo girare il manifesto il video col manifesto spagnolo, tradotto….

http://www.youtube.com/watch?v=qLbFIsdJO_I

Un abbraccio e a presto!
Andrea

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Dopo Pontida

Il gioco delle guerre “umanitarie”: la Lega aveva già in passato presentato (e poi rivisto rinnegando…) la seria proposta del ritiro dei militari dalle missioni in atto all’estero. Non ci credevamo allora e non ci crediamo ancora oggi. Sarebbe troppo intelligente superare il centrosinistra e il centrodestra su un argomento così importante.  A loro interessa il portafoglio del bilancio statale più che le vite umane.

Staremo a vedere… senza farci illusioni

La redazione

 

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